Il ritorno dei marziani invasori: La guerra dei mondi versione BBC

la guerra dei mondi

L’immortale capolavoro di fantascienza di H.G. Wells viene riportato in auge da un nuovo adattamento della BBC, suddiviso in tre puntate tutte dirette da Craig Viveiros. La vicenda è arcinota: nella Londra dei primi del Novecento, alcuni misteriosi oggetti provenienti da Marte iniziano ad attaccare e colonizzare l’Inghilterra. Per una coppia di innamorati sarà l’inizio di un calvario composto da continue separazioni e tragedie.

Ci ha pensato il network BBC a ridare visibilità ad una certa letteratura di genere ormai risucchiata nel grande cestino dei cosiddetti “classici” (ovvero quei libri che nessuno legge più), e sembra che questo seminale romanzo sci-fi non sarà l’unico visto che sono in arrivo A Christmas Carol e Dracula. E la stessa miniserie di cui stiamo parlando ricrea proprio visivamente l’aura classica dei capolavori immortali, con una scenografia e un’ambientazione retrò veramente suggestiva ed accurata. Solitamente questi nuovi adattamenti hanno l’attitudine a modernizzare gli eventi, nella misura in cui si tende a metterli in scena ai nostri giorni (si pensi al non riuscitissimo film di Steven Spielberg), come se bastasse così poco per “svecchiare” una vicenda e un immaginario logorati nel tempo dalle tante versioni.

E poi perché ci sarebbe questo bisogno impellente di svecchiare? Il fascino del classico è proprio questo, ovvero la creazione di una mitologia riconoscibile nel tempo e soprattutto che trascenda il tempo e raggiunga le generazioni future. Quindi il prodotto BBC ha il merito di attenersi allo spirito di Wells, seppur con molte variazioni e licenze poetiche.

La guerra dei mondi

Detto ciò, si rimane abbastanza delusi dal concatenarsi quasi intimista degli eventi. Non si ha mai il sentore di tragedia mondiale, di guerra dei mondi come suggerisce il titolo: sembra uno scontro tra i marziani e Londra e pochi altri distretti nei paraggi. Anche la scelta di focalizzarsi su pochissimi personaggi e sui loro drammi personali tende ad affievolire il sentimento di cataclisma globale che dovrebbe essere il perno centrale di una narrazione di questo tipo. Paradossalmente, si è più avvinti dal fatto che la coppia di innamorati (interpretati da Eleonor Tomlinson e Rafe Spall) non può sposarsi per via di un vecchio matrimonio di lui non ancora rescisso consensualmente, o del fatto che lei aspetti un bambino da donna non sposata ecc… Insomma, piccole sottotrame da soap opera che, soprattutto nel primo episodio, tendono ad invadere la narrazione puramente di genere, appesantendo e di fatto tagliando il lato fantascientifico della vicenda.

Probabilmente ciò è dovuto anche all’estrema brevità del format, a cui forse un paio di episodi in più avrebbero sicuramente giovato e dato più respiro agli eventi puramente catastrofici, senza doverli condensare in poche scene madri.

La guerra dei mondi

Scene madri che però sono orchestrate in modo egregio, con una in particolare ambientata su un molo che ricorda non poco Dunkirk di Cristopher Nolan, con i mastodontici tripodi alieni al posto dei caccia tedeschi. È proprio in queste sequenze che si esprime tutto il potenziale spettacolare della miniserie, ed è proprio qui che in parte incominciano i rimpianti per il poco uso di queste potenzialità.

Anche le molte scene ambientate nel futuro a guerra conclusa danno l’impressione di una certa fretta nel concludere la vicenda, proprio perché la sceneggiatura non ha avuto modo di trattare maggiormente alcune situazioni che meritavano un ampio respiro narrativo. La Terra ormai è una landa desolata molto simile a Marte, ma gli umani sono sopravvissuti e i marziani non hanno completato la loro colonizzazione: l’ermetismo della miniserie non ha permesso nemmeno di trattare in modo accurato i motivi che hanno portato alla distruzione degli invasori alieni, e tanto meno dare una panoramica completa del mondo ormai tornato ad uno stato selvaggio e medievale.

La guerra dei mondi

Detto ciò, l’elemento survival horror che emerge nel terzo episodio ha la freschezza del più genuino e schietto film di genere, che riconcilia in qualche modo sia con i personaggi e sia con i sentimenti che loro provano l’un l’altro. Perché sono gli stessi che proveremmo noi spettatori in situazioni di totale disperazione ed angoscia.

Se amate la fantascienza classica non fatevela sfuggire, perché la qualità è innegabile. Con un paio di puntate in più probabilmente i difetti di sceneggiatura sarebbero stati ampiamente evitati.

Stefano Tibaldi

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