La Famiglia Fang, la recensione

Lo stile di vita di Caleb e Camille Fang, campioni della performance art, è quanto mai singolare. Questa stravagante coppia di artisti fa del mondo il proprio teatro intromettendo nel caos squinternato della vita quotidiana la confusione “addomesticata” delle proprie rappresentazioni artistiche. Ovviamente, la critica risponde prontamente alla chiamata con la consueta desolante scontatissima isteria dialettica (boiata pazzesca!!! capolavoro!!!).

I coniugi Fang (che in italiano vuol dire zanna e questo è un indizio) non si fanno molti scrupoli a fare dei piccoli Annie e Baxter delle pedine fondamentali di quest’arte al tempo stesso di strada e d’avanguardia. Ora è chiaro che dei bambini sballottati senza requie fra la vita e l’arte, l’arte e la vita, sprovvisti di una coscienza definita e soggetti alle continue manipolazioni della rappresentazione, perdono di vista la propria identità. Troppa terra bruciata nel nome dello sforzo creativo. E come conseguenza, Annie, da promettente stellina del cinema indie, deraglia e si consegna ai pettegolezzi da tabloid, mentre il povero Baxter, dopo un primo romanzo che fa furore e un secondo che suscita “reazioni contrastanti”, si orienta verso un blocco creativo e una mediocrità molto poco dignitosa.

La famiglia Fang

Quando gli anziani genitori scompaiono in circostanze misteriose tali da generare ipotesi contraddittorie ma allo stesso tempo ugualmente plausibili (cronaca nera o l’ennesima perfomance?), è gioco facile per Annie e Baxter imbarcarsi in un viaggio – ora metaforico ora reale – alla ricerca di se stessi, del tempo perduto, dei propri genitori, di un senso di famiglia e di stabilità occultati per troppo tempo sotto una coltre di rancori soffocati e incomunicabilità.

Percorsi di vita sacrificati sull’altare dell’arte, che conducono tuttavia ad una risoluzione sorprendente, benefica, ma certamente non indolore. Vedere per credere.

La famiglia fang

La Famiglia Fang ha molto più da offrire allo spettatore rispetto a quanto può saltare agli occhi ad una lettura superficiale: il suo pregio sta nel saper lavorare con intelligenza nell’ammantare i giudizi che si intravedono in controluce, a proposito dei suoi sconcertanti ma al tempo stesso umanissimi personaggi, di una sfumatura di necessaria ambiguità. Ancora una volta tocca allo spettatore l’incombenza di sbrigare il lavoro sporco e colmare gli spazi bianchi.

Il film nasce come adattamento dell’omonimo romanzo di Kevin Wilson, datato 2011. Pubblico e critica abbracciano con calore un’opera che non impiega molto tempo a costruirsi un pedigree da best-seller, e tanto basta perché il profumo del dollaro faccia drizzare fiduciose antenne hollywoodiane, mobilitando in questo caso l’attenzione di Nicole Kidman, produttrice ed interprete, e del bravo Jason Bateman, nella doppia veste di autore – attore.

la famiglia fang

Talento, carisma e un buon affiatamento danno efficacemente voce e corpo alle idiosincrasie, alle fragilità e alla forza di Annie e Baxter Fang. Ma è soprattutto la regia di Bateman a sorprendere e a fare della Famiglia Fang un prodotto ben costruito e nel complesso soddisfacente.

Questo inusuale mix di emozioni e conflitti familiari (in ogni senso) immersi in uno scenario certamente eccentrico e decisamente poco credibile, l’intreccio di commedia e di thriller, di umorismo e malinconia è sorretto da una regia e da un gusto per la messa in scena che lavora di sottrazione, coglie la verità di un’emozione nelle sfumature, nel non detto, e ha il coraggio di non esporsi nell’ostentazione arrogante di tutte quelle verità “pesanti” che si agitano al di sotto della superficie del racconto.

la famiglia fang

In questo senso, la direzione scelta dal buon Bateman, che nel suo passato di attore bambino avrà certamente trovato un buon ancoraggio per la caratterizzazione del suo personaggio, è una prova di umiltà e una manifestazione di intelligenza che fanno simpatia e giovano alla causa di un film che, abbandonato alle cure inesperte di mani meno abili, correva il serio rischio di mutare in un drammone ruffiano e sentimentale, nella peggiore accezione del termine.

Francesco Costantini

PRO CONTRO
L’ottimo Christopher Walken nella parte di un anziano Caleb Fang. L’impressione è che la conclusione del film venga gestita in maniera un po’ sbrigativa.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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La Famiglia Fang, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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