In fondo al bosco, la recensione

Il 5 dicembre, ogni anno, gli abitanti di un piccolo paesino montano nel cuore delle Alpi festeggiano la festa di San Nicolò e dei Krampus. Travestiti da diavoli, i paesani sfilano per le strade fino all’alba con lo scopo principale di terrorizzare i bambini. La leggenda dei Krampus prevede che tra i paesani mascherati da demoni si nasconde anche il Diavolo stesso che ne approfitta per uscire allo scoperto e rapire i bambini cattivi. La notte del 5 dicembre 2010, nel cuore dei festeggiamenti paesani, il piccolo Tommi scompare nel bosco senza lasciare traccia. Cinque anni dopo, un bambino senza identità viene rinvenuto in un cantiere nella periferia di Napoli. Hannes Ortner, commissario del paese che non ha mai smesso di cercare il bambino, prende in custodia il piccolo e attraverso il test del DNA appura che si tratta proprio di Tommi. Il padre Manuel è felice di aver ritrovato suo figlio e finalmente può scagionarsi agli occhi del paese che lo ha sempre colpevolizzato per la scomparsa. Ma Linda, madre di Tommi, fatica ad adattarsi al ritrovamento del figlio e, spinta da antiche credenze popolari, inizia a credere che adesso Tommi sia l’incarnazione del Diavolo.

La festa di San Nicolò vescovo di Mira, conosciuta anche come Festa dei Krampus, è una vera festività natalizia legata alla mitologia cristiana che si celebra realmente ogni 5 dicembre e principalmente nell’arco alpino. La festività ha origini molto antiche e la leggenda depositata alla base racconta che tantissimo tempo fa, durante i lunghi periodi di carestia, i giovani dei piccoli paesi montani si travestivano con pellicce, piume e corna di animali al punto da essere spaventosi e irriconoscibili. Iniziavano così a girovagare per i paesini circostanti spaventando chiunque e saccheggiando ogni cosa al fine di avere le giuste provviste per la stagione invernale. Un giorno però, i ragazzi, si accorsero che fra di loro c’era un impostore, il Diavolo in persona, che approfittando del suo reale aspetto diabolico si era inserito nel gruppo passando inosservato. L’unica cosa che poteva contraddistinguerlo dagli altri erano le zampe caprine. Spaventati, i ragazzi si rivolsero al vescovo San Nicolò che subito esorcizzò il Diavolo. Da allora, i giovani di quei paesi iniziarono ogni anno a sfilare travestiti da demoni ma non più per saccheggiare le case ma per portare doni e “spaventare” i bambini cattivi. La leggenda dei Krampus – nome attribuito a queste inquietanti figure metà uomo e metà mostro – ha trovato molta diffusione nelle zone dell’Austria, della Germania meridionale e in tante piccole località italiane concentrate per lo più tra il Trentino-Alto Adige  e il Friuli-Venezia Giulia.

in fondo al bosco 1

Proprio da questa antica leggenda che si barcamena tra religione e folklore popolare, in unione a molteplici fatti di cronaca che coinvolgono spesso minori misteriosamente scomparsi, prende spunto l’interessantissimo In fondo al bosco, opera seconda del giovane Stefano Lodovichi che già si era fatto conoscere al grande pubblico un paio di anni fa con il morboso dramma adolescenziale Aquadro. Prodotto da Sky Cinema in associazione alla giovane realtà produttiva Onemore Pictures, Stefano Lodovichi, al suo secondo film, dimostra di avere già una buona maturità artistico-espressiva grazie alla realizzazione, e la riuscita, di un film per nulla facile e indubbiamente coraggioso nel voler adottare un linguaggio davvero insolito nell’attuale e grigio panorama cinematografico italiano.

