Il primo Natale, la recensione

Probabilmente è grazie agli oltre 11 milioni guadagnati dal loro ultimo film, L’ora legale, record al botteghino per un film italiano nel 2017, che il duo comico Ficarra e Picone ha potuto portare a segno un’opera tanto ambiziosa e produttivamente impegnativa come Il primo Natale. Ormai garanzie di una commedia votata alla satira sociale, che proprio con L’ora legale aveva raggiunto il suo apice, Ficarra e Picone voltano pagina e, pur non rinunciando alla loro comicità, firmano la regia di una fiaba per famiglie perfetta per il periodo delle festività natalizie.

Salvo è un ladro senza scrupoli specializzato in furto di opere sacre. Valentino è un parroco di paese ingenuo e scrupoloso che, in vista del Natale, sta facendo i casting per il suo celebre presepe vivente annuale. Quando Salvo apprende dalla tv che nella Chiesa in cui opera Valentino è ospitato un antico e preziosissimo bambinello, decide di presentarsi al casting per il ruolo di San Giuseppe per potersi intrufolare indisturbato nelle stanze del “tesoro”. Il piano ha successo, Salvo ruba il bambinello, ma scoperto si da alla fuga inseguito proprio da Valentino: presi dalla foga, i due si ritrovano inspiegabilmente nella Palestina dell’Anno Zero, a pochi giorni dalla leggendaria nascita di Gesù. Come fare per tornare al presente?

È inevitabile pensare a Non ci resta che piangere mentre si guarda Il primo Natale, pietra miliare della commedia all’italiana recentemente omaggiata anche da Massimiliano Bruno con Non ci resta che il crimine, ma del capolavoro di Roberto Benigni e Massimo Troisi il film di Ficarra e Picone non ha la genialità ne la forza dissacrante. Invece il duo comico siciliano intraprende una strada che si discosta dalla commedia a cui siamo abituati, dando vita a una favola morale perfetta per le famiglie che vogliono portare i propri bambini al cinema a Natale. Questo dato non è propriamente un pregio, anzi, conoscendo la brillantezza e la sagacia degli script che fino ad oggi Ficarra e Picone hanno scelto, Il primo Natale sembra una involuzione, il ritorno a una storia semplice e basilare come il loro esordio cinematografico nel 2002 con Nati stanchi, privo però di qualsiasi riferimento al costume e all’attualità (ad eccezione di una surreale traversata su mare che strizza l’occhio ai “porti chiusi”).

Il primo Natale punta tutto sull’arco di crescita dei due personaggi, sul cambiamento che affrontano con l’avventura fantastica a cui vanno incontro: con il sapore della parabola morale (e moralistica), Salvo e Valentino imparano sulla propria pelle che i miracoli esistono e non sempre sono attribuibili ai santi. Che si tratti del percorso di conversione di un ateo o l’insegnamento a fidarsi più degli esseri umani di un devoto credente, Il primo Natale insegna a migliorarsi attraverso un viaggio nel tempo e nella Storia che si fa palesemente allegoria di un percorso di crescita interiore.

Si respira costantemente un’aria da catechismo nel nuovo film di Ficarra e Picone, un’esegesi adatta al pubblico delle fiction tv che cerca una garanzia di qualità proprio nel rodato appeal del duo comico. Però effettuando questo importante cambiamento di genere, la verve di Ficarra e Picone appare incredibilmente frenata in questo film: si sorride qua e là, si ride di gusto solo una volta (la gag della natività). Va riconosciuto, però, un grande impegno nel voler fare un film differente dalla norma, un’opera che possa differenziarsi nel panorama delle commedie italiane, mostrando anche una certa imponenza nella messa in scena che prevede la ricostruzione storica con scenografie curate, molte comparse e un massiccio impiego di effetti visivi anche discretamente riusciti. Non benissimo il doppiaggio, che si rende evidente, ma ci si può chiudere un occhio.

Il primo Natale è un film produttivamente importante e ambizioso che, cercando di abbracciare un pubblico vasto e tipicamente natalizio, rischia di deludere i fan di Ficarra e Picone risultando un perfetto film da sala parrocchiale. Le idee ci sono, i mezzi pure… è l’approccio alla tematica che non convince.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Realizzato con molti mezzi e lo dà a vedere!
  • La simpatia di Ficarra e Picone.
  • Una morale da catechismo che a tratti fa cadere le braccia.
  • Alcuni espedienti di sceneggiatura sono alquanto facili e improbabili.
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