L’A.S.S.O. nella manica, la recensione

Prima di cominciare a parlare del film soffermiamoci un secondo sul titolo: L’A.S.S.O. nella manica dove la parola “asso” sta per “Amica Sfigata Strategicamente Oscena”. Insomma, un titolo non proprio trasparente con il quale la distribuzione italiana ha provato a tradurre una delle cose più difficilmente traducibili di sempre, ovvero, lo slang americano. Comprendiamo che tradurre la parola “the duff”, titolo originale della pellicola, non era per niente facile ma si poteva essere molto più semplici e diretti, anche eliminare “nella manica” dal titolo avrebbe agevolato.

L’”asso” è un nuovo termine del gergo giovanile per etichettare un gruppo sociale all’interno dell’universo delle scuole americane:  utilizzando parole semplici, potremo dire che l’asso è il ragazzo o la ragazza al quale ci si avvicina pur di arrivare ai suoi amici che rappresentano l’èlite sociale. La storia ruota attorno a Bianca, un asso in piena regola che vive spensieratamente la sua vita all’oscuro dalla sua condizione: cresciuta con una barbie ed una bratz in carne ed ossa come migliori amiche, Bianca scopre di essere un asso dall’amico d’infanzia palestrato, legati da un legame emotivo forte come fare il bagno nudi da bambini.

Date le premesse narrative il genere di riferimento appare chiaro: L’A.S.S.O. nella manica” rientra a tutti gli effetti  nel  genere teen movie; detto questo non significa che vada cestinato con indifferente brutalità da cinefili appassionati di Godard. Da sempre, i  teen movies trattano l’adolescenza e tutti i problemi ad essa legata con leggerezza e quattro risate e se avete presente ottimi capisaldi del genere come Mean Girls,  Juno e Easy Girl, capaci di far ridere e raccontare i giovani anche nella loro semplicità, allora avete capito di cosa parlo. Ecco, L’A.S.S.O. nella manica non riesce a farlo minimamente. Il regista, Ari Sandel, afferma “Se riesci a scherzarci su diventa tutto più facile” che rappresenterebbe in qualche modo l’obiettivo base del  teen movie:  rendere argomenti importanti  senza toni drammatici. Tutte ottime intenzioni che però restano tali.

Le premesse narrative non sono malvagie: l’asso si ribella alle amiche perché non riesce a capire se l’amicizia che le lega sia reale o sia solo utilizzata per far risaltare la loro personalità; partendo da ciò, mi aspetterei  che il fulcro del film sia concentrato sul rapporto tra l’asso e le sue amiche.

l'asso nella manica 1

Durata del confronto con le amiche: 2 minuti. Scena che strappa un sorriso, per carità, ma dopo vorremo un minimo di caratterizzazione dei personaggi. Va bene la leggerezza ma ciò non significa inesistenza di psicologie.

Risoluzione del conflitto: 37 secondi. Motivazioni nulle.

La pellicola poteva avere il potenziale per essere almeno godibile e scherzosa senza troppe pretese, invece si trasforma nel solito polpettone del brutto anatroccolo in salsa teen che viene salvato dalla fata di turno (in questo caso “fato”) in parte omologandosi alla massa ma rimanendo l’asso di sempre (svolta almeno coerente). Nei momenti in cui il film cerca di prendersi  sul serio è l’esatto istante in cui cade definitivamente nel baratro.

l'asso nella manica 2

Se dovessimo proprio salvare qualcosa della pellicola, sceglieremo l’attenzione al tema  della dipendenza per i social network: è senza ombra di dubbio la cosa migliore del film (insieme al personaggio della madre di Bianca) e se fosse stato trattato con maggiore cura sarebbe potuto essere il vero “asso nella manica” dell’opera; basti pensare che le due o tre scene che strappano un sorriso allo spettatore sono legate a questo tema.

Tutto il resto è da rivedere e da riscrivere: uno dei problemi principali del film è che non si ride mai, gli sketch comici sono spesso ridicoli e non si raggiunge mai l’obiettivo che si era proposto il regista, ovvero scherzare in maniera soft di tematiche giovanili rilevanti.

Gli attori non salvano minimamente la situazione anzi.. sconosciuti alle prime armi e quasi tutti provenienti dal mondo televisivo, risultano personaggi insignificanti privi di fondamenta in balia di una sceneggiatura senza capo né coda. Il montaggio e la realizzazione grafica (che rimanda al tema dei social network) cerca in tutti i modi di rendere più fluida una visione narrativamente noiosa e mal strutturata.

l'asso nella manica 3

Secondo la morale finale del film (se possiamo chiamarla tale) tutti nel corso della nostra vita abbiamo avuto un asso e siamo stati a nostra volta l’asso di qualcuno. Dopo circa 100 minuti di visione il film fa l’errore principale che un teen movie non dovrebbe mai compiere: provare ad essere profondo e filosofico. L’obiettivo era ridere ed  in sala sembrava di essere alla proiezione di un film di Lars Von Trier, non volava una mosca. Risate quasi pari allo zero. Obiettivo non riuscito.

Matteo Illiano

PRO CONTRO
  • Una sottotrama che attraversa tutto il film dedicata alla dipendenza da Internet ed in particolare dai social network.
  • Piacevole il personaggio della madre di Bianca anche se non viene sviluppato a dovere.

 

  • Non si ride quasi mai.
  • I personaggi sono i classici stereotipi che erano stantii già dai tempi di High School Musical.
  • Teen Movie non significa assenza di caratterizzazione psicologica e dialoghi insensati!!

 

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