Con In fondo al bosco, Lodovichi conduce un’operazione anomala e realizza un duro dramma a carattere familiare. Ma siamo ben lontani dai classici drammi sussurrati italiani, il regista si approccia alla tematica con la grinta e la passione di chi il cinema lo conosce davvero, di chi sa bene quali sono i meccanismi che possono condurre alla riuscita di un film e di chi, soprattutto, riesce a raccontare una storia nobile utilizzando il linguaggio e l’insegnamento del cinema di genere. È indubbiamente vero che il film in questione racconta il difficile dramma di una famiglia che ha perso il proprio bambino andando in contro alla disfatta di un matrimonio, ma ciò che spaventa e turba nel film di Lodovichi non è la scomparsa del piccolo Tommi, bensì il suo ritrovamento. Da questo momento in poi subentra la grammatica del cinema di genere e sin dalle prime scene, in cui vediamo lo svolgimento della suggestiva rappresentazione della festa dei Krampus,  è chiaro il tentativo di voler realizzare un film macabro dagli evidenti connotati thriller e, ancor di più, horror.

in fondo al bosco 2

Se è vero, infatti, che il film può riportare alla memoria tanti fatti di cronaca nera che hanno coinvolto la scomparsa di bambini con accusa diretta ai genitori (in più di qualche momento torna alla memoria il delitto di Cogne del 2002), è anche vero che il ricordo non va solo ad Annamaria Franzoni ma anche a piccoli film dell’orrore di matrice demoniaca come il bel film messicano del 2014, Here comes the Devil. Stefano Lodovichi, inoltre, si diverte a giocare con la suspense e in ciò riesce molto bene sia grazie ad un interessante lavoro di scrittura che tiene il film costantemente in bilico tra il reale e il sovrannaturale e sia grazie alla messa in scena di alcune sequenze da brivido che non sarebbero stonate all’interno di una produzione di Jason Blum.

Molto suggestive sono le location del Trentino, Val di Fassa, nello specifico i paesi di Tamion e Soraperra. Le location naturali, con distese innevate e costruzioni prevalentemente in legno, vengono magnificamente valorizzate e da una parte contribuiscono a sottolineare l’idea del borgo isolato dalla civiltà, preda ancora di enormi tabù e superstizioni, dall’altra generano degli inquietanti scenari fantasy sospesi nel tempo e nello spazio in cui davvero potrebbe accadere di tutto così come qualunque cosa potrebbe uscire fuori dal bosco.

in fondo al bosco 3

Ottimo anche il cast che vede coinvolti, in ruoli di protagonisti, un sorprendente Filippo Nigro ed una bravissima Camilla Filippi nel ruolo di Linda, una madre svuotata da qualunque sentimento e capace di mettere in discussione l’entità del proprio bambino. Ma se con Nigro e la Filippi il risultato era prevedibile, a stupire ancor di più sono le performance dei piccoli Teo Achille Caprio, Alessandro Corabi e del bravissimo Giovanni Vettorazzo nel ruolo dell’anziano e superstizioso padre di Linda.

Se si vuol trovare un difetto all’interno di un film che riesce a miscelare perfettamente i generi affidandosi anche ad una narrazione complessa e ricca di colpi di scena, possiamo individuarlo in alcuni escamotage narrativi che, a fronte di una struttura sofisticata e certosina, appaiono forse un po’ troppo ingenui.

In definitiva In fondo al bosco è un’opera davvero notevole, un piccolo film capace di sorprendere e utile a dimostrare che anche in Italia le idee non mancano. A mancare, invece, è solo la fiducia data ai giovani talenti che con sempre maggior difficoltà riescono ad emergere e farsi notare.

Giuliano Giacomelli

Pro Contro
  • La leggenda dei Krampus è davvero inquietante e funge da perfetto innesco per una storia macabra costantemente in bilico tra il reale e il soprannaturale.
  • Stefano Lodovichi si dimostra un giovane talento e realizza un dramma familiare contaminato con il cinema horror.
  • Non manca qualche momento di sana suspence.
  • Le location sono meravigliose e suggestive.
  • Un ottimo cast ben diretto.
  • Il film gode di una struttura ricca e ben ideata.
  • Qualche soluzione di sceneggiatura un po’ troppo facile e poco credibile.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)
In fondo al bosco, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.