Luna Nera: analisi dei primi due episodi

Dal 31 gennaio sul colosso dello streaming Netflix esordirà Luna Nera, una serie tutta italiana prodotta da Fandango che affronta la tematica della stregoneria trattandola secondo gli stilemi del genere fantasy. Ambientata nell’Italia del XVII secolo, la prima stagione comprende sei episodi che raccontano le vicissitudini della giovane Ade, una levatrice di 16 anni accusata di essere una strega in seguito alla morte di un nascituro. La ragazza fugge dagli spietati Benandanti, una milizia armata che da la caccia alle streghe per conto della Chiesa, e trova rifugio in una comunità di sole donne, streghe per l’esattezza, che la iniziano alle pratiche magiche.

Francesca Comencini, già alle prese con alcuni dei più intensi episodi di Gomorra – La serie, ha guidato il team registico di Luna Nera, composto anche da Susanna Nicchiarelli (Nico 1988) e Paola Randi (Tito e gli alieni), dietro un complesso lavoro di adattamento che ha coinvolto le sceneggiatrici Francesca Manieri (Il Miracolo), Laura Paolucci (L’amica geniale) e Vanessa Picciarelli (Bangla), che hanno “stravolto” il romanzo di Tiziana Triana Le città perdute – Luna Nera.

Un team completamente al femminile per raccontare una storia che parla, essenzialmente, di emancipazione delle donne e persecuzione del diverso; un concetto, questo del team-pink su cui la promozione della serie sta puntando tantissimo, forse troppo, anche a costo di trascurare altri aspetti interessanti del prodotto che forse mediaticamente sono meno immediati ma possono valorizzare davvero una serie abbastanza originale per il panorama italiano. E poi si sa, al di là di qualsiasi ipocrisia, come di recente ha espresso lucidamente il buon Stephen King, un prodotto andrebbe giudicato per la sua qualità effettiva e non per il sesso di chi l’ha scritto/diretto/prodotto.

LUNA NERA

I primi due episodi di Luna Nera

Di Luna Nera abbiamo avuto modo di vedere in anteprima i primi due episodi, quelli diretti da Francesca Comencini e, al momento, ci ha lasciato un misto di freddezza e delusione, sicuramente in linea con la qualità fino ad ora mostrata dalle altre serie originali Netflix italiane, ovvero Suburra e Baby.

Riservandoci un giudizio critico completo ed esaustivo solo a intera serie visionata, al momento abbiamo notato un ritmo narrativo decisamente pregevole con episodi da 45 minuti ricchi di eventi ma ordinati: una lancia va quindi spezzata a favore della gestione dei tempi e della scrittura, capace di dare il giusto spazio ai vari personaggi introdotti, pur focalizzando l’attenzione su Ade, interpretata da Antonia Fotaras (già vista ne Il nome della rosa).

Luna Nera

Eppure non si riesce proprio a condividere la scelta di target: Luna Nera è un prodotto principalmente per un pubblico adolescente, visto che accoglie il punto di vista di una sedicenne e racconta tormenti d’amore e difficoltà di essere accettati dalla società. Argomenti che troviamo con grande facilità in qualsiasi altro prodotto seriale. Però una storia ambientata nel 17°secolo che affronta il tema della superstizione, della stregoneria, del folklore italiano avrebbe potuto accogliere un pubblico adulto con grande facilità, risultando maggiormente trasversale. Ci si concentra molto sui tormenti amorosi di Ade e Pietro (Giorgio Belli), sui battibecchi con Persepolis (Adalgisa Manfrida), sulle dinamiche famigliari che portano Pietro ad essere un ribelle. Insomma, non sarebbe guastato un po’ di sano exploitation, era la serie perfetta per aprire anche l’Italia a una produzione condita con di violenza, azione, creature mostruose e un po’ di sesso come la tradizione del genere ci ha in passato insegnato, e invece è tutto a portata di teen-ager. Peccato.

Luna Nera

Al di là di “quello che sarebbe potuto essere ma non è”, discorso che lascia il tempo che trova, notiamo incertezze nella recitazione di qualcuno, molto fiction-style, una certa rigidità nelle poche scene d’azione che si sono al momento viste, ma – a sorpresa – un’ottima resa degli effetti visivi, utilizzati anche per la ricostruzione degli scenari (esempio lampante nel primo episodio, Castel Sant’Angelo visto dal Tevere).

Insomma, a una confezione di gran pregio, sicuramente spendibile ben oltre i confini nazionali, Luna Nera alterna anche poca convinzione nell’affrontare il tema stregonesco, adagiandosi su meccanismi da teen-drama un po’ logori. Ci riserviamo di cambiare idea al completamento della prima stagione.

Potete leggere un resoconto della conferenza stampa di presentazione della serie cliccando qui.

Roberto Giacomelli

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