Il mondo fino in fondo, la recensione

Ad Agro, un piccolissimo paesino del nord Italia, vivono i due fratelli Loris e Davide. Il primo è sposato e sta per diventare papà, mentre il secondo è un diciottenne alle prese con la sua vera identità e alla costante ricerca di una sua dimensione. Figli di un industriale della zona, entrambi lavorano presso la fabbrica di famiglia. Davide ha un grosso “problema”, è omosessuale ma non trova il coraggio per rivelarlo alla propria famiglia. Un giorno Loris, per seguire in trasferta la sua squadra di calcio del cuore, decide di concedersi una vacanza a Barcellona e condividerla con il fratello Davide. Qui il ragazzo conosce Andy, un giovanissimo cileno ed ecologista convinto, di cui subito si invaghisce tanto da fuggire di nascosto con lui alla volta del Cile. Per i due fratelli inizierà un’avventura destinata a cambiare le loro vite: Loris si metterà subito alla ricerca del fratello fuggito, mentre Davide entrerà in stretto contatto con un mondo a lui sconosciuto, fatto di attivisti e lotte ecologiste.

Presentato fuori concorso, nella sezione Alice nella Città, all’ultimo Festival Internazionale del Film di Roma, Il mondo fino in fondo è un dramma esistenziale e familiare, con qualche leggera sfumatura da commedia. Utilizzando la formula on the road, il film racconta il difficile rapporto tra due fratelli scaturito dalla diversità sessuale di uno dei due, il più giovane, che vive ogni giorno sopportando il peso di non poter rivelare la sua vera identità per paura di danneggiare l’immagine della famiglia e dell’eco che la notizia riceverebbe in paese, in cui regna una mentalità chiusa ad ogni tipo di diversità, su tutte quella sessuale.

Filippo Scicchitano e Luca Marinelli fratelli in Il mondo fino in fondo

Filippo Scicchitano e Luca Marinelli fratelli in Il mondo fino in fondo

C’è poco da girarci attorno: l’opera prima di Alessandro Lunardelli proprio non funziona. Costantemente indeciso sui toni e sulla strada da percorrere, l’opera si avventura in molte tematiche senza però riuscirne ad approfondirne nel giusto modo nemmeno una. Durante la visione, infatti, si ha più volte la sensazione che il film stia girando a vuoto, senza una precisa mèta, e questa cosa non può che appesantire la fruizione di un lungometraggio che, fondamentalmente, non riesce mai a risultare davvero interessante.

Il punto di vista adottato da Lunardelli su ogni tematica affrontata è decisamente vecchio, soprattutto per ciò che concerne l’omosessualità, che viene raccontata attraverso una drammaticità e una serie di conflitti introspettivi decisamente superati sia socialmente che cinematograficamente. Ma ancor più superata, a conti fatti, è la maniera facile e prevedibile con cui viene risolto il “conflitto” tra Loris e Davide, due personaggi caratterialmente banali e costretti a “crescere” attraverso una serie di luoghi comuni.

Anche la tematica ambientalista ed ecologista è gestita in maniera del tutto superficiale e Lunardelli, forse troppo preso nel voler raffigurare gli attivisti come un gruppo di drogati dediti all’amore promiscuo, non riesce ad attribuire il giusto peso ad una tematica che sembrerebbe chiave ma che viene esaurita in una manciata di dialoghi confusi.

Filippo Scicchitano viaggiatore per amore

Filippo Scicchitano viaggiatore per amore

Senza alcun dubbio l’aspetto maggiormente interessante è rappresentato dall’utilizzo di moltissimi set naturali sparsi per tutto il mondo. Mantenendo alta la tradizione dell’on the road, il film racconta la propria storia facendo attraversare ai suoi protagonisti tante terre distanti fra loro: tutto ha inizio in un piccolo paesino inventato del Piemonte, ma presto l’azione si sposta a Barcellona per poi essere subito catapultata a Santiago del Cile e per finire tra i ghiacciai della Patagonia. L’utilizzo di così tante location, visivamente tutte differenti e geograficamente distanti, non è certo cosa comune per un “piccolo” film italiano e, soprattutto, per un’opera prima.

Il cast porta con se nomi piuttosto appetibili. A dare il volto ai due fratelli c’è il sempre bravo Filippo Scicchitano e un non troppo espressivo Luca Marinelli. Ma la vera star è indubbiamente Alfredo Castro nei panni del bizzarro taxista cileno Lucho, invischiato nella malavita locale, pronto a diventare una singolare guida di sopravvivenza per Loris e suo fratello Davide. Da segnalare anche un microscopico cameo iniziale di Barbora Bobulova.

 Giuliano Giacomelli

Pro Contro
  • Un viaggio on the road attraverso l’Europa e l’America del Sud, con la conseguenza di mostrare molti scenari naturali visivamente incantevoli.
  • Il cast, nel complesso, si difende bene.
  • L’impressione che il film giri a vuoto per tutto il tempo, alimenta l’idea che mancasse una vera idea di base.
  • Tante tematiche, tutte mal gestite e poco approfondite.
  • Concettualmente, il film focalizza l’attenzione su temi superati e ormai vecchi.
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