Jesus Rolls – Quintana è tornato!, la recensione

Nonostante all’epoca della sua uscita Il grande Lebowski fu accolto molto tiepidamente sia dal pubblico che dalla critica, il film di Joel Coen è considerato oggi all’unanimità tra i più influenti classici moderni, tanto da finire posizionato al 43°posto tra i 500 migliori film della Storia secondo una classifica di Empire e il suo protagonista al 7°posto tra i personaggi cinematografici migliori di tutti i tempi. Un fermento a posteriori che ha stimolato spesso discussioni su un ipotetico/possibile sequel al film, tanto che Jeff Bridges ha giocato su questa attesa proprio quest’anno lanciando uno spot per il SuperBowl in cui tornava a vestire i panni del Drugo. Ma nell’attesa che i folli e scanzonati personaggi creati dai fratelli Coen possano un giorno tornare sui loro passi con un sequel, John Turturro ha preso questa “voglia di Lebowski” sul serio e così ha scritto, diretto e interpretato Jesus Rolls – Quintana è tornato!, un film indipendente da quello di Joel Coen in cui il protagonista è Jesus Quintana, il giocatore di bowling che ne Il grande Lebowski compare in un piccolo ma iconico ruolo.

Non molti sanno che Jesus Quintana, in realtà, non è un’invenzione dei Coen ma di Turturro stesso, creato a fine anni ’80 per uno spettacolo teatrale e che piacque così tanto ai registi di Fargo da voler coinvolgere Turturro nel film per interpretare il suo personaggio. Turturro, dunque, ha voluto proseguire la sua interessante carriera da regista, iniziata nei primi anni ’90, proprio dedicandosi al suo personaggio più sopra le righe con un film che è si uno spin-off de Il grande Lebowski, ma allo stesso tempo un’opera personalissima e del tutto libera da qualsiasi influenza del cinema dei fratelli Coen.

Un bene? Visto il risultato mi sento di dire no, dal momento che Jesus Rolls è un disastro su tutta la linea, un film pensato e realizzato così male da creare sincero imbarazzo in chi ha pagato il biglietto per andare a guardarlo e, non di meno, in chi deve scriverne una critica costruttiva.

Jesus Rolls

Jesus Quintana esce di prigione dopo aver scontato diversi anni di reclusione a causa di una infondata accusa di oltraggio al pudore in presenza di un minore. Ad aspettarlo fuori c’è l’amico fraterno Pete, con il quale si caccia subito nei guai rubando un’auto d’epoca a un parrucchiere della mafia che, in risposta, spara a una coscia a Pete. In fuga, i due si trovano in compagnia di Marie, la shampista del parrucchiere che scorterà i due in giro per le campagne della California tra mille improbabili avventure.

Turturro prende curiosamente ispirazione da I santissimi (1974), film di Bertrand Blier con Gerard Depardieu tratto dal romanzo dello stesso Blier Les valseuses, e ne realizza un libero remake. Una scelta che lascia abbastanza disorientati se si pensa che l’unico punto di ancoraggio per lo spettatore che si approccia a Jesus Rolls è Il grande Lebowski! Ma nonostante un piccolo richiamo nel prologo, in cui Turturro è impegnato a scagionare il suo personaggio dalle accuse di pederastia che nel film di Coen gli venivano insistentemente mosse da Walter/Goodman, questo film non ha nulla a che spartire con il cult con Jeff Bridges, a cominciare dall’assenza del bowling (a parte una intrusa e brevissima scena di seduzione su una pista da bowling) e si delinea come uno strampalato road movie che punta tantissimo sull’ironia e sul sesso. Ironia che, purtroppo, non fa ridere, ne tantomeno diverte, ma risulta infantile e spesso irritante, con un’abbondanza di battute a sfondo sessuale che scherzano sulla lunghezza del membro maschile e sull’orgasmo femminile.

Jesus Rolls

Una barzelletta sconcia noiosa e incredibilmente sessista, quasi impensabile all’epoca del metoo, in cui la donna è vista come oggetto sessuale da appagare (la gara a farle raggiungere l’orgasmo) e casalinga utile a preparare un piatto caldo agli uomini che bighellonano tutto il giorno.

Turturro parla di libertà, questo è chiarissimo, i suoi personaggi – avanzi di galera che hanno passato parte della loro vita reclusi o in prigionia di uomini asfissianti o lavori inappaganti – fuggono dalla società, dagli affetti, dalla civiltà per cercare un’espressione personale che sentono pronta ad emergere. Il messaggio, che era anche alla base de I santissimi, è nobile e si presta ad essere sviscerato con dovizia anche al cinema, ma Turturro carpisce la parte peggiore di questo concept. Ne risulta un film senza capo ne coda, un ensemble di episodi slegati tra loro in cui i personaggi si comportano in modo stupido e infantile, fanno cazzate evitabilissime e poi fuggono piangendosi addosso e allo stesso tempo beandosi della loro inettitudine.

Jesus Rolls

L’unica parentesi che sembra avere cuore e cervello è quella che vede coinvolta Susan Sarandon, madre appena uscita di prigione che incontra Jesus e Pete e decide di passare le sue ultime ore in loro compagnia, dedicandosi ai piaceri del cibo e del sesso. Peccato che sia solo una parentesi, appunto, dal momento che il personaggio possiede quella malinconica profondità che avrebbe aiutato il film se utilizzata con equilibrio e cognizione di causa.

Come si diceva, il sesso è centrale in Jesus Rolls e fa parte di quel discorso sulla libertà di cui sopra. Si parla di sessualità fluida ma in maniera poco centrata e fastidiosamente ambigua, insistendo in diverse occasioni su un rapporto omoerotico (a senso unico) tra Jesus e Pete, ma allo stesso tempo ribadendo ogni 3 per 2 sul legame fraterno che c’è tra i due. Per non parlare del personaggio di Marie, interpretata da una pessima Audrey Tautou, che dovrebbe essere l’emblema dell’emancipazione sessuale femminile ma si riduce a giocattolo erotico nelle mani dei maschi del film e dei loro complessi sulla grandezza del pene.

Jesus Rolls

Oltre a Turturro e la Tautou, il terzo protagonista è interpretato da Bobby Cannavale (Blue Jasmine, Ant-Man, Jumanji – Benvenuti nella giungla) imprigionato in un personaggio mal caratterizzato e sfuggente, nonostante abbia quasi lo stesso minutaggio in scena di Jesus Quintana. Sul poster del film campeggia anche il volto e il nome di Christopher Walken, che nel film compare in un cammeo di pochi secondi.

Insomma, da un autore sensibile e intelligente come Turturro, che già aveva dato segnali di cedimento di ispirazione con l’insipido ma in fin dei conti gradevole Gigolò per sbaglio, un k.o. clamoroso che delude non solo perché riporta in scena e decontestualizza un personaggio amato e iconico come Jesus Quintana, ma anche perché da vita a un film sgangherato, scritto malissimo, costellato da messaggi goffamente poco felici e anche visivamente brutto.

Finito nel 2017, Jesus Rolls – Quintana è tornato! è rimasto inedito fino ad oggi, distribuito in Italia da Europictures in anteprima mondiale e presentato come evento di pre-apertura della Festa del Cinema di Roma 2019.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Il breve episodio con Susan Sarandon.
  • Tanta ironia che non diverte.
  • Scritto malissimo, con personaggi delineati con l’inchiostro simpatico.
  • Narrativamente sgangherato.
  • Visivamente vecchio.
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Valutazione: 3.0/10 (su un totale di 1 voto)
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