Non ci resta che vincere, la recensione

Non ci resta che vincere (Campeones) di Javier Fesser è una commedia spagnola con un protagonista assoluto (Javier Gutiérrez) e una nutrita squadra, in senso vero, di comprimari.

Marco Montes (Gutiérrez) è il cinico, arrogante e presuntuoso vice allenatore di una prestigiosissima squadra di basket spagnola. Durante una partita di campionato perde le staffe e si lascia andare un po’ troppo. Quella sfuriata, in diretta televisiva, gli costa il posto.

La frustrazione lo porta ad affogare i pensieri in due bicchierini di troppo. Con l’alcool in corpo si mette alla guida dell’auto e incappa nella Polizia. Viene così arrestato e condannato a tre mesi di lavoro socialmente utile. La sua presunzione di superiorità, l’orgoglio e i pregiudizi arrivano a scontrarsi con il “diverso” perché viene costretto ad allenare una variegata brigata di disabili intellettivi.

La scena del primo incontro con i nuovi “atleti” è notevolissima. Un vero spasso. Una lunga serie di divertenti gag stimola sane risate. Le numerose trovate comiche non sono mai gratuite. La sceneggiatura ti stimola un sorriso e, subito dopo, mette i puntini sulle “i” sottolineando temi di primaria importanza con un continuo ping-pong di emozioni che alterna sorrisi e momenti di commozione.

Il valore aggiunto dell’intero film è il fatto che i giocatori disabili non siano attori ma persone che non hanno mai recitato prima e con una vera disabilità! La loro spontaneità trasmette verità e penetra profondamente nelle coscienze. Il copione del film diventa così un racconto della realtà.

In numerosi passaggi sembra che il confine tra finzione e vita vera sia talmente labile da sembrare inesistente. Le risate e le lacrime di chi guarda sono frutto anche di questa percezione.

Il punto debole, invece, è la prevedibilità. Fin dall’inizio non è difficile immaginare che piega prenderanno gli eventi. La persona “normale” che incontra il “sub-normale” (come dice Marco Montes a inizio film) potrà far crescere l’uno e l’altro aumentando la consapevolezza che ognuno può insegnare qualcosa; con le parole o con i fatti. Un messaggio che può sembrare banale ma che è sempre perfetto per il periodo di Natale; un apologo buonista che si accompagnerebbe magnificamente ai film di Frank Capra.

Non ci resta che vincere è una commedia a sfondo sociale con il classico insegnamento finale; un film per famiglie. Non si tratta di un capolavoro sotto l’aspetto artistico né di un campione di originalità ma è certamente un ottimo prodotto sotto il profilo umano ed emozionale.

Lo potremmo definire come ‘la risposta spagnola a Si Può Fare’ ovvero il film italiano del 2008 in cui Claudio Bisio interpretava un sindacalista alle prese con una cooperativa sociale che impiegava solo ex pazienti dei cosiddetti manicomi. Se non vi siete mai imbattuti in quel film, vi consigliamo di recuperarlo.

Per concludere, una nota riservata agli adattatori per la versione italiana: perché non avete lasciato il titolo originale? Sarebbe stato certamente più adatto, opportuno e vincente: Campioni! Non ci resta che sperare in scelte migliori per il futuro.

Marcello Regnani

PRO CONTRO
  • Divertimento assicurato ma col fazzoletto a portata di mano.
  • Tanto cuore ed emozione.
  • Prevedibilità.
  • Poca originalità.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Non ci resta che vincere, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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