Nessuno come noi, la recensione
Amicizie, amori, tradimenti si trascinano su un sottofondo pop nostalgico (A-ah, Spandau Ballet, Baglioni) anni ‘80 in cui è ambientata la vicenda, assieme alla presenza acchiappa – pubblico di volti noti della fiction più recente: Alessandro Preziosi non smentisce la sua veste di sex symbol e nei panni di Umberto, affascinante professore universitario, trova in Betty (Sarah Felberbaum) una via di fuga dalla monotonia del proprio matrimonio in crisi. Parallelamente alla sua tresca amorosa, troviamo l’amore più ingenuo dei liceali Vincenzo, Caterina e Romeo.
È un mix che trova facili consensi e anche Nessuno come noi si rivela figlio di un cinema italiano, quello del nuovo millennio che, proseguendo sul successo inaugurato dal recente filone di pellicole adolescenziali (dai film tratti dai romanzi di Moccia, passando per Notte prima degli esami a Un Bacio), non si stanca mai di riproporre le stesse tematiche in tutte le salse possibili. Qui, al contrario dei film di Muccino, l’amore che De Biasi mette in scena è fatto di sentimenti non solo ipocriti, ma soprattutto privi di sensi di colpa per le proprie azioni, giustificati con dialoghi da dimenticare e riduttivi, nel tentativo di far apparire l’adulterio privo di pudore.
In realtà il film lontano dal configurarsi come una lezione edificante sull’amore o sulle sue conseguenze, resta vittima delle proprie carenze, appeso ad una recitazione piatta che – sin dalla voce narrante di Vincenzo – rimane teatrale e catatonica, dove i risvolti psicologici dei personaggi, lungi dal voler essere approfonditi, si dipanano in una banale retorica di cattivo gusto. Alla fine quello che conta è che l’amore per quanto imperfetto merita comunque di essere – più o meno inconsapevolmente – vissuto, costi quel che costi.
Volfango De Biasi, che con Natale con il Boss e Natale a Londra aveva fatto emergere una simpatica verve comica, qui scade nel déjà- vu, riducendo i personaggi che racconta a macchiette e confinandoli in un alquanto aggrovigliato svolgimento di dinamiche amorose che rasentano il patetico.
Cosa resterà di questi anni ’80? Solo fitta nebbia.
Silvia Scarpini
PRO | CONTRO |
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E’ troppo bravo il barista che serve i due B52, come si chiama gia’ ??