Monsters, la recensione

Andrew è un fotografo che si trova in Sud America per raccogliere immagini di una recente catastrofe causata da alcune creature aliene tentacolari, confinate in quella zona dall’esercito americano da quando sono sbarcate sulla Terra. Prima di tornare negli Stati Uniti, Andrew viene contattato dal suo capo con l’ordine di riportare a casa sua figlia Sam, che si trova anch’essa in quei luoghi. Persa la possibilità di utilizzare un battello, Andrew e Sam saranno costretti ad attraversare a piedi la “zona infetta”, dove le creature proliferano e vivono indisturbate.

Monsters è un film di mostri, ma anche un film sulle invasioni aliene e, perché no, un film catastrofico. Monsters però non è in realtà nulla di tutto ciò – o non solo – ma è un film sull’amore e sulla forza e globalità comunicativa che questo sentimento possiede.

Il regista inglese Gareth Edwards nel 2010, prima di venir ingaggiato da Legendary e Warner Bros. per dar vita al MonsterVerse con Godzilla (2014) e prima di intraprendere il viaggio nella galassia lontana lontana con Rogue One: A Star Wars Story (2016), faceva di necessità virtù. Trovandosi nella condizione di gestire un film appartenente a un genere notoriamente dispendioso con un budget di appena 800 mila dollari, decise di puntare sui personaggi e i rapporti che si creano tra di loro invece che su creature mostruose e catastrofi da esse causate. Il risultato è particolarissimo: Monsters è minimale ma allo stesso tempo di ampissimo respiro, in relazione sia all’azione portata in scena che agli argomenti trattati.

Monsters

Edwards utilizza la struttura del film on the road, da sempre espediente efficace e spesso utilizzato per raccontare la crescita interiore dei personaggi e del consolidamento di un rapporto interpersonale. Questa volta l’on the road è anomalo perché i due personaggi non si trovano ad affrontare un viaggio con un mezzo di locomozione specifico, ma si lasciano cullare dalle onde del destino pur avendo una meta ben precisa. Sfumata la possibilità più sicura (ed economicamente dispendiosa) che è il battello, il viaggio di Andrew e Sam diventa una vera e propria avventura attraverso la Zona Infetta che assume come scopo principale quello di sopravvivere alle insidie del luogo inospitale, che è diventato in primis focolaio di mostri alieni. Ovviamente, come appare ben chiaro già dai primi dettagli sui due diversissimi personaggi, il viaggio è un pretesto per mostrare le dinamiche interattive tra loro e l’avvicinamento dei due caratteri, così come i mostri sono un altrettanto pretesto per fornire uno slancio narrativo “estremo” all’argomento portante del film.

I mostri si vedono poco e questo non è dettato solo dalla natura low-budget dell’operazione ma anche per non distrarre lo spettatore, per non deviare l’attenzione sulla spettacolarità (che comunque in due riuscitissime sequenze è presente) laddove l’interesse è da concentrare altrove. L’amore regna su ogni altro sentimento e questo è dimostrato sia dall’avvicinamento tra i due protagonisti, che all’inizio del film sono esplicitamente disinteressati uno dall’altra, sia dall’incredibile scoperta sui sentimenti alieni, che in una scena poetica e visivamente affascinante esplicano la loro unione.

Monsters

In pratica Edwards riesce ad esprimere con estrema originalità e gran classe un concetto altrimenti risaputo come l’universalità dell’amore. Non manca poi la critica all’ottusità umana che si manifesta nella guerra ai mostri in quanto paura del diverso, che è tale solo nelle fattezze fisiche. Ancora una volta, dunque, chi sono i “mostri” a cui si riferisce il titolo?

Edwards si è occupato, oltre che della regia, anche dello script, delle scenografie, della fotografia e degli effetti visivi del film, quest’ultimo aspetto poi sarebbe il reale campo primario in cui fino a quel momento ha agito Edwards, curando gli effetti visivi di molte serie tv britanniche. I “poliponi” alieni, vagamente lovecraftiani nel look, sono comunque realizzati benissimo e non perdono se paragonati agli effetti speciali di film ben più ricchi.

Un difetto, che forse non è neanche tale, che si potrebbe imputare a Monsters è una certa lentezza nello svolgimento narrativo. Di fatto in questo film non succede molto, a parte lunghe camminate nella foresta e chiacchierate fra i due protagonisti. Ma Edwards riesce comunque a camuffare quel “poco”, riuscendo a nasconderlo alla percezione dello spettatore che comunque sarà sicuramente catturata dalla giusta tempistica nell’intervallarsi degli eventi clou.

Monsters

Molto bravi i due attori Scoot McNairy e Whitney Able, che reggono da soli l’intero film.

Monsters si rivela dunque un prodotto molto buono, diverso dal vasto panorama dei monster movie a cui siamo stati abituati dalle majors. È il sentimento a prevalere sull’azione, dunque se vi aspettate un film alla Emmerich siete avvisati, Monsters approfondisce la dimensione più intima e minimale.

Nel 2014 è stato distribuito un sequel di stampo bellico, Monsters: Dark Continent, diretto da Tom Green e prodotto da Gareth Edwards.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Un film che parla di sentimenti utilizzando mostri spaziali tentacolari… basterebbe questo a non farselo sfuggire!
  • Ottima gestione di un piccolissimo budget.
  • Attori protagonisti molto bravi.
  • C’è una certa lentezza narrativa.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Monsters, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

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