La mafia uccide solo d’estate, la recensione

Palermo, anni ’70. Arturo è figlio unico, va alla scuola elementare ed è perdutamente innamorato della compagna di classe Flora. Ma la bambina non sembra ricambiare e appare piuttosto interessata a un altro compagno di classe. Nel frattempo a Palermo si comincia a parlare sempre con più insistenza di mafia, concetto quasi astratto  ma parola di uso quotidiano che si divide tra le attenzioni dei media, l’omertà dei palermitani e la fervida fantasia dei bambini.

A volte capita di andare al cinema e, pur essendo pienamente informati su cosa si sta andando a vedere, ci si sente un po’ disorientati sullo spettacolo che sta per cominciare: non si sa, in realtà, cosa aspettarsi dal film che si è scelto di vedere. È un po’ quello che potrebbe accadere allo spettatore di La mafia uccide solo d’estate, l’esordio alla regia di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif.

Il titolo richiama in parte il cinema italiano d’impegno civile tipico degli anni a cavallo trai ’60 e i ’70 e allo stesso tempo una parodia dello stesso, la locandina con un ragazzino addobbato come Giulio Andreotti confonde ancora di più e i nomi in calce al titolo, Pif e Cristiana Capotondi, non posso che far pensare a uno spettacolo spensierato, assimilabile al genere della commedia.

Eppure La mafia uccide solo d’estate è onestissimo nel suo modo di porsi, perché il film di Pif è tutto quello che si è scritto sopra e anche di più. Una bella sorpresa, senza dubbio, che affronta un tema importante come quello delle stragi mafiose mescolandolo con la leggerezza di una storia d’amore infantile, trattata come una commedia divertente e divertita.

Pierfrancesco Diliberto, che è noto per la sua attività televisiva in programmi satirici come Le Iene e Il testimone, mette nel film molto della sua esperienza passata e firma anche la sceneggiatura insieme a Michele Astori e Marco Martani, fido collaboratore di Fausto Brizzi, che infatti co-produce il film con la sua Wildside. Gli anni ’70 a Palermo e la leggerezza con cui in certi ambienti si parlava della mafia derivano direttamente dal vissuto del regista, attore e sceneggiatore, che si diverte in questo film a raccontarci una Sicilia che preferisce sminuire il grave problema che la affligge smitizzando la portata reale della mafia in uno spauracchio “creato” per metter paura ai bambini.

Un imbarazzato Pif a un appuntamento "romantico"

Un imbarazzato Pif a un appuntamento “romantico”

“Non penseresti mai che certe cose potrebbero accadere anche a te… finché non accadono”. Riflettendo su questo assunto, la vita di Arturo, che da bambino è interpretato dal bravo Alex Bisconti e da adulto dallo stesso Pif, è indirettamente condizionata dalla mafia, questa “cosa” misteriosa di cui parlano alla tv e che gli adulti dicono “non esistere”. Ed è proprio un attentato mafioso che si pone come spartiacque tra l’infanzia e la maturità di Arturo, che fornisce il passaggio di testimone necessario a mostraci queste due epoche ugualmente – se non in maniera maggiore – segnate da Cosa Nostra.

Pif ha un approccio delicato e rispettoso verso la tematica, raccontandoci la divertente ammirazione del suo protagonista per l’allora Presidente del Consiglio Giulio Andreotti, che indirettamente fornisce ad Arturo quei consigli sull’amore che i suoi genitori non sapevano dargli e che culmina nella grottesca festa di carnevale. I personaggi di La mafia uccide solo d’estate sono i testimoni di alcune importanti tappe della storia del Paese, soprattutto le stragi mafiose che sono descritte in maniera a volte indiretta e con un ottimo uso del materiale di repertorio attraverso le uccisioni di Dalla Chiesa, Lima, Falcone e Borsellino e altri. Ma nel film c’è un buon equilibrio tra impegno sociale, satira di costume e commedia all’italiana: nessun elemento tende a prevalere sull’altro e alla fine si ha la sensazione di aver visto si un film leggero, ma di sostanza.

Il cast di difende molto bene e se Pif non è proprio questo grande attore, compensano abbondantemente Cristiana Capotondi, Barbara Tabita, Claudio Gioè e Ninì Bruschetta che interpreta simpaticamente un prete coinvolto con loschi affari mafiosi.

La mafia uccide solo d’estate è dunque un film riuscito, anomalo, quasi inclassificabile ma sicuramente da vedere. Ci si diverte e si riflette, due sensazioni che sempre più raramente si riescono a far convivere nello stesso prodotto.

Roberto Giacomelli

 

PRO CONTRO
  • Un riuscito mix tra impegno sociale e divertimento da commedia all’italiana.
  • Attori per lo più in parte e ben utilizzati.
  • Buon utilizzo delle immagini di repertorio.
  • Pif come attore protagonista funziona fino a un certo punto…

 

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