Obsessio – La storia di Trevor McNills, la recensione

Tra i più prolifici registi italiani di genere possiamo oggi individuare il giovanissimo Giovanni Marzagalli, catanese classe 1988, attivo nel panorama indie horror/thriller fin dal 2011 con il nome d’arte John Real. Dal suggestivo Native fino ad arrivare al derivativo e non particolarmente riuscito Il Carillon, passando per Midway – Tra la vita e la morte, Marzagalli/Real ha sempre tenuto una costante soprannaturale nelle sue storie che oggi, con Obsessio – La storia di Trevor McNills viene messa da parte in favore del racconto di un’ossessione dai forti connotati drammatici.

Il Trevor McNills del titolo è un uomo d’affari a capo di una quotata società finanziaria statunitense. Ma Trevor è anche affetto da un disturbo ossessivo-compulsivo che gli impone il controllo di qualsiasi aspetto della sua vita e di coloro che lo circondano. Quando la sua strada si incrocia con quella di Natalie, una giovane e attraente donna che lavora per lui, l’ossessione supera quei limiti che la dividono dallo stalking portando l’uomo verso una condotta immorale che mette in pericolo la vita di Natalie.

Obsessio

Non sono poche le storie di molestie, spesso e volentieri sul luogo di lavoro, che in questi ultimi tempi sono balzate alle cronache italiane e internazionali con una forza deflagrante capace di generare veri e propri movimenti come il celebre “me too”. Storie di cui il cinema o la tv si sono in più occasioni appropriati, mostrando per lo più il punto di vista della vittima e solo raramente quello del molestatore o comunque seguendo un duplice punto di vista (vittima/carnefice), come accade ad esempio nella serie Netflix You. Sagacemente, Obsessio, scritto da Maria e Adriana Marzagalli, parte proprio dal presupposto di raccontarci una storia di pesantissimo stalking (che sfocia nella violenza più truce) favorendo il punto di vista dello stalker che ci viene descritto come un maniaco del controllo, dall’indole impassibile e dall’aspetto viscido. Una premessa interessante, supportata da un racconto degli eventi che procede a piccoli blocchi di flashback partendo dalla disperatissima situazione finale in cui Natalie si sveglia stordita al fianco di un suo collega morto e in balia del “mostro” Trevor McNills.

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Purtroppo, però, quanto di buono ci lascia Obsessio si estingue fondamentalmente nelle premesse.

Il problema fondamentale di Obsessio sta nella sceneggiatura, focalizzata su un concept non abbastanza ampio, vivace, ricco da supportare i circa 90 minuti di durata. Oltre ad avere una percezione di durata ben maggiore, generata anche da una lentezza di fondo a tratti sfiancante, si nota una pochezza di materiale narrativo con frequenti ripetizioni che ci mostrano la meccanica quotidianità di Natalie. Paradossalmente, il film è molto più incentrato sulla ragazza che sul suo stalker e il film entra nel vivo troppo in sordina, privo di qualsiasi enfasi, con un unico momento clou che però ricorda fin troppo il bellissimo Bed Time di Jaume Balaguerò.

La ristrettezza di budget – generalmente molto ben gestita – impone poche location, tutti interni, e solo tre attori, dei quali si lascia apprezzare senza dubbio Natalie Burn (I Mercenari 3, In the Name of the King 2) che possiede il viso giusto e la sufficiente intensità per supportare un ruolo di caratura drammatica. Meno convincente Neb Chupin nel ruolo di Trevor, monolitica inespressività da vecchio b-movie action che si presta pochissimo al ruolo chiamato a interpretare.

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Lanciato in occasione della 76esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia come evento collaterale dedicato alla troupe e alla stampa, Obsessio – La storia di Trevor McNills sarà presto disponibile in listino CG Entertainment.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Idea intrigante.
  • Natalie Burn funziona.
  • Ritmo fin troppo piatto.
  • Gli manca il giusto afflato narrativo.
  • Neb Chupin è un chiaro esempio di miscasting.
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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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