Italo, la recensione

Che il migliore amico dell’uomo sia un asso vincente anche sul grande schermo, non è certo una novità. Basti pensare alla fortuna riscossa, presso grandi e piccini, dalle peripezie del gigantesco San Bernardo Beethoween nell’omonima serie di film o dal più recente Belle e Sébastien. Tuttavia, la straordinaria peculiarità delle pellicole incentrate sui nostri pelosi amici a quattro zampe è che spesso sono tratte da vicende realmente accadute. Eccoci, quindi, appassionarci alla struggente storia di Hachikō e commuoverci con Io & Marley. Ma non è tutto; grazie a Notorius Pictures, è approdato sui nostri schermi anche un altro fatto di cronaca, stavolta tutto italiano, con protagonista un cane. Siamo a marzo del 2009 quando, a Scicli (Ragusa), si verifica una tragica circostanza: un branco di cani randagi uccide un bambino. Questo portò all’allontanamento dalle strade di tutti i cani senza padrone, fin quando un meticcio color miele, ribattezzato dalla comunità Italo Barocco, non riuscì a superare la diffidenza e conquistarsi l’affetto degli abitanti del Paese. È qui che ha inizio la storia di Italo, accompagnata dalla voce narrante di Leo Gullotta, che segna l’esordio dietro la macchina da presa di Alessia Scarso.

La regista sceglie toni favolistici per raccontare una commedia sull’amicizia e sull’importanza di superare i pregiudizi, soffermandosi non solo sulla vicenda ‘canina’ ma anche sulle vicissitudini degli abitanti di Scicli, interpretati da Elena Radonicich, Barbara Tabita e dalla star di Squadra Antimafia Marco Bocci. Quest’ultimo rimane fedele al proprio status di bel tenebroso interpretando un Sindaco schivo e severo, il cui cuore indurito è destinato a schiudersi nuovamente alla tenerezza grazie all’incontro con Laura.
Ricoprono un ruolo fondamentale nell’economia del racconto i bambini, in primis Memo (Vincenzo Lauretta); eppure il loro approccio alla recitazione risulta spesso innaturale e poco partecipe, penalizzando l’efficacia delle dinamiche narrate.

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Non concorre a migliorare la situazione nemmeno la sceneggiatura, prova di guizzo o di vero spessore, che conferma Italo come nulla di più che un raccontino banale e zuccheroso, destinato a incontrare i gusti (forse) per lo più dei cinofili incalliti dalla lacrima facile. Supplisce, in parte, alla fragilità dell’intreccio una buona messa in scena, che immortala con gusto e suggestione un’affascinante Sicilia, dal sapore d’altri tempi, animata da inevitabili pettegolezzi e costellata da bellezze artistiche.

Italo, purtroppo, è un esperimento non riuscito, che non pecca nelle intenzioni ma sbaglia nella messa in atto, la quale, più che coinvolgere, favorisce lo sbadiglio. Restano negli occhi le contraddittorie meraviglie del profondo Sud del Bel Paese e nel cuore la consapevolezza che, talvolta, gli animali riescono a offrire grandi prove d’umanità. Il film è in sala dal 15 gennaio.

Chiara Carnà

PRO CONTRO
  • Una buona messa in scena.
  • La storia vera del cane Italo strappa qualche riflessione.
  • Sceneggiatura fragile, noiosa e decisamente zuccherosa costruita ad hoc per gli amanti dei cani e le fan di Marco Bocci.
  • Le interpretazioni dei più piccoli convincono assai poco.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +7 (da 7 voti)
Italo, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

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