L’uomo dei ghiacci – The Ice Road, la recensione

the ice road

Ci sono lunghe rotte stradali tra il Canada e l’Alaska che si avvalgono di distese d’acqua ghiacciate. Si tratta di rotte stagionali, percorse dai camionisti durante il periodo invernale per facilitare e velocizzare il trasporto di ogni tipo di merce e che hanno bisogno di un addestramento specifico per far fronte alle difficoltà di guidare sul ghiaccio. È da questo suggestivo spunto, che può dar vita a sviluppi di ogni genere, che parte Jonathan Hensleigh per l’action-thriller L’uomo dei ghiacci – The Ice Road, nuova prova d’eroe per il coriaceo action-man Liam Neeson, in uscita al cinema il 2 dicembre distribuito da BIM.

Una fuga di metano causa un’esplosione in una miniera della provincia canadese di Manitoba, intrappolando sotto terra, con una scarsa riserva di ossigeno, numerosi operai. L’unico modo per soccorrere gli uomini in trappola è trasportare lungo un lago ghiacciato una pesantissima testa di pozzo per scavare un passaggio verso la miniera e per questo c’è bisogno di ingaggiare tre camionisti esperti che sappiano come gestire un trasporto di diverse tonnellate su una strada ghiacciata nella stagione primaverile, quindi con una copertura di ghiaccio più sottile. Per la missione, guidata dal camionista esperto Jim Goldenrod (Laurence Fishburne), si candidano la giovane Tantoo (Amber Midthunder), attivista per i diritti dei nativi americani che ha il fratello intrappolato nella miniera, e Mike McCann (Liam Neeson) ormai rodato nel mestiere che viaggia insieme a suo fratello Gunty (Marcus Thomas), meccanico reduce dall’Iraq e affetto da afasia per sindrome post-traumatica da stress.

l'uomo dei ghiacci

La carriera action di Liam Neeson, esplosa nella sua età matura grazie al successo internazionale di Taken – Io vi troverò, è ormai nota e vanta un numero ragguardevole di fan che premiano ogni prova del “nostro” con questo genere. Però l’apporto al cinema action dell’attore irlandese sta cominciando ad avvicinarsi a quel pericoloso confine che separa il buon cinema action dal film “di cassetta”, destinazione in cui poi sono confluite le carriere di molte star di questo genere, soprattutto esplose negli anni ’90, prima di finire nel dimenticatoio. E, al terzo film d’azione distribuito nel 2021, cominciamo – ahinoi – a intravedere quel tramonto per il buon Neeson soprattutto al netto di una deriva da b-movie molto pericolosa. Se Honest Thief e Un uomo sopra della legge erano sicuramente scricchiolanti ma comunque dignitosi, L’uomo dei ghiacci – The Ice Road è davvero un b-movie di quelli venivano prodotti nella seconda metà degli anni ’90, con personaggi tagliati con l’accetta, effetti speciali poco speciali e un substrato moralista/edificante perfetto per una prima serata da palinsesto televisivo. Tutto questo non fa di L’uomo dei ghiacci un brutto film, assolutamente, anche perché il ritmo c’è e ci si diverte e appassiona non poco durante la serratissima ora e mezza di visione, ma ci si trova comunque tra le mani un oggetto fuori tempo massimo e sicuramente non utile alla credibilità attoriale di Liam Neeson.

Jonathan Hensleigh, qui al suo quarto film da regista (aveva esordito nel 2004 con il The Punisher interpretato da Tom Jane), arriva proprio dal cinema action degli anni ’90 che aveva frequentato con un certo successo in qualità di sceneggiatore (ricordiamo Die Hard – Duri a morire, The Rock, Il Santo, Armageddon – Giudizio finale) mostrando in L’uomo dei ghiacci – The Ice Road una certa coerenza di continuità tematica. Il film con Liam Neeson, infatti, celebra l’eroe americano proletario contro i soprusi delle classi politiche dirigenti, cercando di toccare un po’ tutte le minoranze, qui vittime pronte a insorgere contro le ingiustizie. Per raccontarci questa rivalsa, percorriamo miglia ghiacciate al fianco di camionisti coraggiosi, uomini e donne dal cuore tenero ma dalla mano pesante che si battono per i propri affetti e per far valere i propri diritti.

Mike McCann, il personaggio interpretato da Liam Neeson è un uomo un po’ rude ma buono che si guadagna da vivere onestamente e duramente tutti i giorni, anche se è costretto a ripartire spesso da zero con nuove compagnie di trasporti a causa dei problemi causati dal suo inseparabile fratello affetto da stress post traumatico e suo fido (nonché abilissimo) meccanico. Attorno a questa figura ruota l’intero film, l’incarnazione un po’ eastwoodiana dell’America più conservatrice ma che si muove nel giusto, reazionario solo in casi estremi. E, ovviamente, la situazione richiederà l’intervento dell’indole più violenta (per una giusta causa però, quindi eroica) del protagonista che in un momento topico del film esclamerà “Mi hanno fatto arrabbiare”, generando sicuramente una affettuosa ilarità nello spettatore medio.

Altro personaggio chiave del film è Tantoo, la nativa americana interpretata dalla ventiquattrenne Amber Midthunder, che ha davvero origini native americane e una presenza scenica perfetta per un capitolo di Fast & Furious. Forse il personaggio meglio scritto e più riuscito di tutto il film.

Nel complesso, anche se intrattiene molto e bene, L’uomo dei ghiacci – The Ice Road non convince anche per la gestione goffa delle scene d’azione: durante la movimentata avventura succede davvero di tutto, tra valanghe, ponti crollanti, ghiaccio che si frantuma, esplosioni, inseguimenti motorizzati, sparatorie e corpo a corpo, ma se alcune scene con effetti digitali appaiono un po’ troppo artificiose, anche le scene d’azione più classiche si incartano in coreografie mediocri, spesso sacrificate dagli spazi esigui delle cabine di guida dei camion.

Ci auguriamo, dunque, che il mitico Liam Neeson, se vuole continuare la redditizia strada dell’action-man senile, scelga un po’ meglio i progetti perché finché un L’uomo dei ghiacci – The Ice Road capita nel mezzo di altri film più validi non è un gran problema, anche perché, in fin dei conti, il fan non disprezza, ma se questo tipo di film dovesse diventare una costante, allora si, abbiamo un problema.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Liam Neeson, sempre e comunque.
  • Intrattiene e ha molto ritmo.
  • L’attrice Amber Midthunder ha presenza scenica e grinta.
  • Le scene d’azione sono mal coreografate.
  • Effetti speciali mediocri.
  • Sceneggiatura molto ingenua.
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Valutazione: 5.5/10 (su un totale di 2 voti)
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