Napoli Comicon 2016: incontro dedicato a Lo chiamavano Jeeg Robot [Foto]

Uno degli eventi dell’edizione 2016 del Napoli Comicon è stato Lo chiamavano Jeeg Robot, il film d’esordio di Gabriele Mainetti che tanto sta facendo molto parlare di sé, grazie al grande successo riscosso sia in sala che da parte della critica.

Sabato 23 aprile, nell’Auditorium Mediterraneo, per lo spazio Cartoona, si è svolto l’evento dedicato a Lo chiamavano Jeeg Robot, rigorosamente a inviti, che ha fatto registrare il tutto esaurito, superando in prenotazioni perfino ben più blasonati eventi che costituivano anteprime nazionali.

In un auditorium stracolmo è stato proiettato il film, che si è concluso con un grande e lungo applauso finale, mostrando l’entusiasmo degli spettatori. Dopo di che il regista Gabriele Mainetti ha incontrato il pubblico, accompagnato dal direttore di Best Movie Giorgio Viaro e dal responsabile della sezione Cartoona del Comicon Gianmaria Tammaro.

Partendo, inevitabilmente, dalla vincita agli ultimi David di Donatello, dove ha guadagnato ben 7 statuette, raggiungendo il risultato migliore dell’edizione a pari merito con Il Racconto dei Racconti, Mainetti ha riflettuto sullo stato del Cinema italiano e di come potrebbe finalmente tornare al “genere” dopo anni di stagnante monotonia espressiva.

Il regista ha spiegato come con Lo chiamavano Jeeg Robot abbiano voluto fare un film per il pubblico, puro intrattenimento che potesse appassionare e divertire gli spettatori in primis. Poi si è sbottonato, con un piglio neanche troppo velatamente critico, raccontando le difficoltà che ha incontrato nella realizzazione del film e che questo suo successo è una sorta di rivincita verso il sistema produttivo italiano.

E’ stato molto difficile far esistere Jeeg Robot perché ci ho messo sei anni a fare il film! E’ dal 2010 che porto in giro la sceneggiatura e i produttori o mi liquidavano con il classico ‘ti faremo sapere’ o mi ridevano direttamente in faccia.

Spiega Mainetti, raccontando poi un aneddoto che ha del paradossale:

In un’occasione, un produttore mi ha detto che Jeeg Robot non è il tipo di film che si può fare in Italia e che queste cose vanno lasciate agli americani. Però gli aveva colpito la sceneggiatura e allora mi ha proposto una commedia che già aveva nel cassetto. Ma non da dirigere, eh, ma semplicemente per dare una risistemata alla sceneggiatura. Alla fine mi sono ripreso la mia sceneggiatura e sono uscito senza neanche rispondere. Fatto sta che alla fine me lo sono prodotto da solo Jeeg.

Alla fine ha concluso:

Dico agli spettatori che si può andare oltre quello che i produttori italiani vorrebbero si facesse. Solo voi, che mi avete premiato riempiendo le sale e facendo un passaparola positivo, potete cambiare il cinema italiano.

Poi la chiacchierata con Mainetti si è estesa alla realizzazione generale di Lo chiamavano Jeeg Robot e, in particolare, la composizione del cast. Il regista ha spiegato che all’inizio aveva degli attori ben precisi in mente, ma poi si è orientato verso altre scelte. L’unico che è rimasto fin dall’inizio è Claudio Santamaria, suo vecchio amico e primo ad aver contattato, rivelando che a primo impatto non lo aveva soddisfatto:

Dopo il primo provino gli ho detto che non aveva il peso emotivo adatto al personaggio e neanche il fisico che io avevo in mente. Dopo due settimane, Claudio aveva già preso 6 chili, poi ha cominciato a lavorare sul personaggio, appassionandosi a Enzo Ceccotti ed entrando perfettamente nella parte. Il suo premio ai David è stato meritatissimo.

Luca Marinelli, che in Lo chiamavano Jeeg Robot interpreta il villain, è entrato a far parte del cast in un secondo momento, Mainetti l’ha incontrato e lo ha convinto immediatamente:

Mi è piaciuto subito perché ha affrontato il personaggio in maniera trasversale, non ha pensato a fare il cattivo, ma a costruire il carattere di uno che vuole il successo a tutti i costi e per questo non si fa scrupoli, arrivando a commettere le azioni più terribili.

La scelta più difficile, continua a spiegare il regista, è stata legata a chi doveva interpretare Alessia: ha provinato più di trenta attrici, senza rimanere mai soddisfatto. Poi gli hanno proposto di provinare Ilenia Pastorelli, che veniva dal Grande Fratello:

Ilenia me l’hanno portata e io non la volevo a prescindere perché sono un po’ contrario a lavorare con non attori che arrivano dai programmi tv, cioè non voglio che si dica in giro che utilizzo attori solo perché questi sono già famosi dai reality. Poi mi sono lasciato convincere e ho detto proviamo. Sono rimasto molto colpito da Ilenia, dalla sua naturalezza. Le ho messo vicino un actor coach ed è diventata Alessia!

Poi Mainetti ha risposto a una domanda che gli fanno in molti: perché utilizzare proprio il robot di Go Nagai per il suo film e non un altro eroe dell’immaginario?

Ho scelto Jeeg Robot invece che un altro eroe perché si adattava meglio alla storia che avevamo pensato. A differenza di altri mecha, Jeeg Robot è Hiroshi Shiba: lui è il robot e non solo uno che guida il robot! Poi nel manga/anime c’è una donna che lo aiuta, gli lancia i componenti, e noi avevano una donna a supportare l’eroe e gli da consapevolezza della sua missione. Si, mi rendo conto che è una cosa molto da nerd, ma c’è una spiegazione a tutto!

L’incontro si conclude con la domanda sulle sorti di Enzo Ceccotti: rivedremo Jeeg Robot in un sequel o una serie tv?

Sono molto dubbioso… c’è che mi dice di fare un seguito, chi una serie, chi di lasciar stare e che Lo chiamavano Jeeg Robot va bene così com’è. A dire il vero stiamo pensando a un sequel, abbiamo idee interessanti, però adesso sono concentrato su un altro progetto che sarà il mio secondo film.

Il successo di Lo chiamavano Jeeg Robot al cinema non è ancora finito, visto che giovedì 21 aprile è stato nuovamente distribuito in oltre 200 sale da Lucky Red, con l’idea di cavalcare la risonanza mediatica dei David di Donatello.

Se vuoi leggere la nostra recensione di Lo chiamavano Jeeg Robot, clicca qui.

Roberto Giacomelli

(Foto di Rita Guitto)

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