Indivisibili, la recensione

Viola e Dasy sono due gemelle siamesi, attaccate per il bacino, che hanno da poco compiuto diciotto anni. A Castel Volturno, comune in provincia di Caserta, sono delle vere e proprie star della canzone neomelodica e vengono chiamate per esibirsi di continuo a matrimoni o feste di compleanno. Con le loro esibizioni, Viola e Dasy danno da mangiare a tutta la famiglia, composta da un padre/manager attaccato al guadagno immediato, una madre etilista e due zii che insieme al parroco del paese, Don Salvatore, stanno convincendo la comunità che le due cantanti – grazie alla loro particolarità genetica – siano in grado persino di portare fortuna. Le cose vanno bene fino a quando, grazie ad un incontro fortuito con il Dott. Fasano, le due ragazze scoprono di potersi dividere con un intervento nemmeno troppo pericoloso. Da questo momento tutto cambia. Dasy inizia a desiderare una vita “normale” con una propria individualità, Viola teme di perdere il legame con la sorella e Peppe – padre delle due – sa che non potrà più continuare a lucrare sulle sue figlie nello stesso modo.

Il cinema italiano si è svegliato!

Un’affermazione che iniziamo a sentire, ma anche a pronunciare, con sempre maggior frequenza. Indubbiamente da un paio d’anni a questa parte qualche cosa, molto lentamente, ha ricominciato a muoversi e qualche autore – Sollima, Garrone, Rovere, Mainetti – ha saputo imporsi sul mercato attraverso la riscoperta del genere. Alla lista dei nomi citati se ne aggiunge un altro, Edoardo De Angelis, che seppur non sia alle prese con un film “di genere” riesce magistralmente a fare quello che ancora in pochi sanno fare bene nel nostro cinema attuale: raccontare una bella storia!

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C’è poco da girarci attorno. Indivisibili, terzo lungometraggio per De Angelis dopo i non troppo entusiasmanti Mozzarella Stories e Perez., è un’opera così completa e matura da sfiorare la perfezione. Un bel film senza nulla da eccepire, un racconto che si muove da un’idea originale e ben precisa e che riesce a toccare tanti temi delicati senza risultare mai didascalico, tutt’altro, calandoci all’interno di una realtà infernale pur mantenendo sempre toni delicati in cui permea una poesia di fondo che accompagna tutto il film, dal primo all’ultimo fotogramma.

Attraverso la storia a tratti surreale di due gemelle siamesi che cantano il neomelodico, De Angelis ci accompagna in una narrazione che ha il sapore di una fiaba ma che, al tempo stesso, ci immerge in una realtà partenopea immorale e popolata da reietti, cirenaica e lussuriosa, preda dell’egoismo e del piacere effimero. Non ci sono spiragli di luce nel racconto di De Angelis, non esistono personaggi veramente “puliti” destinati alla salvificazione, tutti sono peccatori ed è proprio nel loro “peccare” – anche inconsapevolmente – che si pongono come triste specchio di una società che ha definitivamente smarrito virtù e valori.

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A tal proposito appare interessantissimo il lavoro fatto sulle due protagoniste, Viola e Dasy, interpretate con maestria dalle esordienti Marianna e Angela Fontana, due ragazze tanto uguali fisicamente che contrapposte caratterialmente. Viola è timida, ingenua e persino immatura, è felice di essere – materialmente – un tutt’uno con la sorella e non le occorre altro. Per lei, la vita deve continuare così. Dasy, al contrario, è sfacciata e in costante scontro con la famiglia. Si sente ormai donna, avverte le prime pulsioni sessuali ed è stanca di essere “attaccata” alla sorella, sempre e comunque. Vuole una sua individualità, il prima possibile. Due pensieri opposti, dunque, entrambi egoistici che però devono necessariamente convivere in un unico corpo, almeno fino a quando non verrà effettuata la separazione chirurgica. Una separazione che può moralmente “salvarle” andando a discapito, però, di tutto quel microcosmo corrotto e peccatore all’interno del quale sono cresciute e si sono affermate. Un microcosmo che le venera poiché autentici fenomeni da baraccone, un paese ignorante e superstizioso convinto – grazie al supporto del vile parroco locale – che basti accarezzare il punto di congiunzione delle due ragazze per essere baciati dalla fortuna.

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Si parte, perciò, da una cosa effimera e colorata come la canzone neomelodica per addentrarsi in un mondo oscuro in cui il peccato si confonde con il folklore e in cui l’ignoranza trova nella fede non solo una pericolosa risposta me una vera e propria alleata. In questo ritratto sociale, non troppo dissimile dall’Inferno dantesco, le due sorelle si trovano costrette ad intraprendere un viaggio fisico e psicologico per raggiungere l’individualità e allontanarsi dal peccato. Ma non sarà certo un viaggio semplice e, paradossalmente, solo il martirio potrà forse donare ciò che cercano entrambe.

Edoardo De Angelis, alla terza esperienza con un lungometraggio, dimostra di essersi fatto le ossa e aver raggiunto una personalità stilistica molto forte. La regia del film è asciutta, funzionale alla storia e capace di giocare abilmente con i piani a due e i campi e contro campi, così come appare attenta ai dettagli e molto interessata a valorizzare i visi degli attori e i magnifici paesaggi naturali.

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Un plauso particolare, inoltre, spetta al cast del film che sferra – e manda a segno – un doloroso pugno in faccia al fiacco, e sempre più ingessato, star system italiano. Oltre alle già citate giovani protagoniste del film, al loro esordio davanti la macchina da presa dopo una formazione da cantanti, il film è avvalorato dalla presenza di ottimi attori – purtroppo poco utilizzati dal nostro cinema – come Massimiliano Rossi, Antonia Truppo (vista di recente in Lo chiamavano Jeeg Robot), Gianfranco Gallo e Marco Mario de Notaris.

Dopo essere stato applaudito con ragione all’ultima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, Indivisibili ha ottime probabilità di rivelarsi la più interessante operazione cinematografica italiana dell’anno. Assolutamente consigliato.

Giuliano Giacomelli

PRO CONTRO
  • Una storia originale, delicata, narrata con maestria e gusto per le immagini.
  • La tematica del “doppio” è affrontata con intelligenza e senza mai cadere in facili retoriche o moralismi elementari.
  • Tutti i personaggi sono ben costruiti e, soprattutto, magnificamente interpretati.
  • La regia di Edoardo De Angelis contribuisce, con personalità, ad accrescere il valore delle immagini già belle di per se.
  • Interessante la colonna sonora del film.
  • Nulla.
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