Jack Reacher – Punto di non ritorno, la recensione

Nato nel 1997 dalla penna di Lee Child con il romanzo Zona pericolosa, Jack Reacher è protagonista di venti libri e si è imposto in breve tempo come uno dei personaggi letterari più amati di una determinata narrativa americana. Il successo che in questi anni ha travolto i romanzi di Lee Child non poteva tralasciare l’opportunità di bissare anche al cinema, vista anche la facile adattabilità di tali storie per il grande schermo, e a fiutare tale opportunità è stato Tom Cruise che, in qualità di produttore, si è cucito addosso con una certa efficacia il personaggio dell’ex Maggiore della polizia militare. Il primo film è arrivato nel 2012, Jack Reacher – La prova decisiva, scritto e diretto dal pupillo di Cruise Christopher McQuarrie, a cui oggi ne se aggiunge un secondo, Jack Reacher – Punto di non ritorno, che stavolta porta la firma di Edward Zwick.

Tratto dal 18° romanzo della saga, datato 2013 e intitolato (in Italia) proprio Punto di non ritorno, questo sequel riporta Jack Reacher in Virginia, al quartier generale della 110^ unità di polizia militare, dove ha prestato servizio in qualità di Maggiore. Qui si trova a dover difendere la reputazione della sua sostituta Susan Turner, arrestata con l’accusata di spionaggio: Jack è convinto dell’innocenza della donna e sa che dietro questa montatura c’è un segreto governativo da difendere. Allo stesso tempo, Reacher viene a sapere di avere una figlia, arma di ritorsione perfetta per chi ora vuole fermare il suo personale piano di ricerca della verità.

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I romanzi di Lee Child sembrano pensati appositamente per essere trasposti in sceneggiature e il personaggio di Jack Reacher, così attento a catturare l’attenzione e accattivarsi la simpatia del lettore, ha un potenziale cinematografico molto accentuato. Non è strano, dunque, che il passaggio dalla carta al cinema sia riuscito con una certa efficacia, così come non ci stupisce che un attore così attento a costruire la sua carriera tassello dopo tassello come Tom Cruise abbia scelto proprio questo materiale per aggiungere una memorabile “maschera” al suo curriculum.

La prova decisiva funzionava perché la storia era avvincente e ben architettata nei suoi colpi di scena, oltre che per un personaggio perfettamente in linea con cinema thriller/action da grande major; allo steso modo funziona Punto di non ritorno perché a un intreccio complesso (ma non troppo) e sufficientemente interessante, si unisce un approfondimento del personaggio principale che gli spettatori si sarebbero sicuramente aspettati.

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Infatti in Jack Reacher 2 scopriamo diversi dettagli della vita del protagonista inerenti il suo ex ambiente lavorativo e, soprattutto, la sua vita privata con l’introduzione di un vecchio amore ormai sfuggito e (forse) una figlia adolescente. Per tutta la durata del film rimane il dubbio se quella ragazza, brillantemente interpretata da Danika Yarosh, sia realmente la figlia di Jack Reacher, ma il dubbio basta per fra si che il nostro eroe la prenda a cuore fino a diventare il suo tallone d’Achille.

Il caso da risolvere, alla fin fine, diventa la cosa meno interessante di questo film che porta la firma (anche in sceneggiatura) del solido mestierante Edward Zwick, noto per Vento di passioni e Blood Diamonds, che con Cruise aveva già lavorato in L’ultimo samurai. Invece colpiscono in maniera estremamente positiva le scene d’azione, intensificate in confronto al precedente film, che hanno il loro apice nei combattimenti corpo a corpo, mai così potenti e fragorosi, fino alla spettacolare “scazzottata” finale sui tetti di New Orleans.

Funziona bene anche la comprimaria Cobie Smulders, che aveva già mostrato le sue doti da action-woman nei panni dell’agente dello S.H.I.E.L.D. Maria Hill, nella saga di The Avengers e in Tv in Agents of S.H.I.E.L.D..

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Più grosso e consapevole di essere un blockbuster in confronto al film del 2012, Jack Reacher 2 è un solido thriller/action che abbraccia molti cliché della Hollywood “di genere” ma ne evita sagacemente altri.

Film promosso e Tom Cruise conferma il suo buon fiuto per i film da trasformare in saghe.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Un solido action/thriller che sa trovare un buon compromesso tra intrattenimento e trama.
  • Scene di combattimento corpo a corpo potentissime.
  • Nulla di nuovo sotto al sole e se certo cinema action fatto di militari e complotti vi annoia, sappiate che qui ci sono militari e complotti!
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