Il Segreto del suo Volto, la recensione

Nelly Lenz (Nina Hoss) è una giovane donna tedesca, miracolosamente sopravvissuta ai campi di concentramento, che ora vuole a tutti i costi riappropriarsi della sua vita. Rimasta gravemente sfigurata in viso, si rivolge, con l’aiuto dell’amica Lena (Nina Kunzendorf), a un chirurgo plastico che riesca nella difficile impresa di farla tornare com’era un tempo. Il risultato non sarà quello auspicato, poiché Nelly fatica a riconoscersi in questo suo nuovo volto, simile e allo stesso tempo profondamente distante dalla donna che un tempo era stata. Ma, per ora, ciò che veramente conta per lei è ritrovare il marito Johnny (Ronald Zehrfeld), nonostante le illazioni di Lena che lo accusa di aver venduto la moglie ai tedeschi in cambio della libertà. E, sempre per adesso, questo è tutto ciò che ci serve sapere del nuovo film del regista Christian Petzold, Il segreto del suo volto, presentato lo scorso anno ai festival di Roma e Toronto.

Con un titolo italiano che grida vendetta, Phoenix (questo il suo titolo originale) è la drammatica rinascita prima di un corpo e, poi, di un’anima straziati dalle atrocità naziste, nonché della graduale presa di coscienza della nuova identità di Nelly. Un traguardo, questo, che lo spettatore merita di raggiungere insieme alla protagonista, man mano che la narrazione dispiega un percorso tutt’altro che lineare, da un punto di vista strettamente tematico.
In principio, è evidentemente il volto ciò che viene cancellato dal corpo della donna. Priva di una “superficie” riconoscibile, Nelly rivendica sin da subito il diritto di voler tornare a essere la ragazza bella e spensierata di una volta, rifiutando le offerte del medico chirurgo che invece vorrebbe trasformarla nella controfigura di qualche diva del cinema.

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In queste prime sequenze, Petzold chiarisce l’intento del film di voler indagare, con sguardo pudico ma intimista, il viaggio di ritorno dall’inferno di un’anima persa, che s’illude di poter ritrovare se stessa riappropriandosi di un qualcosa che le è stato tolto, che ormai non le appartiene più. Da qui, questa nuova creatura simile – ma non identica – alla Nelly del passato si mette alla ricerca di suo marito Johnny, scampato misteriosamente ad Auschwitz, e sicura del fatto che, negli occhi di lui, potrà ritrovare il pezzo che manca a lei per ricominciare a vivere. Tuttavia, quando lo trova in un club di jazz del posto (il Phoenix), l’uomo non la riconosce. Eppure, scorgendo una vaga somiglianza, la ingaggia per interpretare il ruolo della moglie e intascare, così, la sua eredità.

Improntato su un intreccio lineare, che trasforma il susseguirsi degli eventi in elemento secondario al dramma personale, il regista tedesco scandisce la diegesi grazie ai piccoli ma inevitabili mutamenti della persona di Nelly. Quest’ultima sarà costretta a impersonare il suo doppio per rendersi conto di quanto, in realtà, sia ormai lontana dalla ragazza che non aveva conosciuto gli orrori della guerra. Una guerra che non c’è, ma che continua a vivere: nei luoghi, per le strade, nelle persone. Accanto a Nelly, il ruolo di Johnny sarà imprescindibile ai fini del raggiungimento di una nuova personalità femminile, pronta a spiccare il volo autonomamente.

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Ancora una volta, Petzold affida le due parti principali a Nina Hoss e Ronald Zehrfeld, già visti nel suo precedente lavoro La scelta di Barbara e sempre perfetti e attenti a non caricare di eccessiva emotività il loro rapporto. E’, dopotutto, un film che si dichiara apertamente fin dall’inizio, in cui il mostrarsi della vera essenza dei due personaggi è elemento portante, non catalizzatore. Proprio per raggiungere tale scopo, è altamente probabile che, ai più, la pellicola risulterà lenta, priva di dinamica e dalla formalità eccessiva. Coloro i quali saranno invece pazient, e sapranno concedere a Il segreto del suo volto il giusto tempo, godranno di un’opera complessa e potente, che trova nella risoluzione finale il suo punto più alto.

Il Segreto del suo volto arriverà nelle nostre sale giovedì 19 febbraio, distribuito da BIM distribuzione.

Noemi Macellari

PRO CONTRO
  • Una grande storia di conquista e rinascita personale.
  • Ottimi gli attori.
  • La scena finale.
  • Alcuni momenti potranno risultare carenti di ritmo e, quindi, troppo lenti.
  • Potrebbe essere tacciato di eccessiva formalità.

 

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