Midway, la recensione

Forse le cose non accadono mai per caso.

Prima della proiezione riservata alla stampa di Midway, l’ultima fatica di Roland Emmerich, c’è stato un intervento introduttivo della Marina Militare italiana – con tanto di ufficiali in divisa – per parlare di guerra e portaerei. Quale migliore occasione di un film su cui aleggia l’ombra di un passato italiano tutt’altro che memorabile in cui abbiamo indossato gli abiti dei mostri?

A prescindere o meno della conoscenza del Pearl Harbor di Michael Bay, le vicende riguardanti le battaglie navali nell’Oceano Pacifico fanno parte di pagine della storia recente che hanno facilmente trovato posto nell’immaginario contemporaneo sia dei vinti che dei vincitori. Una bella fetta di merito va allo sforzo produttivo del regista di Transformers, ma Emmerich ha ritenuto che ci fosse ancora della polpa attorno all’osso. Se da un lato il produttore Jerry Bruckheimer parlava del film del 2001 come di un qualcosa ben lontano dalla lezione di storia, lo stesso non si può dire lo stesso del saggio audiovisivo pronto ad arrivare in sala.

È vero, non c’è bisogno che un regista prenda posizione, attraverso le immagini, sul senso di una determinata storia soprattutto se è dannatamente bravo a raccontarla senza renderla univoca. Emmerich di sicuro non rende univoco il male della guerra, palleggiando di continuo tra USA e Giappone per par condicio, ma lascia che la CGI prenda il sopravvento per arrivare il più possibile vicino alla fedele replica del successo americano alle porte delle isole Midway. La storia non è sufficiente in se per diventare sceneggiatura, esplosioni e manovre aeree non servono se rimangono solo sequenze di fotogrammi in rapidissima successione.

Nonostante i fuochi d’artificio costanti e roboanti, rimane infatti la sensazione che sia tutto spento e privo di vitalità. Dall’assortimento del cast – nonostante nomi curiosi come Woody Harrelson, Ed Skrein e Nick Jonas – ai dialoghi che danno respiro tra una sequenza di guerra e l’altro, la fiacchezza è dietro l’angolo di quasi tutti gli archi narrativi percorsi nel film, con l’aggravante di avere una conclusione imposta dalla Storia. Ci sono anche delle possibilità mancate in tal senso, come la gag con John Ford o il contributo decisivo dell’unità di crittografia per il riscatto degli Stati Uniti.

Midway, in fondo, ha semplicemente scelto di rispettare tutto e tutti, ma una delle cose che si impara nella traduzione dei testi classici è che a volte la resa migliore non è data da quella letterale, ma dalla bella infedele, ovvero quella che cerca di trasmettere uno spirito e non soltanto frasi una dopo l’altra.

Andrea De Vinco

PRO CONTRO
  • Un’accuratezza storica che sconfina nei “contro”.
  • L’adrenalina è inversamente proporzionale alla CGI utilizzata.
  • Un equilibrio nel trattamento dei contendenti.
  • Dialoghi come sopra.
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Valutazione: 4.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: -1 (da 1 voto)
Midway, la recensione, 4.0 out of 10 based on 1 rating

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