Oltre la notte, la recensione

“In tanti dicevano che nessuno sarebbe andato a guardare un film così, che inizia con la morte di un bambino e che affronta il tema del neonazismo. E invece, evidentemente, lo spazio per questa storia c’era. Il pubblico, nel bene o nel male, ha vissuto Oltre la notte allo stesso modo: come una catarsi necessaria”. Fatih Akin, regista turcotedesco, che nel 2004 ha conquistato il premio per il Miglior Film al Festival di Berlino con La sposa turca, parla della sua ultima opera, nonché suo primo thriller e parla di catarsi necessaria. È raro che queste due parole risultino così calzanti per un film, di quanto lo siano per Oltre la Notte. La prima cosa che viene in mente al termine della visione è la seguente: è un film tremendo. Tremendo, ma necessario.

I fatti: la vita di Katja viene sconvolta dalla morte del marito Nuri e del figlioletto Rocco, rimasti uccisi nell’esplosione di una bomba. Grazie al sostegno di amici e familiari, Katja riesce ad affrontare il funerale e ad andare avanti. Ma la ricerca ossessiva degli assassini e delle ragioni di quelle morti insensate la tormenta, riaprendo ferite e sollevando dubbi. Danilo, avvocato e miglior amico di Nuri, rappresenta Katja nel processo finale contro i due sospetti: una giovane coppia appartenente a un’organizzazione neonazista. Il processo è un’esperienza durissima per Katja (e per il pubblico in sala), che però non si arrende. Vuole giustizia. Katja ha una sua moralità, una sua idea di giustizia. Incarna qualcosa che è latente in ognuno di noi, e che dovrebbe restarlo sempre. Al centro del film c’è lei, il suo dolore ed il suo agire, mai il punto di vista degli assassini. Non interessa al regista, non interessa alla protagonista. Pur essendo una donna tedesca, bionda e con gli occhi azzurri, Katja è l’alter ego di Fatih Akin.

Con Oltre la notte il regista sceglie di entrare nel cuore nero di una regione infatuata delle destre, insinuandosi nella melma di Amburgo, sua città natale e scenario del film. Come suggerisce il titolo originale del film, In the Fade, lo spettatore, è come stretto in una profonda dissolvenza, sprofonda con Katja nel cuore di tenebra dell’Europa intera, spaventosamente invasa da “simpatie” filonaziste. Akin mette in scena la storia di una donna decisa a vendicare il marito e il figlio utilizzando sentimenti universali: dolore, rabbia, tristezza e lutto. Allo stesso tempo parla di neonazisti e razzismo contemporaneo.

Oltre la notte, presentato in concorso al Festival di Cannes 2017, ed in uscita in Italia il 15 marzo, vede protagonista una grandiosa Diane Kruger che proprio per l’interpretazione di Katja, ha vinto il premio per la migliore interpretazione femminile, calandosi in un ruolo importante ed estremo, finalmente, utilizzando la sua lingua madre: il tedesco. Questo le ha consentito di esprimersi più liberamente e di modellare il personaggio al massimo.

Ho incontrato Diane Kruger nel 2012 a Cannes e si è messa a parlare con me in tedesco. Mi ha detto che le sarebbe piaciuto fare un film diretto da me – racconta Fatih Akin – se ce ne fosse stata l’occasione. Io le ho detto subito che ne sarei stato felice, e l’occasione giusta si è presentata quattro anni dopo. Stavo cercando la protagonista di Oltre la Notte, ho pensato a Diane, le ho spedito il copione e lei mi ha risposto che voleva assolutamente interpretare Katja! Ed è stata strepitosa”.

Per la sceneggiatura Akin ha tratto spunto da alcuni omicidi commessi dall’NSU (Nationalsozialistischer Untergrund o Clandestinità Nazionalsocialista), in Germania, nel 2011. Questo gruppo neonazista tedesco si è macchiato di una serie di omicidi a sfondo razziale, tra il 2000 e il 2007. Sono vicende che hanno colpito profondamente il regista di origini turche. Nel corso delle indagini la polizia ha concentrato lo sguardo su persone all’interno della comunità delle vittime, chiamando in causa gli ambienti della droga e del gioco d’azzardo. Le pressioni della polizia erano tali che perfino la stampa e la comunità stessa cominciavano a condividere quei sospetti. Co-sceneggiatore e supervisore di tutte le scene del tribunale è l’avvocato Hark Bohm, coinvolto nel progetto fin dall’inizio. Nel 2013 Bohm e Akin sono andati insieme a Monaco per seguire dal vivo le udienze del processo all’NSU e per studiare gli atti processuali.

Coprotagonisti eccellenti del film, con la loro musica, sono i Queens of the Stone Age, curatori della colonna sonora. In the Fade, è anche il titolo di un brano della band.

Ho fatto una playlist per il personaggio di Katja – dichiara in un’intervista il regista – e ho chiesto alla nostra music supervisor di verificare se potevamo avere i diritti dei pezzi. Lei mi ha suggerito di rivolgermi direttamente alla band. Sono riuscito a parlare col fondatore e cantante del gruppo, Josh Homme, che ha visto un primo montaggio del film e ne è rimasto entusiasta: forse toccava le stesse corde di alcune sue canzoni. Homme ha accettato di scrivere la colonna sonora del nostro film. È riuscito lo stesso a scrivere musiche fantastiche: brani unici, malinconici e bellissimi. Avevo sempre voluto girare un thriller o almeno lavorare su alcuni elementi di questo genere narrativo, e la musica di Homme ha sicuramente contribuito a creare l’atmosfera giusta”.

Gli estremismi ci sono e sono reali in Europa. Il terrorismo, non islamico, è una realtà spaventosa e ci si spaventa durante la visione del film a quel Sono stati i nazisti. Sembra un’affermazione vecchia, quasi appartenente ad un’altra epoca, o adatta ad un film ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale. Sono. Stati. I. Nazisti. Sì, sono stati i nazisti in un film ambientato oggi, ad Amburgo. Per questo motivo Oltre la notte è un film necessario, perché suscita un dibattito su quello che accade nel mondo. Forse è pura utopia ma un film può aiutare a contribuire creando i presupposti per aprire un dialogo. Due persone vanno a vedere Oltre la notte al cinema e quando escono dalla sala si mettono a discutere. E così, parlando del film, parlano anche di altro, per esempio del loro punto di vista sulla violenza. Un film non cambierà il mondo, ma può aiutare a ricucire i conflitti. La catena di dolore che crea la violenza può essere spezzata solo dal dialogo. Ed in questo Fatih Akin crede fortemente.

Ilaria Berlingeri

PRO CONTRO
  • La performance di Diane Kruger.
  • La tensione che non si affievolisce mai.
  • La colonna sonora.
  • Il mal di stomaco che provoca la storia.
  • Il senso di impotenza contro la follia umana.
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