Into the Dark: Pesce d’Aprile, la recensione

Giunti al settimo lungometraggio della prima stagione di Into the Dark, ci troviamo immersi nella più bastarda ricorrenza annuale, il 1° aprile, quando cade il famigerato “pesce d’aprile” che dà anche il titolo italiano a questo episodio che, in originale, si chiama invece I’m Just Fucking with You.

Come è noto, prima che nel XVI secolo fosse istituito il nuovo calendario Gregoriano, il Capodanno cadeva tra il 25 marzo e il 1° aprile. Quando nel 1582 il calendario Gregoriano rimescolò le carte in tavola, in molti non erano a conoscenza di questo cambiamento e continuarono a festeggiare l’entrata del nuovo anno il primo giorno di aprile, da qui la pratica di canzonare chi non stava sul pezzo con scherzi che lo illudessero che la propria convinzione fosse giusta, da qui “pesci” in quanto gli ingenui “abboccavano all’amo” dello scherzo. Un’antichissima tradizione che si è diffusa in tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti, e che ha al centro sempre lo scherzo, inteso come la presa in giro, la messa in ridicolo, di qualcuno. Non poteva che essere proprio il Pesce d’Aprile lo spunto ideale per costruire attorno al mese di aprile una storiella thriller/horror compatta e ritmata che porta la firma in regia di Adam Mason, noto dalle nostre parti per poco raccomandabili horror direct-to-video come Broken – Nessuno vi salverà (2006) e La sedia del diavolo (2007).

i'm just fuking with you

Però Pesce d’Aprile – I’m Just Fucking You non è affatto male, anzi si distingue tra gli episodi più riusciti della prima stagione della serie di lungometraggi prodotti da Blumhouse Television.

Larry si sta dirigendo al matrimonio di una sua amica di cui è sempre stato innamorato. Sulla lunga via che lo condurrà alla villa designata per la cerimonia, Larry sceglie di pernottare al Pink & Lounge Motel, dove ha appuntamento con sua sorella Rachel per proseguire insieme a lei il viaggio la mattina seguente. Ma Larry ha un segreto: sui social network è conosciuto come ProgrammingFlaw, identità con la quale si diverte a scagliarsi in maniera aggressiva e maleducata contro chiunque e diffonde fake news, insomma un Troll di prima categoria. Tra le sue vittime c’è anche la coppia di novelli sposi, che sta perseguitando su twitter con una serie di menzogne, soprattutto sul passato libertino della sposa. Al Pink & Lounge Motel, Larry fa la conoscenza dell’invadente receptionist Chester che, approfittando del periodo, comincia a perseguitarlo con una serie di insopportabili pesci d’aprile. Quando Chester comincia a esagerare con il suo cliente, la situazione degenera…

i'm just fuking with you

Il film di Adam Mason, scritto Gregg Zehentner e Scott Barkan, ruota attorno al limite verso il quale si può spingere uno scherzo inteso sia come sgradevole fake news da web, sia come pesante intervento live. Il protagonista, interpretato da un efficacemente antipatico Keir O’Donnell, è un ometto frustrato, rancoroso, che nella vita quotidiana è bersaglio di scherno, quindi il perfetto candidato a trasformarsi in leone da tastiera e prendersi on line le rivincite che dal vivo non avrebbe mai il coraggio di avanzare. Del resto, il suo subire gli scherzi di Chester è indicativo della sua personalità. Dall’altra parte c’è Chester, appunto, l’amico che nessuno vorrebbe, compagno di bevute tanto estroverso quanto invadente che diventa l’ago della bilancia per far implodere Larry. Ovviamente non vi riveliamo la svolta che Pesce d’Aprile prende nella seconda metà del racconto, ma vi possiamo anticipare che si trasforma in un bagno di sangue, piazzandosi tranquillamente tra gli episodi più piacevolmente eccessivi di questa stagione.

Il costante equilibrio tra thriller e commedia è gestito da Mason come naturale e progressivo passaggio tra i due atti in cui è diviso il film e che racchiudono le due anime della storia: cinica ed efferata, ma anche divertente e spinta all’eccesso.

i'm just fucking with you

Ovviamente a lasciare maggiormente il segno è il personaggio di Chester, interpretato dal comico Hayes MacArthur, che riesce ad essere davvero insopportabile caratterizzando il suo “buontempone” come un mix tra Raoul Duke di Paura e delirio a Las Vegas e Jason Sudeikis in Come ammazzare il capo.

La critica maggiore che possiamo muove a Pesce d’Aprile è che il primo atto raccoglie un minutaggio eccessivo (su una durata complessiva che non arriva agli 80 minuti), risultando un po’ ridondante nel suo meccanismo di fastidio indotto e, di conseguenza, riservando troppo poco tempo alla svolta thriller.

Pesce d’Aprile, così come tutti gli altri episodi della prima stagione di Into the Dark, è visionabile gratuitamente sulla piattaforma streaming RaiPlay.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Il passaggio tra commedia e thriller avviene in maniera progressiva e naturale.
  • Molto buona la prova di Hayes MacArthur.
  • Vista la durata esigua del film, è un po’ troppo sbilanciata la componente thriller in favore di quella comedy con una prima parte ridondante.
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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Into the Dark: Pesce d'Aprile, la recensione, 6.5 out of 10 based on 2 ratings

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