Il muro tra di noi di Federico Del Buono, le ragioni dell’incomunicabilità
Stefano Pesce e Ivano Marescotti ci regalano un drammatico spaccato della famiglia contemporanea ne Il muro tra di noi, terzo cortometraggio di Federico Del Buono, talentuoso regista classe 1992.
L’elaborazione del lutto è sempre un argomento ostico (seppure abusato ultimamente) e di difficile interpretazione.
Con una fotografia ottima e delle carrellate in steadycam che danno un senso di movimento ad una situazione di estremo dolore e drammaticità, Del Buono riesce a dar forza e valore alla sua opera, benché sia, a tratti, troppo “Mucciniana” e scontata.
Il rapporto Padre-Figlio e Padre-Figlia è qui evidenziato da silenzi, spalle voltate e parole non dette, mai esternate: il “muro” del titolo.
Solo le urla, gli sbraitamenti e lo sfogarsi riescono ad abbattere le pareti della non-comunicazione, del non parlarsi perché arenati in una situazione di stallo ormai da troppi anni.
Il finale un po’ dolceamaro riesce a convincere per l’interpretazione di Pesce, ma è fin troppo semplicistico e scontato.
Il corto è da vedere, indubbiamente, ma è rimasto ancorato a stilemi e forme narrative invecchiate male (il rimando a L’ultimo bacio e a tutta la cinematografia di Gabriele Muccino è molto forte) che purtroppo non fanno emergere, al netto delle interpretazioni dei due attori principali, il vero dolore e la vera rinascita (affrontata in maniera troppo frettolosa) di Alex e Pietro.
Fabrizio Vecchione
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