Open Grave, la recensione

Un uomo si sveglia in una fossa comune, in mezzo a molti cadaveri. L’uomo non sa come è finito lì dentro, ne ricorda nulla del suo passato e non conosce la sua identità. Poi una donna gli lancia una corda e fugge via. L’uomo riesce ad uscire dalla fossa, insegue la donna e giunge in una baita in mezzo al bosco dove ci sono altre cinque persone che come lui si sono svegliate lì senza ricordare nulla. Quando queste persone cominciano a trovare indizi sparsi in giro e apprendono che il giorno 18, di imminente venuta, succederà qualche cosa di importante, i ricordi pian piano ricominciano ad affiorare, ricostruendo una realtà dei fatti terrificante.

Nei primi minuti di Open Grave si respira un’aria di déjà-vu preoccupante.

Un uomo si sveglia in un posto inospitale (che questa volta è una suggestiva fossa comune a cielo aperto, piena zeppa di cadaveri in putrefazione) da cui è difficile scappare, ha perso la memoria, non conosce la sua identità e scopre che altre persone sono nella sua stessa condizione.

Poi il senso di déjà-vu cresce quando i personaggi cominciano a scontrarsi inevitabilmente tra loro, tra sospetti e paranoie, perché qualcuno lì in mezzo sa più degli altri e forse ha paura di ricordare/rivelare. Il gioco delle parti si fa sempre più estremo, vittime e carnefici forse si confondono e la riconquista della memoria diventa quasi una maledizione, oltre che un motivo sempre più acceso per mettere in scena un gioco al massacro.

Cosa vi viene alla mente? Così su due piedi è impossibile non pensare a Cube – Il cubo e Saw – L’enigmista (con seguiti annessi), due bei film che ponevano nella stessa estrema situazione degli sconosciuti, ognuno dei quali con vuoti di memoria, caratteristiche chiave per affrontare la situazione di disagio e segreti che poi hanno un ruolo fondamentale nelle svolte narrative. Ma c’è anche un piccolo film del 2006 di Simon Brand, Identità sospette, che somiglia in modo molto accentuato a Open Grave, sia nella situazione che nei ruoli e le sorti dei personaggi. Insomma, i primi 40 minuti di questo film incuriosiscono fino a un certo punto, perché si ha la sensazione di sapere già dove si andrà a parare.

E invece non è vero! Perché pian piano ci si rende conto di non aver capito nulla di quello che accade in Open Grave e il taglio che questo film prende nella seconda metà è del tutto imprevisto e riesce, anzi, a trattare in maniera molto originale un filone dell’horror sfruttatissimo in questi ultimi anni.

Open Grave

A mettere la firma su Open Grave c’è Gonzalo Lòpez-Gallego, giovane regista spagnolo che si era già fatto notare con il singolare found footage Apollo 18, che qui porta sullo schermo una sceneggiatura degli esordienti Eddie e Chris Borey.

Non male il modo in cui vengono costruiti e caratterizzati alcuni personaggi, in particolare il protagonista Jonah-John Doe interpretato da un bravo Sharlto Copley (District 9, Elysium) che si trova nella scomoda situazione di “eroe” e allo stesso tempo probabile “cattivo” della vicenda, dal momento che tutti gli indizi che immediatamente si palesano agli smemorati suggeriscono lui in un ruolo fin troppo ambiguo. C’è da dire, però, che le dinamiche comportamentali che si instaurano tra i personaggi del gruppo sono piuttosto risapute, con l’immancabile personaggio irruento che presto si trasforma in violenta minaccia – qui interpretato da Thomas Kretschmann, visto nel ruolo di Dracula per Dario Argento e in quello del Barone Strucker in Avengers – anche se il tutto è gestito con armonia dalla mano ferma e coerente di Lòpez-Gallego.

Open Grave non si concentra mai sul gore ne, tantomeno, sullo splatter, ma il regista fa la giusta scelta di conferire a molte scene un senso di malsano, capace di mettere a disagio. Si respira un’aria fortemente mortifera nel film, a partire dalla suggestiva sequenza d’apertura con cadaveri putrefatti e rumore delle ossa che si assestano, si ha quasi la sensazione di percepire quel puzzo e l’umidiccio che il personaggio in scena dovrebbe sentire. E a questo risultato portano anche la bella fotografia grigiastra di José David Montero e la cura scenografica di alcune locations.

Lodevole per l’originalità degli sviluppi, Open Grave avrebbe potuto guadagnare punti se si fossero eliminati i molti punti morti nella parte centrale, così com’è ci troviamo di fronte a una buona opera, ben confezionata ma che forse non ha la forza di lasciare il segno.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Un twist interessante che ricolloca la vicenda e rende il film molto originale.
  • Molto bravo Sharlto Copley.
  • Un senso di disagio che si respira per tutta la durata del film.
  • Dura un po’ troppo per quello che ha da raccontare, con alcuni momenti ridondanti.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: -1 (da 1 voto)
Open Grave, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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