La casa dei libri, la recensione
Nell’Inghilterra di fine anni ’50 le grandi speranze, di trasformare una vecchia proprietà ormai abbandonata in una libreria, con cui la giovane vedova di guerra Florence Green (Emily Mortimer) arriva nel villaggio inglese di Hardborough nel Suffolk, vengono ostacolate dall’aristocratica e dispotica signora Violet Gamart (Patricia Clarkson). L’unico conforto che troverà la coraggiosa Florence sarà nell’amicizia del vedovo e solitario Edmund Brundisch (Bill Nighy) con cui, condividendo la passione per i libri, instaura una corrispondenza letteraria.
Il racconto di Isabel Coixet, ispirandosi al romanzo inglese The bookshop di Penelope Fitzgerald, rimane ingessato nella bellezza del paesaggio costiero, crogiolandosi fin troppo nel lirismo di quest’atmosfera e in un ripetersi di dialoghi monotoni e ridondanti, risultando così alquanto statico e immobile. Ne risulta un film piatto, privo di quelle sfumature che avrebbero potuto far raggiungere i toni melodrammatici sperati, e del climax necessario a smuovere un eccesso di sobrietà, maggiormente tipico di una commedia. Conformemente all’ambiente e al linguaggio fittizio adottato dal film, anche i suoi personaggi, nella loro pacatezza, appaiono poco autentici e privi di conflitti; l’unico sussulto di emotività lo si intravede quando il vedovo Edmund decide, dopo tanti anni di volontaria reclusione, di uscire dalla sua tenuta per affrontare personalmente la ricca Violet.
Complessivamente il film, mostrando delle evidenti lacune nell’impianto narrativo, rimane incapace di coinvolgere pienamente lo spettatore che si trova ad assistere all’ennesima storia che mostra il coraggio di una donna che si scontra con una società perbenista, non riuscendo però né a livello di interpreti, che di scrittura, a trasmettere quantomeno lo stesso interesse suscitato dall’analoga vicenda narrata in Chocolat, risultando alla fine poco coinvolgente.
Silvia Scarpini
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