La Gelosia, la recensione

La Gelosia è un film diretto da Philippe Garrel, con protagonisti il figlio Louis e Anna Muoglalis. Il personaggio principale, omonimo del regista, è un giovane attore squattrinato, trasferitosi in un piccolo appartamento dopo aver lasciato la moglie Clothilde (Rebecca Convenvant), che gli ha dato anche una figlia. Qui vive con Claudia, attrice che non rimedia un ingaggio da molto tempo ma che ama follemente.
Il film è in parte autobiografico: Louis interpreta suo nonno all’età di trenta anni e la piccola Charlotte (Olga Milshtein), figlia di Louis e dell’ex moglie, rappresenta il regista stesso. La figura paterna ha, infatti, un ruolo fondamentale: da una parte, la costante presenza del protagonista nella vita della bambina e, dall’altra, l’assenza di un padre per lui e per Esther (sorella del protagonista anche nella realtà). Scene di basilare importanza sono quelle con i “sostituti” padri: Louis con il vecchio professore e Claudia con il vecchio scrittore. È soprattutto in questa parte del film che si colgono riferimenti alla pittura e alla liturgia cristiana, con l’utilizzo di immagini visivamente forti e ricche di significato metafilmico.

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Philippe Garrel parte dal particolare, raccontando la propria storia, per poi giungere all’universale: “la gelosia è un qualcosa che tutto il mondo ha provato, un enigma con il quale tutto il mondo ha avuto a che fare. […] Tutti l’hanno conosciuta nella loro vita, a partire dall’infanzia, in forme diverse“. 
La duplicità delle relazioni di coppia (e genitori-figli) è ben rappresentata dalla sceneggiatura, scritta da quattro persone: due uomini e due donne. È proprio il susseguirsi di una scrittura maschile e femminile, afferma il regista, che apporta una diversa sensibilità, una differente e più ampia visione all’insieme, lasciando spazio a cambiamenti e improvvisazioni.
I dialoghi essenziali e puliti si alternano a silenzi e lunghi primi piani, in particolare di Claudia. Le inquadrature si soffermano spesso sul suo viso, sulla sua angoscia. Una scelta ispirata ai film muti, che il regista ha diretto in passato, e accenutata dall’utilizzo di filtri e lenti speciali che mettono in risalto l’espressività degli attori. Più che concentrarsi sulle parole, ci si sofferma in questo modo sui gesti, gli atteggiamenti, le reazioni dei personaggi.

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Nulla è lasciato al caso: ad esempio la scelta del cinemascope anamorfico in 35 mm, che permette un ottimo risultato in spazi molto piccoli (come l’appartamento in cui vivono Louis e Claudia), dilatando l’immagine e donandogli un’ampiezza che altri metodi non consentono. Il bianco e nero, inoltre, contribuisce alla resa di un’atmosfera fredda e malinconica. Erede della Nouvelle Vague, Garrel rivela ne La Gelosia uno spezzone di vita intimo, privato. La coppia Garrel-Muoglalis è riuscita a rendere perfettamente le diverse sfaccettature, la complessità e le contraddizioni di questa relazione. Nonostante numerosi tradimenti da parte di entrambi, i due sembrano non poter fare a meno l’uno dell’altro.
Il film, presentato in concorso al Festival di Venezia 2013, uscirà nelle sale italiane il 26 giugno, distribuito da Movies Inspired.

Fulvia Mignozzetti

PRO CONTRO
  • La malinconia del bianco e nero.
  • L’importanza conferita all’espressività e al non-detto.
  • Il finale non è molto convincente.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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La Gelosia, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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