Life as a B-Movie: Pietro Vivarelli, la recensione

“Consideriamo l’opera, non l’artista”, recita il noto adagio. Ma se la vita dell’artista è un’opera d’arte essa stessa? Allora è il caso di considerarle entrambe.

Parlare di “opera d’arte” è forse esagerato, ma senza dubbio la vita di Piero Vivarelli si rispecchia nella sua opera, e viceversa. Pur senza scomodare Nella misura in cui, film quasi autobiografico, è buffo scoprire come il regista di numerose commedie licenziose fosse egli stesso comicamente licenzioso. Uno dei frammenti del documentario lo vede, ormai anziano, ricordare il discorso fatto a un’amante:

Tu vuoi essere come mia moglie, giusto? Svegliarti tra le mie braccia… sì? Portarmi il caffé la mattina? Sì? Ecco, adesso sei proprio come mia moglie: anche tu hai le corna!

pietro vivarelli

Una battuta degna di una delle sue commedie, per spiegare all’amante che non era proprio l’unica. Piero Vivarelli non era uomo da una donna sola. Le compagne intervistate ricordano il suo libertinaggio addirittura con tenerezza. Nota era la sua passione per le donne di colore, non a caso è lui a firmare Il dio serpente e Il decamerone nero, film simbolo dell’esotismo erotico italiano.

A questo punto non deve stupire che il regista de L’addio a Enrico Berlinguer fosse anche l’unico italiano tesserato nel Partito Comunista cubano (di più: uno dei due soli stranieri a possedere tale tessera. L’altro era Che Guevara). Persino la vita politica di Vivarelli è atipica: arruolatosi in giovane età come paracadutista nella Repubblica di Salò, finirà per diventare amico personale di Fidel Castro.

Avvezzo alle emozioni forti, Vivarelli era un grande appassionato di paracadutismo. Uno dei momenti più spassosi del documentario è la testimonianza di Roberta Mancino, (splendida) campionessa di paracadutismo freestyle, che racconta di un Piero ottantacinquenne ancora pronto a fare un impossibile “ultimo salto”.

Mi faceva domande molto buffe” riporta la Mancino “Se fosse possibile saltare nudi, o fare l’amore a mezz’aria...”

pietro vivarelli

Fabrizio Laurenti e Niccolò Vivarelli illustrano le peculiarità di un’esistenza fuori dal comune con brio e chiarezza, facendo uso di vecchie interviste, materiali di repertorio e spezzoni di film. Bilanciano con destrezza le colorite vicende personali e i picchi di una carriera invidiabile. Perché sì, è facile concentrarsi sui triangoli amorosi, i dettagli grotteschi (come la volta in cui ha rubato la ragazza al figlio, mentre questi era in bagno…), ma Piero Vivarelli resta un gigante dell’industria musicale e cinematografica. Autore di 24000 baci, sceneggiatore di Django, amico di Fulci e Corbucci; Vivarelli ha contribuito a plasmare un certo immaginario italiano, e lo ha fatto a propria immagine e somiglianza.

Il documentario Life as a B-movie: Pietro Vivarelli è stato presentato in concorso alla 76^ Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Venezia classici.

Alessio Arbustini

PRO CONTRO
Ottimo modo di conoscere la vita di un grande del cinema di genere. Dato il soggetto trattato, il documentario avrebbe potuto essere più sopra le righe.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: +1 (da 1 voto)
Life as a B-Movie: Pietro Vivarelli, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.