Last Christmas, la recensione

La bionda ventiseienne Katarina (chiamatela Kate!) conduce a Londra una vita disordinata e irresponsabile. Lavora vestita da elfo in un negozio di pacchianerie natalizie, salta da un letto all’altro pur di non dormire a casa dai suoi e alza il gomito spesso e volentieri.
La grande passione di una vita, il canto, è diventata nulla più che l’ennesima scusa per fallire: arriva puntualmente tardi alle audizioni e vi partecipa senza convinzione né impegno.
Come è arrivata a questo punto? Riuscirà a rimettersi in carreggiata prima di toccare il fondo?
Forse l’incontro con quell’affascinante sconosciuto, che sempre più spesso incrocia il suo cammino, potrebbe segnare una svolta inaspettata…

Last Christmas, diretto da Paul Feig e interpretato da Emilia Clarke e Henry Golding, prende in prestito il titolo della celebre hit George Michael (di cui Kate è una fan sfegatata) ed è la perfetta favola di Natale per chi sa esattamente cosa aspettarsi. Tuttavia, questo non significa che il film sia privo di pregi.
La penna di Emma Thompson (che firma il soggetto assieme al marito Greg Wise e anche la sceneggiatura) dà vita a dialoghi serrati, spesso divertenti e non privi di una punta di irresistibile cinismo. Non mancano personaggi accattivanti e ben scritti.

Tra questi, Santa (una travolgente Michelle Yeoh), la datrice di lavoro di Kate, che ama a tal punto il Natale da aver messo su un negozio traboccante di improponibili cianfrusaglie a tema (un presepe che si illumina a suon di musica techno, tanto per citarne uno). Anche Petra (la stessa Emma Thompson), l’impegnativa mamma di Kate, malgrado appaia in un numero esiguo di scene, spicca sul cast grazie alla sua passione per i canti socialisti e la sua ossessione per la Brexit.

Una lancia va spezzata anche in favore della messa in scena. Fa da sfondo alla vicenda una Londra insolita; densa di luci, suoni e rumori, come la conosciamo… eppure, al tempo stesso, intima e piena di sorprese nascoste. Per apprezzarle, basta ricordarsi di ‘guardare in su’, insegna Tom (il personaggio di Henry Golding).

Last Christmas, dunque, si avvale di una buona confezione e di una notevole attenzione al dettaglio, sia per quanto riguarda l’aspetto visivo che quello umano. È innegabile però che, a conti fatti, siamo di fronte al più classico dei feel good movie natalizi, nonostante la pellicola tenti di puntare sulla commistione di generi e spunti per elevare se stessa.

Emilia Clarke si conferma a proprio agio anche in ruoli brillanti (avevamo avuto un assaggio della sua versatilità nello struggente Io Prima di Te) e, come nello spot della nota fragranza che la vede protagonista, mette in mostra anche le proprie doti canore. Tuttavia il cambiamento di Kate, Il cui vissuto è denso di contraddizioni e turbamenti, appare piuttosto ovvio e persino leggermente forzato. Inoltre, per quanto riguarda il commovente colpo di scena, lo spettatore più smaliziato non avrà difficoltà a intuirlo con largo anticipo.

Che dire? Chi attende con ansia il Natale anche per godersi l’ingenua magia che esso sprigiona e che, tra una canzone e l’altra, rende tutti più buoni, molto probabilmente adorerà Last Christmas e verserà persino qualche sincera lacrima. Chi, invece, da un film pretende qualcosa di più consistente di una favoletta gioiosa e romantica, si limiterà ad apprezzare quella piacevole dose di sarcasmo che rende esilarante qualche scambio di battute.

Chiara Carnà

PRO CONTRO
  • La scrittura brillante di dialoghi e personaggi.
  • Non c’è soltanto la solita Londra da cartolina a far da sfondo alla vicenda.
  • Le performance di Emma Thompson e Michelle Yeoh.
  • E’ la consueta favoletta in stile ‘a Natale puoi’. Per qualcuno, chissà, forse questo aspetto dovrebbe rientrare nei PRO.
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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Last Christmas, la recensione, 5.0 out of 10 based on 1 rating

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