La legge della notte, la recensione

Il passaggio dal ruolo di attore a quello di regista è un atto che, seppur molto diffuso soprattutto negli ultimi anni, non sempre risulta facile e foriero di grandiosi successi e prodotti di alta qualità. Ben Affleck, però, è riuscito nell’arduo compito di non soffrire questo grande passo e fin dal suo secondo film alla macchina da presa, The Town, ha messo in mostra ottime qualità dal punto di vista visivo e narrativo. Dopo il successo di Argo, con il quale ha vinto il premio Oscar per il miglior film nel 2013, l’attore statunitense ritorna sul grande schermo con La legge della notte, un gangster movie che cerca di fondere una storia di guerre fra delinquenti con dinamiche da film storico e sentimentale. Quello che ne viene fuori è un film dalla confezione affascinante, ben girato e raffinato stilisticamente, ma molto incerto quado si tratta di raccontare una storia resa poco accattivante.

Joe Coughlin è un veterano della Prima Guerra mondiale che vive nella Boston degli anni venti, città che in qual periodo conta un alto tasso di delinquenza ed è teatro di una sanguinosa guerra tra italiani e irlandesi per il controllo dei traffici clandestini. Nonostante sia figlio del capo della polizia, Joe intraprende la carriera da gangster e si schiera dalla parte degli italiani per i quali, su ordine del padrino Maso Pescatore, accetta di recarsi a Tampa a contrabbandare alcool. Tra amori sbagliati, tradimenti e dubbi di coscienza, il protagonista si trova a fronteggiare una lotta molto più grossa e complessa di quella che sembrava.

Il film di Affleck avrebbe tutte le carte in regola per diventare l’ennesimo successo del regista di Argo. La storia, tratta dall’omonimo romanzo di Dennis Lehane, non si presenta infatti come il solito gangster movie popolato soltanto da uomini in completo gessato e mitra, ma piuttosto cerca di mettere sul tavolo anche altre tematiche e ispirazioni che si traducono in una ricostruzione fedele del contesto politico e sociale dell’epoca e sprazzi di intrecci sentimentali in stile cinema bianco e nero.

Quello che doveva rappresentare un punto di forza, tuttavia, si trasforma in un’arma a doppio taglio poiché la sceneggiatura, scritta dallo stesso Affleck, presenta numerosi passaggi poco approfonditi e, cosa ancora più grave, non riesce ad amalgamare al meglio le diverse anime del film, rendendo così il tutto troppo confusionario e stucchevole in alcuni punti. I personaggi, poi, sono poco approfonditi e di conseguenza anche i rapporti fra gli stessi non assumono mai quella profondità necessaria per incuriosire ed emozionare lo spettatore.

A salvarsi sono soltanto la regia, avvalorata da inquadrature ben fatte e molto curate, e un cast che, oltre al già citato Affleck, vede attori ben calati nei loro ruoli come Elle Fanning, Brendan Gleeson, Chris Messina e Remo Girone.

Insomma, anche per Ben Affleck è arrivato il momento del primo flop da regista.

Vincenzo de Divitiis

PRO CONTRO
  • Un buon cast.
  • Regia molto curata e ricercata.
  • Una storia molto confusionaria.
  • Personaggi poco approfonditi.
  • Poca empatia con lo spettatore.
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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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