Parigi, 13Arr., la recensione

Parigi, 13Arr. è il nuovo film di Jacques Audiard, conosciuto principalmente per il dramma carcerario Il profeta, con il quale ricevette una candidatura come miglior film internazionale agli Oscar del 2010.
La sua nuova opera racconta le storie di tre ragazzi, tutte ambientate nel quartiere parigino di Les Olympiades. Émilie (Lucie Zhang), Nora (Noémie Merlant) e Camille (Makita Samba) sono la fotografia di una generazione giovane dai confini sfumati, sono l’emblema della speranza e allo stesso tempo della disillusione. Sono persone complesse, frammentate e profondamente sole.
Il film si concentra soprattutto sull’intricata rete delle relazioni interpersonali, soprattutto romantiche. Si cerca di mettere in luce e analizzare la sincerità tra persone e si lascia allo spettatore la possibilità di decidere cosa sia autentico e cosa no. E allora il rapporto che Nora stringe con la sex worker Amber Sweet (Jehnny Beth), attraverso lo schermo di un computer, risulta più vero, fisico e carnale che mai. L’ossessione al sesso di Camille ci mostra la sua profonda insoddisfazione nella sua professione di professore, e il bisogno di potersi sfogare senza ripercussioni sulla vita reale, mostrandosi cieco e cinico nei confronti degli altri. Tra questi altri appare anche Émilie, ragazza fredda, opportunista e anche un po’antipatica, che dovrà fare i conti con i propri sentimenti. Tutti questi personaggi si intrecciano tra di loro, diventando un’unica faccia.
Parigi 13Arr. racconta la fluidità dei rapporti di oggi, in cui amore e amicizia hanno confini labili e si confondono continuamente. La scoperta di sé, della propria sessualità e del proprio potere erotico sono temi fortissimi, soprattutto per i personaggi femminili. Se infatti sia Émilie che Amber Sweet sono consapevoli dei propri corpi, Nora è ancora alla ricerca del proprio piacere. L’unico personaggio maschile della vicenda, Camille, dopo l’apertura che lo incorona come assoluto macho man e dio del sesso, si trova invece in difficoltà a constatare le proprie fragilità nella vita e a letto. In questo film il sesso fa anche da specchio per le relazioni famigliari dei personaggi, per i quali la comunicazione e la dimostrazione d’affetto ai propri cari risulta più difficile che mai.
È interessante come un film di amore e amicizia possa essere così freddo, duro e spigoloso. Ma tutto questo può anche portare lo spettatore ad allontanarsi dal film, ad uscire dalla vicenda. I personaggi sono alcune volte ai limiti del razionale, al punto da provocare fastidio in alcuni momenti.
Si nota sicuramente la mano di Céline Sciamma in sceneggiatura, accompagnata anche da Léa Mysius, che riadattano i racconti contenuti nelle graphic novel Morire in piedi (2015) e Summer Blonde (2002) di Adrian Tomine.
Il film, che è stato presentato in concorso al 74º Festival di Cannes, arriva in sala in Italia a partire dal 24 marzo 2022, distribuito da Europictures e Virtuose Pictures, in collaborazione con Cine1 Italia.
Agata Brazzorotto
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