Milionari, la recensione

Presentato nel 2014 alla Festa del Cinema di Roma, Milionari di Alessandro Piva uscirà finalmente nelle nostre sale a partire dal prossimo 11 febbraio. Il film si ispira alle vicissitudini del boss camorrista Paolo Di Lauro – trasformato in Marcello Cavani nella finzione cinematografica ed interpretato da Francesco Scianna -, diviso tra i doveri del clan e l’amore per la propria famiglia.

L’ultima fatica di Piva presenta non poche affinità con quella lunga schiera di lungometraggi appartenenti al filone inaugurato da Romanzo criminale di Michele Placido: purtroppo non si configura come un’ideale continuazione o perlomeno una variazione sul genere, ma più come un fratellino minore con velleità – prontamente soffocate sul nascere – da adulto.

Di fatto Milionari rappresenta l’ennesima parabola discendente di un boss della malavita italiana, il quale parte dal consueto “inizio difficile” nel quartiere, con tanto di relativi quanto precoci contatti con la mafia locale e così via, fino ad arrivare ai primi omicidi, al traffico di droga, al carcere. Tutto è fin troppo noto, assuefatti come siamo a tali codici cinematografici; ciò che può salvare un film di questo genere, talvolta, può essere la maniera di narrare queste vicende, trovando una chiave di lettura almeno un poco originale. Ebbene, non è propriamente il caso del lavoro di Piva. Il regista rispetta eccessivamente i canoni codificati di cui sopra, indeciso però tra l’uso di un tono più dimesso e verosimile e suggestioni spettacolarizzate, più vicine alle serie tv dirette da Stefano Sollima, ovvero Romanzo criminale e Gomorra (questa ha visto anche la collaborazione di Claudio Cupellini e Francesca Comencini). Riguardo a quest’ultimi esempi, bisogna però riconoscere a Piva il merito di non usare canzoni dell’epoca: di fatto ripiega su una scelta musicale dalle sonorità vagamente elettroniche, scampando così ad un ulteriore accusa di scimmiottamento.

i milionari 1

Anche le trovate prettamente registiche di Piva presentano elementi d’interesse, come la cifra stilistica adottata per prefigurare l’amaro destino di Marcello Cavani, ovvero la cella carceraria: dunque il nostro protagonista è più volte inquadrato all’interno di cornici rettangolari o dietro delle grate, in un loop insistito di riferimenti visivi. Anche i raccordi tra un’inquadratura e la seguente non sono quasi mai casuali, ma procedono per contrapposizioni concettuali come la vita e la morte, l’adolescenza e l’età adulta, la caduta in disgrazia e il potere.

i milionari 3

Da tutto ciò si deduce che sicuramente Alessandro Piva è un autore da tenere d’occhio, sperando che nel prossimo futuro si dedichi però a storie più innovative da combinare sapientemente con la sua padronanza registica.

Giulia Sinceri

PRO CONTRO
  • Le scelte registiche di Piva, le quali procedono per un montaggio concettuale e riferimenti visivi al destino di Marcello Cavani.

 

  • La scelta di raccontare in maniera debole la solita parabola su un boss della malavita.
  • Il malcelato scimmiottamento, comunque poco riuscito, dello stile e delle tematiche già affrontate in lavori come Romanzo criminale, il film e la serie.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)
Milionari, la recensione, 5.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.