Moglie e marito, la recensione
Quando si dice che la commedia è un genere in difficoltà perché ormai si è già detto tutto e gli intrecci sono sempre i soliti, non si fa altro che dire una banalità, oltre che una cosa terribilmente falsa, in quanto, come è stato dimostrato più volte, non conta cosa si racconta ma piuttosto come esso viene raccontato e sviluppato. A dimostrare tale concetto ci pensa Simone Godano che nel suo film d’esordio, Moglie e Marito, racconta uno dei canovacci più antichi del genere comico, ossia lo scambio di persona e più in particolare lo scambio di ruoli tra un uomo e una donna, moglie e marito appunto, con un tocco fresco e originale.
Un simpatico inconveniente, che a coloro dalla memoria lunga ricorderà certamente Boygirl – Questione di sesso di Nick Hurran, che pone le basi per un film divertentissimo, a tratti irresistibile e soprattutto con una sceneggiatura ben solida alle spalle, cosa che gli permette di essere vario e mai monotono.
I protagonisti sono Pierfrancesco Favino e Kasia Smutniak, affiancati dal consolidato Valerio Aprea.
Andrea, un neurochirurgo dalle idee brillanti, e Sofia, opinionista televisiva in grande ascesa, sono una coppia in crisi e in procinto di divorziare. Tutto sembra andare in questa direzione fino a quando uno strampalato esperimento di Andrea genera una situazione oltre il limite dell’assurdo: uno scambio di corpi. Un incidente che scatena diverse situazioni tragicomiche, ma porterà anche i due a rivedere i loro atteggiamenti dopo essersi messi nei panni del proprio partner.
Sorprendente, è questo l’aggettivo adatto per descrivere un film che a conti fatti si rivela un’autentica rivelazione in positivo. A dispetto di quanto possa far pensare l’intreccio sempliciotto, infatti, Godano riesce a mettere in piedi un plot che sa regalare momenti di comicità sana e pura alternati ad altri in cui la storia vuole lasciare un messaggio profondo e volto ad analizzare il rapporto tra i due protagonisti, senza però mai cadere nell’eccesso né da una parte né dall’altra.
Il risultato di questo mix perfetto è dunque un film mai sopra le righe, per nulla volgare e neanche appesantito dalla solita, e spesso fuori luogo, parte finale in cui la voglia di strafare e rendere pregno di contenuti il film rendono appunto faticosa la visione per uno spettatore che in realtà vorrebbe solo distrarsi e ridere.
Grande merito della buona riuscita di Moglie e Marito va ascritta a un cast assolutamente perfetto nel calarsi in ruoli molto più difficili di quel che si possa pensare; la Smutniak e Favino sono infatti molto abili nell’interpretare personaggi di sesso opposto, prendendo spunto dal rispettivo collega ma non per questo imitandolo, cosa che avrebbe reso la propria figura una macchietta goffa e sbiadita. A completare il quadro ci pensa un Valerio Aprea il cui stile di recitazione risulta molto particolare perché abbina movenze da attore protagonista a altre da caratterista vecchio stampo.
Moglie e marito è quindi una commedia ben riuscita proprio grazie alla sua semplicità e linearità cha la rendono una pellicola dalle vaie sfaccettature.
Vincenzo de Divitiis
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