Jupiter – Il Destino dell’Universo, la recensione

Oggi siamo abituati a identificare molti registi di prima linea a Hollywood come nostri pari, nel senso che hanno una formazione culturale molto vicina a quella dello spettatore tipo dei loro film, del nerd insomma. Pensiamo a Joss Whedon o J.J. Abrams, gente che macina milioni di dollari come fossero noccioline, cresciuti a pane e nerditudine in abbondanza. Ma in principio c’erano i fratelli Wachowski, due che si sono fatti le ossa con i fumetti e al cinema hanno esordito prima come sceneggiatori del thriller d’azione Assassins e poi come registi con il lesbo-thriller Bound – Torbido inganno. Ma a renderli famosi, richiestissimi, copiati e milionari è stato Matrix, film e poi trilogia rivoluzionaria per il mondo della fantascienza e degli effetti visivi. Due geek di talento capaci di far tendenza, insomma.

Peccato, però, che dopo Matrix Andy e Larry (che nel frattempo ha cambiato sesso ed è diventata Lana) non ne hanno più azzeccata una, forse intrappolati nella loro coltre eccentrico-intellettuale che li fa agire contro ogni logica commerciale. O meglio, i loro film sono l’emblema del commerciale, solo che lo sono a modo loro, capace di raccattare solo una nicchia del pubblico di massa, con il rischio di non piacere neanche a quello. Se la prosecuzione di Matrix e la sua conclusione hanno lasciato molti palati insoddisfatti, una completa disfatta è stato il disastroso (anche sotto il punto il punto di vista del botteghino) Speed Racer, così come ha lasciato freddi i più il concettualmente interessante ma Cloud Atlas. Con Jupiter – Il Destino dell’Universo, i Wachowski tornano sul loro passi, si autocitano con la loro opera più fortunata e tentano di crear un mondo che possa lanciare le basi per una nuova saga… che difficilmente attecchirà sul serio.

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Jupiter – Il Destino dell’Universo rischia davvero di non piacere a nessuno, un po’ come era accaduto con il film su Superauto Mach 5. E a poco serve avere nel cast un attore che richiama ragazzine a palate come Channing Tatum e intrappolarlo in una storia d’amore impossibile con una Cenerentola spaziale (Mila Kunis), mentre un ex modello ora in odore di Oscar (Eddy Redmayne) fa il cattivo, perché il film, di fatto, diverte – forse – solo chi l’ha fatto.

In Jupiter – Il Destino dell’Universo viene a mancare, in primis, quel sense of wonder necessario a un film di questo tipo, risultando solo tronfio di cose-eventi-personaggi, ma privo di ironia e personaggi realmente accattivanti a cui appassionarsi. Insomma, Jupiter – Il Destino dell’Universo non è quello che pochi mesi fa è invece stato Guardiani della Galassia.

È evidentissimo che questa volta per i Wachowski il punto di riferimento era il cinema fantasy e fantascientifico degli anni ’80. Il loro sguardo era rivolto a Star Wars, a Labyrinth, a Giochi Stellari, ma il risultato sembra virare più verso Dune, ovvero un film molto ricco a livello scenografico e visivo ma irrisolto a livello narrativo e con alcuni scivoloni nel ridicolo involontario. Sentir dire a Channing Tatum che lui è più vicino a un cane piuttosto che a un essere umano (nel film è una creatura ibrida) e sentir rispondere un’infatuata Mila Kunis che a lei piacciono i cani, fa ridere il pubblico, così come fa sorridere amaramente vedere l’attore che in La teoria del tutto faceva Stephen Hawking qui ridotto come la brutta copia del marveliano Loki che parla con la vocina stridula di Gollum per sottolineare la sua malvagità/viscidume. Dunque, seppure per i Wachowski Jupiter – Il Destino dell’Universo è un modo per omaggiare il cinema con cui sono cresciuti, di fatto è un film goffo e dall’appeal quasi nullo.

La storia ha già qui l’ampiezza di respiro di una saga, compressa in due ore di film, e ci racconta di una ragazza russa, immigrata con la famiglia negli Stati Uniti, che di lavoro fa le pulizie. Ma un giorno Jupiter (così si chiama la ragazza a cui da il volto Mila Kunis) si ritrova al centro di un complotto spaziale e scopre che è la reincarnazione di una regina intergalattica proprietaria del pianeta Terra; per questo motivo gli altri regnanti spaziali vogliono farla fuori, per diventare sovrani di uno dei pianeti-coltivazione dell’Universo. Ma una ex guardia imperiale ora divenuto mercenario (Channing Tatum) protegge Jupiter e trova pure il tempo per farla innamorare.

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Nel film dei Wachowski c’è tutto e di più, dalla storia d’amore tra specie differenti (come tanto va di moda) alle faide famigliari nobiliari in stile Trono di Spade, c’è tempo per riprendere l’idea dell’essere umano come frutto da coltivare per scopi altrui, già al centro di Matrix, fino alle teorie sull’origine dell’uomo, qui in un mix teologico/scientifico che forse è l’aspetto più interessante dell’intera vicenda. Uno zibaldone di cose che strizza l’occhio, a volte anche esteticamente (si veda le tute delle guardie imperiali), al cinema di una volta, mescolandolo a tratti abilmente con le estensioni più modaiole del cinema odierno.

Bellissime le scene d’azione – e dai Wachowski non ci si poteva aspettare il contrario – valorizzate anche da un 3D mai invasivo che segna l’entrata dei fratelli registi nella stereoscopia, ma il film, di fatto, non c’è.

 Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Molto belle le scene d’azione.
  • Visivamente potente.
  • Troppa carne al fuoco per un film da 2 ore, con la conseguenza che si finisce a far confusione.
  • A tratti è involontariamente ridicolo.
  • Nel suo voler essere un mix di eccentrico e commerciale, rischia di non piacere a nessuno.
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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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