La casa in fondo al lago, la recensione

Quello delle case infestate è forse il filone più antico del genere horror, sia se parliamo di cinema che di letteratura; basti pensare che il primo film horror della Storia del cinema, Le manoir du diable, che Georges Méliès realizzò nel 1896, si ambientava proprio in un castello maledetto, mentre il capostipite delle letteratura gotica, Il castello di Otranto (1764) di Horance Walpole, è proprio una ghost story in piena regola a cui fa da sfondo la magione maledetta del titolo. Va da se che sull’argomento si è detto e mostrato pressoché tutto. Ma la rinata mania cinematografica per case infestate, fantasmi e possessioni ha fatto si che la fantasia di qualche autore volasse a tal punto da trovare un espediente originale per raccontare una classicissima storia che ha al centro una casa infestata dagli spettri.

Parliamo de La casa in fondo al lago (The Deep House), lungometraggio scritto e diretto dai francesi Alexandre Bustillo e Julien Maury, in uscita al cinema il 5 agosto distribuito da Notorious Pictures.

Ben e Tina hanno un canale YouTube dedicato all’esplorazione di luoghi misteriosi sui quali gravitano inquietanti leggende. In cerca di facili like e visualizzazioni tali da permetter loro di monetizzare, la coppia si reca in Francia, Paese di nascita di Tina, per esplorare un lago oggetto di misteriosi avvistamenti. Dotati di un drone acquatico, muta e bombole di ossigeno, i due si rendono conto che quello non è altro che un luogo di villeggiatura meta di numerosi turisti. Delusi dal “viaggio a vuoto”, Ben e Tina vengono avvicinati da Pierre che promette loro di portarli in un ramo del lago sconosciuto ai più in fondo al quale è situata una casa maledetta. La coppia non se lo lascia ripetere due volte e giunti sul luogo si preparano alla più grande avventura soprannaturale della loro carriera!

the deep house

Particolarmente amati nel mondo del cinema horror per aver esordito con l’estremo Inside – À l’intérieur nel 2007 e aver proseguito a colpi di cult con Livide (2011) e Aux yeux des vivants (2011), fino all’hollywoodiano Leatherface – Il massacro ha inizio (2017), Alexandre Bustillo e Julien Maury conoscono bene il linguaggio del brivido così decidono di dare un contributo al filone delle case infestate che possa in qualche modo differenziarsi dalla massa e lasciare il segno. La casa in fondo al lago ha una struttura molto classica e uno svolgimento lineare che trova il suo quid nell’ambientazione subacquea. Il film, infatti, costruito per buona parte con riprese in stile documentaristico e POV tipici del linguaggio del mockumentary, è ambientato quasi interamente sott’acqua, nel fondo del lago artificiale situato nella regione francese dell’Occitania. Anzi, in interni allagati, quelli della casa maledetta dei Montegnac.

the deep house

Questo espediente dà modo a Maury e Bustillo di venderci un film in fin dei conti molto risaputo per una sostanziale novità e la loro intuizione funziona molto bene perché questo contesto riesce a creare un’atmosfera davvero inquietante e ansiogena. Per buona parte del tempo seguiamo i due protagonisti, interpretati da Camille Rowe e James Jagger, esplorare la casa sommersa che ogni tanto riserva qualche macabro dettaglio che funge da chiaro campanello d’allarme per quello che deve venire. Ma quando si entra nel vivo del loro incubo, la situazione si fa veramente carica di tensione e oltre alle raccapriccianti presenze che popolano l’abitazione e i terrificanti dettagli che i due scoprono sul passato di quella casa, c’è anche la complicazione dell’ossigeno che inizia a scarseggiare. La casa, infatti, si trasforma in una vera e propria trappola che non concede una via di fuga agli intrusi, istillando in loro paura e un altissimo senso del pericolo.

The Deep House

La casa in fondo al lago è, dunque, il suo stesso concept e non va oltre. Se togliessimo l’ambientazione sommersa, il film sarebbe una ghost story davvero risaputa e anche un po’ banale per gli sviluppi narrativi, ma grazie a questa originale intuizione, il film di Maury e Bustillo è degno di essere menzionato nei manuali di cinema horror sotto la voce “case infestate”!

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • L’ambientazione subacquea riesce a fare la differenza.
  • Molte situazioni sono davvero tese!
  • Se togliamo l’ambientazione, rimane una ghost story su una casa infestata simile a troppe altre.
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