Mommy, la recensione

Xavier Dolan, l’enfant prodige del cinema canadese, torna a far parlare di sé grazie al suo ultimo lavoro da lui scritto e diretto, Mommy, vincitore del Gran premio della Giuria all’ultima edizione del Festival di Cannes. Il venticinquenne con all’attivo una filmografia da fare invidia a gente molto più navigata di lui, non si risparmia nemmeno questa volta, insinuandosi con tocco personalissimo e sguardo disincantato, all’interno del complesso rapporto madre-figlio.

Il senso di un certo straniamento lo percepiamo sin da subito, quando le didascalie in sovrimpressione avvertono che ci troviamo in un Canada di “fantasia”, dove una legge, ovviamente fittizia, concede a un genitore il diritto di far rinchiudere in manicomio il proprio figlio in qualsiasi momento. Da qui, ci si scontra letteralmente con Diane “Dye” (Anne Dorval), signora sulla cinquantina forte e battagliera, madre di Steve (Antoine-Olivier Pilon), adolescente violento e impulsivo, affetto dal deficit dell’attenzione. Tra i due si nota subito un attaccamento viscerale, ma insolito; la donna, rimasta vedova tre anni prima, cerca con tutte le sue forze di aiutare il ragazzo a vivere una vita il più normale possibile, mentre il personaggio di Steve sembra divertirsi a ricoprire il ruolo innaturale quanto controverso di figlio/marito. Ma un trasferimento necessario in un nuovo quartiere segna il fatale incontro con Kyla (Suzanne Clément), l’ingenua vicina balbuziente dall’aspetto dimesso, la cui presenza silenziosa e costante porterà all’interno del ménage familiare di Dye e Steve una ventata d’aria fresca.

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Dolan, nonostante la giovanissima età, si dimostra nuovamente un cineasta fuori dagli schemi, capace di liberarsi da ogni tipo di pro forma narrativa per costruire mondi e personaggi imprigionati nelle loro solitudini, eppure vicinissimi allo spettatore. In  Mommy vi è un netto confine tra la potenza esponenziale dei sentimenti in gioco e l’incapacità di questi di sopperire ad un’esistenza vacua, motivo per il quale il film è girato quasi del tutto in un formato 1:1. Nella scena, lo spettatore riesce a vedere solo un personaggio, ne sente tutta la carica emotiva e ne percepisce il dolore derivato dall’impossibilità di esprimere il proprio disagio. Che sia a causa di un figlio tormentato, o del marito di Kyla che abbassa la testa di fronte ai problemi della coniuge, l’universo dei tre protagonisti sembra unirsi in una continua sfida nei confronti della vita, in cui appare evidente sin da subito quale squadra ne uscirà sconfitta.

Ciononostante, sminuire questa pellicola a mera introspezione sul malessere dell’esistenza umana sarebbe ingenuo quanto approssimativo, poiché è proprio nei momenti più gioiosi che Mommy esplode in tutta la sua luminosità. Dotato di dialoghi brillanti e arguti, la poetica di Dolan si fa portavoce di un’incommensurabile voglia di vivere nonostante tutto, aiutata dalla riappropriazione dello schermo intero nei fatidici istanti in cui le vite di Steve, Dye e Kyla sembrano essere tornate al loro posto. Ad aggiungere un tocco di notevole impatto emozionale, l’utilizzo di una soundtrack che in un primo momento potrebbe far storcere il naso a chi avrebbe preferito delle scelte molto più indie-oriented, ma che in questo caso risulta assolutamente perfetta. Da antologia le scene in cui si ascoltano “Wonderwall” degli Oasis, e la versione karaoke di “Vivo per lei” eseguita dallo stesso Antoine-Olivier Pilon.

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Un’altra nota di merito è riservata alle straordinarie interpretazioni degli interpreti: Anne Derval è semplicemente magistrale nel vestire i panni di un’eterna guerriera, magari un po’ rozza e senza mezze misure, ma più umana e intensa che mai quando la vita la piegherà di nuovo. Di contro, Kyla rappresenta l’elemento che ridetermina gli equilibri, una leader silenziosa se vogliamo, che delicatamente ma con fermezza riassetta le instabilità di un rapporto tra madre e figlio ai limiti del normale. E poi c’è Steve. Steve è violenza, furia, tormento, fragilità. E’ colui da cui tutto nasce, e insieme a lui si annienterà. Una triade che non può che definirsi perfetta nel suo complesso, e che riesce a farsi perdonare qualche sbavatura narrativa qua e là.

Xavier Dolan ridefinisce attraverso uno stile unico e sapiente maestria registica un genere che potrebbe facilmente cadere nel “già visto”, ma che viene evitato grazie alla lucida esigenza di raccontare una storia emotivamente potente, con un tocco di spensierata ingenuità.

Mommy sarà nelle nostre sale dal 4 ottobre, distribuito da Good Films.

Noemi Macellari

PRO CONTRO
  • Una storia raccontata con grande personalità e potenza espressiva
  • Qualche scena da antologia
  • Grandissime interpretazioni da parte di tutto il cast

 

  • Qualche incertezza narrativa forse, ma è poca cosa

 

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Valutazione: 9.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Mommy, la recensione, 9.0 out of 10 based on 1 rating

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