Paziente Zero, la recensione

“Quando la realtà supera la finzione”… quante volte abbiamo sentito o pronunciato questo adagio popolare, soprattutto in questo periodo caratterizzato dal famigerato coronavirus che ha sconvolto le nostre vite? Una situazione che ha portato alla mente, soprattutto negli appassionati di cinema e letteratura horror o fantascientifica, tantissimi romanzi e film le cui tematiche principali sono virus, infezioni e contagi che quasi sempre trasformano gli esseri umani in zombie o provocano mostruosi mutamenti e catastrofi collettive. Chi di noi in questi mesi, infatti, non si è sentito come Cilian Murphy in 28 Giorni Dopo quando usciva a fare la spesa tra le strade vuote? Oppure, chi non ha pensato di essere un cittadino di Evans City de La città verrà distrutta all’alba? Tanti rimandi fantasiosi e voli pindarici che lasciano intendere quanto il cinema di genere sia stato in grado di creare un universo immaginifico, fatto di immagini iconografiche, mostri epocali e teorie passate alla storia, molto più legato alla realtà che ci circonda di quanto si potrebbe immaginare

Un filone cinematografico, quello dei film sui virus e le infezioni, talmente vasto che ha visto il contributo sia di grandissimi autori (George Romero, Terry Gilliam, Steven Soderbergh e Danny Boyle, tanto per citare alcuni dei nomi più famosi) sia di autentici carneadi del cinema, e alternarsi film divenuti grandi cult, ad altri dimenticabili e di qualità mediocre. Volendo seguire questa divisione netta e perentoria, si iscrive senza dubbio al secondo gruppo Paziente Zero, film del 2018 di Stefan Ruzowitzky il quale non fa altro che riproporre stancamente gli ormai consolidati stilemi del genere, senza però aggiungere alcuna novità e, soprattutto, accompagnandoli con una regia anonima e impersonale e una sceneggiatura piatta e approssimativa. Caratteristiche che rendono il film del regista austriaco noioso, stucchevole in alcuni momenti e finanche faticoso da seguire, cosa impensabile per un intreccio che da sempre si fa portatore di azione e ritmi frenetici e coinvolgenti.

paziente zero

L’umanità è minacciata da una feroce epidemia, una fortissima forma di rabbia che trasforma gli esseri umani in sanguinari zombie assassini. All’interno di un laboratorio sotterraneo, la dottoressa Gina Rose, coadiuvata da umano infetto la cui trasformazione inspiegabilmente non si è completata, porta avanti gli studi per un vaccino efficace la cui riuscita, però, è vincolata al ritrovamento del paziente zero. Gli eventi però non vanno come previsto e gelosie e tradimenti ostacolano l’impresa degli scienziati.

Il più grande errore che un autore può commettere quando si accinge a girare un film di genere, nello specifico un horror fantascientifico sui contagi, è quello di pensare che basta mettere sul tavolo tutti gli ingredienti ricorrenti del filone e lasciare che questi si mescolino tra di loro, per ottenere un prodotto quantomeno gradevole e fruibile al pubblico. Nulla di più sbagliato. E Ruzowitzky, nonostante la sua lunga esperienza da mestierante del cinema di genere (Anatomy 1 e 2 e Cold Hell – Brucerai all’inferno), cade in questa temibile trappola. In Paziente Zero, infatti, lo spettatore ritrova tutti, ma proprio tutti, gli stilemi di questo genere di film, su tutti la costruzione di personaggi stereotipati: abbiamo l’avvenente e caparbia dottoressa, eroina di turno; il belloccio irreprensibile e dal passato funestato da lutti e perdite; il militare prepotente e spavaldo che mette a repentaglio il compito dei personaggi; ed infine il villain spietato e dalla cattiveria inaudita.

paziente zero

Elementi che non solo conferiscono al tutto una sensazione di già visto, ma che vengono anche mal gestiti e inseriti all’interno di una sceneggiatura resa flebile da lungaggini, dialoghi al limite del banale e del melenso e una caratterizzazione degli stessi personaggi che li rende semplici marionette senza anima. Davvero un peccato in quanto alcune idee buone ci sono, su tutte quella di un infetto la cui trasformazione parziale gli consente di parlare lo stesso linguaggio dei pazienti e di condurre interrogatori il cui grande limite, però, è quello di essere infarcito di canzoni e un’ironia che non conduce la storia da nessuna parte.

Come se non bastasse, poi, i fan del genere resteranno delusi da una quasi totale mancanza di azione, di scene di violenza, di sangue che qui scorre in quantità molto limitata e dal make-up degli infetti, il cui elemento di riconoscimento sono le pupille giallastre, poco curato e tutt’altro che spaventoso, eccezion fatta per l’interessante idea del topo che nei cunicoli attacca la protagonista Gina.

paziente zero

Paziente Zero, in conclusione, è un film dimenticabile e fiacco che non sarebbe mai tornato alla mente degli appassionati se non ci fosse stato questo maledetto virus con il quale il film di Ruzowitzky condivide diverse similitudini, oltre che per un cast di livello che vede, tra gli altri, la presenza di Stanley Tucci e Natalie Dormer

Il film è disponibile in VOD su RakutenTv e Appple iTunes.

Vincenzo de Divitiis

PRO CONTRO
  • Interessante l’idea degli interrogatori tra gli infetti e un umano contagiato capace di parlare la loro lingua.
  • Pochissima azione, sangue e violenza.
  • Sceneggiatura fatta di dialoghi banali e situazioni mal gestite.
  • Personaggi stereotipati e caratterizzati con approssimazione.
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Valutazione: 4.5/10 (su un totale di 2 voti)
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