Lo squalo: analisi di un cult

Bene contro male, uomo contro natura, ingegno contro forza bruta, terra contro mare: Jaws – Lo squalo è il film che ha portato il nome di Steven Spielberg sulla bocca di tutti rendendolo protagonista, assieme ad altri “ragazzini” del calibro di Martin Scorsese, F. F. Coppola, Brian De Palma e George Lucas, della rinascita di Hollywood a cavallo tra anni ’70 e ’80.

Uscito nelle sale cinematografiche il 20 Gennaio 1975, Lo squalo diventa in breve tempo il film di maggior incasso commerciale dell’epoca (verrà superato due anni dopo dal suo amico George Lucas che dirigerà il primo capitolo della saga di Star Wars). Il successo al botteghino (e non solo) di questo film è infatti considerato un momento di svolta, e porta alla ribalta quello che diventerà indubbiamente il regista di più grande successo commerciale della storia del cinema.

La sua apparente semplicità narrativa, che racconta la storia di una piccola comunità balneare sconvolta dalla morte di alcuni bagnanti causata dalla presenza di uno squalo che si aggira nella baia, nasconde in realtà delle tematiche argomento principale di molti classici della letteratura, mostrando due forze in eterno conflitto senza possibilità di mediazione: bene contro male, uomo contro natura, ingegno contro forza bruta, conoscenza intellettuale contro esperienza, l’esasperazione della razionalità economico-capitalista alle sue estreme conseguenze tanto da accecare il buon senso.

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Il grande squalo bianco (impossibile non pensare alla balena bianca Moby Dick antagonista principale dell’opera di Melville) assume una carica simbolica che va oltre le semplici caratteristiche dell’animale, ma che lo trasformano in una personificazione del male assoluto, assassino indistintamente di innocenti e colpevoli, e allo stesso tempo si fa espressione di quel sublime kantiano che rappresenta l’infinita immensità della natura nei confronti dell’uomo, che però non si rassegna alla sua limitatezza ma sfida l’infinito, sfida ciò che gli è superiore in dimensioni e forza usando la sua superiorità tecnica e strategica.

jawsOltre allo squalo anche altri personaggi hanno una evidente caratterizzazione simbolica, che in particolare si nota tra Quint (Robert Shaw), cacciatore di

squali professionista che strizza l’occhio al capitano Achab, e Matt Hooper (Richard Dreyfuss), biologo marino chiamato dal capo della polizia Martin Brody (Roy Scheider). I due personaggi si presentano entrambi come degli esperti del mondo marino ma le loro origini sono completamente diverse: il primo è un uomo di pratica, di esperienza, mentre Matt possiede una conoscenza scientifica enciclopedica, il che li porta spesso in conflitto  durante il loro viaggio a caccia dello squalo su chi sia il più esperto dei due, fino al rilassamento finale grazie ad una pacificazione alcolica dei tre compagni di caccia e all’agghiacciante rivelazione riguardo il passato di  Quint, che spiega la sua ossessione nei confronti degli squali dopo la traumatica esperienza passata a bordo della USS Indianapolis affondata dai sommergibili giapponesi durante la seconda guerra mondiale.

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Il capitano della polizia Martin Brody, vero protagonista della pellicola, si presenta invece come un uomo semplice, che ha scelto di trasferirsi nella comunità di Amity per poter vivere in pace e tranquillità con sua moglie e i suoi due figli lontano dalla pericolosa metropoli newyorkese (dove probabilmente è stato protagonista di uno scontro a fuoco di cui porta ancora le cicatrici). Per lui la scoperta dello squalo lo riconduce quindi in un incubo che credeva di aver superato con il trasferimento, per scoprire che il male e il pericolo lo avevano seguito fin nella sperduta Amity, non sotto la forma criminale della città, ma sotto le mostruose sembianze di un enorme squalo bianco. La reazione di Brody alla scoperta della prima vittima è immediatamente quella di chiudere le spiagge per garantire la sicurezza ai bagnanti, ma questa logica di buon senso si scontra subito con le logiche economiche degli abitanti dell’isola che fanno del periodo estivo la principale fonte di guadagno durante l’anno e che quindi verrebbero fortemente penalizzati da una possibile chiusura delle spiagge e dalla paura della popolazione.

Queste istanze sono riassunte nella figura del sindaco della cittadina Larry Vaughn (Murray Hamilton) che prima corrompe il medico legale per fargli cambiare la sua diagnosi incolpando della morte della prima vittima l’elica di una barca, e poi imponendo la riapertura delle spiagge al pubblico nonostante l’opposizione del capo della polizia e del biologo marino inviato sul posto. Il sindaco Vaughn si rende quindi esponente di questa degenerazione del pensiero capitalista pronto a sfidare il buon senso e a mettere a rischio la vita degli abitanti della cittadina pur di garantirne il guadagno economico, e solo la paura per un possibile coinvolgimento del figlio riesce a farlo rinsavire e ad ascoltare Martin Brody.

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Spielberg narra il tutto con una consapevolezza tecnica da grande regista, nonostante la giovane età e la disponibilità economica limitata rispetto ai   suoi futuri blockbuster,  usando espedienti di forte impatto come il mostrare   lo squalo attraverso i movimenti dei barili a lui agganciati, dando l’impressione continua e reale della sua presenza nonostante si veda effettivamente in pochissime scene, grazie anche  alla  maestria  del solito John Williams che accompagna il tutto con una colonna sonora ancora oggi simbolo di tensione e attesa di qualcosa di minaccioso e inaspettato.

Mario Monopoli

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