L’inganno perfetto, la recensione

L’ottantenne Roy Courtnay conosce la coetanea Betty McLeish su un sito di incontri per la terza età e i due cominciano a frequentarsi. Roy però non ha detto alla donna che per guadagnarsi da vivere organizza truffe ai danni di sprovveduti investitori. Quando l’uomo realizza dell’ingente patrimonio di famiglia di Betty, inizia a pianificare un modo per truffare anche lei.

Ad eccezione di alcune garanzie, quando Hollywood affida l’appeal delle proprie storie a vecchie glorie del cinema ormai ottuagenarie, c’è sempre da stare attenti perché la sola è dietro l’angolo. E se si tratta, poi, di film che trattano di truffe e raggiri… beh, la sola è praticamente assicurata! Fortunatamente, però, un film come L’inganno perfetto, nonostante abbracci la tematica della truffa senile, riesce abilmente a divincolarsi dai pericoli generati da una regola non scritta che sembra marchiata a fuoco su certi prodotti di riciclo che periodicamente fanno capolino nei listini delle majors. Anzi, L’inganno perfetto riesce, al contrario, a trovare i suoi punti di vantaggio proprio nella costruzione narrativa che decostruisce e riassembla il mondo delle truffe e nei suoi due interpreti, gli splendidi Ian McKellen e Helen Mirren, mostri di bravura senza i quali – siamo sicurissimi – il film sarebbe stato molto meno efficace.

L'inganno perfetto

Tratto dall’omonimo romanzo di Nicholas Searle (in uscita proprio in questi giorni con Rizzoli), L’inganno perfetto (The Good Liar, in originale) ha una doppia anima che rappresenta, allo stesso tempo, croce e delizia del film. La storia ha un impianto molto tradizionale, particolarmente letterario, che ci mette nei panni di due personaggi che sono truffatore e truffato, con un occhio di riguardo, per quanto riguarda l’immedesimazione, verso il truffatore. Roy è uno stronzo, c’è ben poco da girarci attorno, non ha neanche particolari giustificazioni che possano portare ad empatizzare con lui, eppure l’efficace caratterizzazione data al personaggio da McKellen e la sagace scrittura di Jeffrey Hatcher, riesce nel non facile compito di farci parteggiare per le sue malefatte. Seguiamo così le imprese criminali dell’uomo, dapprima con ignari uomini d’affari, poi con la donna che è innamorata di lui e che lo ospita dentro casa.

L'inganno perfetto

Allo stesso tempo, proprio come un gioco di prestidigitazione di un mago, qualcosa avviene in scena fuori dall’attenzione dello spettatore. È la regola del genere: non può andare tutto esattamente come ci viene mostrato! E questa fedeltà alla tradizione fa inciampare L’inganno perfetto per due ragioni:

  • perché diventa irrimediabilmente troppo prevedibile;
  • perché cerca un escamotage che apre una parentesi talmente ampia che non riesce a contenere tutto il suo potenziale.

Ma non è detto che tutto ciò sia un difetto.

L'inganno perfetto

La prevedibilità del racconto è quasi essa stessa un elemento di fedeltà al genere perché, come si diceva, lo spettatore avvezzo a questo tipo di film sa che il piano del truffatore deve avere a un certo punto un intoppo, anche se in questo caso l’intoppo stesso è fin troppo lineare nella sua prevedibilità. E anche l’incredibile svolta finale consente alla storia, nonostante quella ingombrante parentesi di cui sopra, di toccare tematiche e linguaggi che fanno de L’inganno perfetto quasi un unicum nel suo genere. Infatti, lì dove ci saremmo aspettati una contaminazione con la commedia, il film sceglie saggiamente di abbracciare il genere thriller con incursioni nella Storia che prendono abbastanza alla sprovvista lo spettatore.

La regia di Bill Condon è asciutta, rigorosa e avvincente come ci aspetteremmo da chi in passato ha diretto L’uomo nel mirino e Demoni e dei, nonostante gli “incidenti di percorso” degli ultimi anni come i Twilight e La bella e la bestia per Disney, che sembravano ormai diventati la nuova tossica cifra stilistica del regista.

L'inganno perfetto

Nonostante qualche scricchiolio ereditato dal romanzo, L’inganno perfetto è dunque un solido thriller che riflette sul concetto di “falsità”, su quanto si possa mascherare la verità e rendere credibile una bugia. Non è un caso, infatti, la scena fuori dal cinema in cui Roy e Betty disquisiscono sulla scelta di Quentin Tarantino di falsare la Storia in Bastardi senza gloria.

L’inganno perfetto è stato presentato in anteprima italiana al 37° Torino Film Festival, inserito nella sezione Festa Mobile.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Ian McKellen e Helen Mirren sono due protagonisti splendidi.
  • Il meccanismo da thriller che il film abbraccia gli da una marcia in più.
  • È prevedibile… nonostante cerchi di non esserlo.
  • La soluzione finale è talmente “grande” che avrebbe meritato maggior approfondimento.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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L'inganno perfetto, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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