Incarnate – Non potrai nasconderti, la recensione

Capita che, pur sapendo con certezza che un determinato filone cinematografico sia stato sfruttato alla saturazione, il continuo annuncio di nuovi film appartenenti a quel filone ci faccia sperare che abbiano trovato un escamotage almeno originale che motivi “l’ennesimo film”? È un po’ quello che sta accadendo con il cinema demoniaco/esorcistico, che da una decina di anni a questa parte è tornato a “infestare” in maniera massiccia il genere horror con esiti non sempre di qualità eccelsa. Ora un nuovo tassello si aggiunge a questo mosaico con sovrabbondanza di pezzi, Incarnate – Non potrai nasconderti, che sulla carta promette almeno di offrire una variante originale!

Infatti, il film diretto dal Brad Peyton del disaster movie San Andreas utilizza il canovaccio del cinema esorcistico per raccontare la storia di un uomo tormentato che però ha la facoltà di entrare nella mente delle persone possedute dal demonio.

Quest’uomo è Seth Ember, ha il volto di Aaron Eckhart e un passato tragico alle spalle, un incidente automobilistico a causa del quale ha perso moglie, figlia e l’utilizzo delle gambe. Seth attribuisce l’incidente a un essere demoniaco che chiama Maggie e ora lui sta dando la caccia a quel demone per vendicarsi. Ma Seth ha anche una facoltà speciale che gli consente di entrare letteralmente nella mente delle persone, e delle persone possedute dal demonio in particolare, così si muove di mente in mente alla ricerca di Maggie, finché si imbatte nel giovane Cameron, undicenne che viene da una situazione famigliare delicata e che sta manifestando tutti i sintomi di una possessione demoniaca.

Dunque Incarnate ha la particolarità di affrancarsi da buona parte degli stereotipi del cinema esorcistico per muovere la battaglia tra Bene e Male direttamente nella mente dell’indemoniato, trasformando quello che poteva essere l’ennesimo clone dell’Esorcista in un film più vicino al cult anni ’80 Dreamscape – Fuga dall’incubo. Però non entusiasmatevi, il concept di Incarnate viene comunque utilizzato malissimo per un film che fa della confusione il suo vessillo, con quel deleterio tallone d’Achille che è il ridicolo involontario.

Luoghi comuni si incastrano tra di loro per la costruzione dei personaggi principali, dove il protagonista ha un passato tragico che lo tormenta e un conto in sospeso abbastanza improbabile che sembra deragliare dalle parti di Lo Squalo 4 (vi ricordiamo che lì il protagonista deve vendicarsi di uno squalo che sembra perseguitare la sua famiglia…!); allo stesso modo, il piccolo indemoniato ha la classica situazione famigliare con genitori separati, padre violento, madre gnocca (è Carice Van Houten, la Melisandre di Game of Thrones) che fa di tutto per proteggere il figlioletto e via dicendo. Quindi ci troviamo in un contesto che sa tanto già visto e non fa proprio nulla per differenziarsi dalla massa.

Ma la nota dolente arriva proprio quando Incarnate sfodera i suoi assi nella manica: Aaron Eckhart ci viene presentato come un tizio figo e tosto che entra in una discoteca, prende a cazzotti i demoni e poi difende un ciccione (che sarebbe la vittima della possessione demoniaca) da una prostituta, aiutandolo a gettarsi da una finestra, che è il modo per scacciare il demonio. Capirete che tutto ciò spinge alla risata e la portata trash della lunga sequenza è di quelle che ti fanno sperare, a questo punto, che tutto il film sia così.

Non lo è, purtroppo. Torniamo alla realtà e troviamo Eckhart su una sedia a rotelle e barbuto, collegato con elettrodi alla Matrix con l’indemoniato che, grazie al suo intervento, ha scacciato la prostituta dalla sua testa (?). Non si capisce come funzioni questo procedimento esorcistico, gli elettrodi fanno pensare a un intervento scientifico, la spiegazione che il personaggio dà no: “ho questo potere, non so come sia possibile”. E così ogni domanda è messa a tacere.

Da questo momento in poi, con l’immancabile intervento del Vaticano che commissiona i clienti al buon Eckhart, è un piuttosto noiosetto confronto tra il protagonista e il bambino posseduto che in alcuni casi pare voler replicare le dinamiche tra Bruce Willis e Haley Joel Osment in Il Sesto Senso, in altri è il solito botta e risposta provocatorio tra il “prete” (che qui prete non è) e il “demonio” con effetti demoniaci annessi e immancabili coltellate emotive alla famiglia perduta del protagonista.

Dunque davvero nulla di memorabile questo Incarnate, blando horror demoniaco che non riesce a sfruttare a dovere le frecce al suo arco che avrebbero potuto fare la differenza.

Peccato, scorre e si dimentica in un batter d’occhio!

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Il film tenta una strada originale per raccontare la possessione demoniaca.
  • Carice Van Houten… sempre e comunque!
  • Non ce la fa a sfruttare a dovere il concept.
  • Personaggi fastidiosamente stereotipati.
  • In diverse occasioni scade nel ridicolo involontario.
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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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