Maps to the Stars, la recensione

Los Angeles, presente.
La giovane Agatha (Mia Wasikowska) dorme accucciata sul sedile di un pullman in viaggio verso la città degli angeli. È ricoperta da una grossa felpa nera su cui è scritto “I Was a Bad Babysitter Too”, indumento consegnato ai partecipanti della troupe del film campione di incassi Babysitter. Il sequel del cult sta per essere girato di lì a pochi giorni nella grande Hollywood, riportando in auge, dopo un’estate all’insegna degli eccessi, la giovane star Benjie Weiss (Evan Bird), figlio del famoso guru Stafford Weiss e della talent manager Christina (Olivia Williams).
Nel lato opposto della città, Havana Segrand (Julianne Moore) annaspa tra piccoli ruoli e occasioni mancate nell’ombra del ricordo della madre, Clarice Taggard (Sarah Gadon), celebre star dalla carriera eccellente, morta giovane in un incendio.
Dopo un giro lungo sulla celebre Mappa Delle Stelle, accompagnata dall’autista di limousine Jerome (Robert Pattinson), Agatha si presenta a casa di Havana alla ricerca di un impiego come assistente e di un futuro, forse, cinematografico.
Ma quando il futuro di ogni star sembra in procinto di decollare verso una dimensione ancora più rosea, gli Spiriti del passato riappaiono, colmi di lamenti e segreti.

Dopo un percorso traballante e incerto, la sceneggiatura di Robert Wagner raggiunge finalmente l’ambita produzione. Trasformato nel romanzo Dead Stars dopo che ogni speranza sembrava perduta, Maps to the Stars irrompe finalmente sugli schermi grazie alla verve creativa di David Cronenberg, il più grande estimatore di corpi cinematografici.
Risalendo (al contrario) la corrente lasciata da Cosmopolis (2012), ritroviamo il Canadese nella sua veste più cinica e oltraggiosa, ma sempre e assolutamente incentrato sulla psicologia che, in questo regno di stelle infiammate, fa da padrone.
Dismessi i corpi mortiferi e concettual-filosofici del precedente giro in limousine, Maps to the Stars è la rappresentazione del Cronenberg moderno.

Mia Wasikowska disturbata protagonista di Maps to the Stars

Mia Wasikowska disturbata protagonista di Maps to the Stars

Dopo il passato nel body horror e il presente nel dramma psicologico, il film propone una visione scellerata delle due; corpi nel pieno della loro maturità, alla ricerca di droghe e botox, comandati da menti scarnificate e vittime di pensieri malformati.
Superata la prima, scomoda, impressione di trovarsi davanti a un’altra satira alla “OMG quanto sono piatte le star di Hollywood”, ci troviamo davanti a ben più di una semplice rivisitazione velenosa dell’alta borghesia hollywoodiana.
Le prime apparizioni di tabagismo sfrontato e di grida isteriche per la parte mancata, rappresentano solo un semplice inizio di quella che potrebbe essere chiamata “La Curva Del Disgusto”. Un buon disgusto, quel tipo di fastidio intellettuale che prega di essere ammirato nella sua coltre viscida e inguardabile e che, alla fine, ha la meglio su ogni sguardo atterrito.
La Curva inizia così; con qualche presentazione, qualche accenno di esistenze, una magnifica sequenza animata che rivela le uniche vere stelle presenti nel mondo, quelle nel cielo o, al massimo, quelle sulla mappa di Agatha.
E poi, Cronenberg dà il via alle danze.
Apparizioni ectoplasmatiche che appaiono dal nulla, colme di rabbia e conoscenza dell’universo. Conoscono tutto, si inchinano davanti al lento progredire della Distruzione e temono solo la magia, l’irrazionale, la capacità della mente di scegliere strade insensate e incontrollabili. Sono furiose perché di loro si ricorda solo ciò che rappresentavano.
La gioventù bruciata, da tutti ambita, perché permette l’eterna bellezza e giovinezza.
Come in Cosmopolis, non ci sono più persone: solo personaggi in balia di un background fatiscente e non completamente apprendibile. Hanno reazioni, costruzioni e illusioni perfettamente affini alla psicologia moderna e sono tutti volti al tacere davanti al fuoco che li sta divorando dall’interno, rivelando la vera tragedia della trama.

Julianne Moore e il suo autista Robert Pattinson

Julianne Moore e il suo autista Robert Pattinson

Oltre le stelle, non ci sono uomini o donne volti all’Olimpo, ma semplici rottami.
L’ultima ombra di umanità sta solamente lì, nel difetto, e loro lo sanno.
Si nascondono in finte rivalse, in finte rappresentazioni, in finti siparietti sessuali, finte comprensioni del grande Universo, sotto l’ala di una religione che non appartiene ad essi.
“Fatevi un giro” dice Cronenberg “Osservate”.
L’utilizzo della fotografia asettica di Peter Suschitzky appiattisce i volti contro lo schermo, rendendoli i veri fantasmi della storia e la musica eterea di Howard Shore riprende più volte i temi contrastanti dell’Illusione Religiosa del Dottor Weiss e della Magia Psicologica di Agatha, forse l’unico personaggio realmente cronenberghiano e ottimamente interpretata dalla ex-Alice, Mia Wasikowska.
Ci sono interi calderoni di commenti e riflessioni, più sulla perdita dell’essere umano verso un ambiente circolare e vizioso, che sul semplice Star Business; un filo continuo e sottile che piano piano collega ogni singolo individuo, fino a strozzarlo fatalmente.
È un film delirante, attenzione. Forse il più spietato di Cronenberg, mai finora così calato nel reame del grottesco, in grado di mostrarci con semplicità inaudita la gioia che pervade una donna, in pieno disfacimento, alla notizia della morte di un innocente bambino.
L’innocenza, che sia di una bambina con un linfoma non-hodgkin o di un cane apparso al momento sbagliato, che qui perde miserabilmente.
C’è una leggera rivalsa per essa dopo la morte, e Hollywood ha da sempre un legame morboso con essa, ma basta poco per disfarsene, al massimo 10.000 dollari o una formula magica.
La stessa formula che, alla fine, fa sparire come un sogno al risveglio gli unici mostri rimasti, unici vincitori e unici reali conoscitori della grande Verità.
L’Eternità si raggiunge solo con la magia. Il resto è niente.
Cronenberg è tornato.
Che storcano il naso i puristi; la farfalla ha lasciato il bozzolo.

Luca Malini

PRO CONTRO
  • E’ David Cronenberg!
  • Dream team di attori e personaggi
  • Probabilmente non avete mai visto nulla di simile.
  • Siamo sicuri che sia David Cronenberg?
  • Poteva esserci un maggior coinvolgimento emotivo
  • CGI pessima e fastidiosa in alcune sequenze.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Maps to the Stars, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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