Permette? Alberto Sordi, la recensione

Se diciassette anni fa Alberto Sordi non ci avesse lasciato, ora avrebbe 100 anni.

Proprio per celebrare il centenario dalla nascita dell’Albertone nazionale, Rai Fiction e Ocean Production hanno realizzato con la direzione di Luca Manfredi il film Permette? Alberto Sordi, biopic e accorato omaggio a uno dei più grandi e rappresentativi attori italiani che sarà distribuito al cinema da Altre Storie il 24-25-26 febbraio anticipando la prima visione televisiva su Rai1 martedì 21 aprile 2020.

Il film scritto dallo stesso Manfredi insieme a Dido Castelli ci racconta un arco narrativo di circa 20 anni durante i quali conosciamo un giovane Alberto Sordi alle prese con la formazione attoriale che lo porta a metà anni ’30 dall’Accademia dei filodrammatici di Milano, da cui fu espulso per un’eccessiva romanità nell’esprimersi, alle prime esperienze nel cinema come comparsa (ad esempio Scipione l’africano di Carmine Gallone). Finché la vita di Sordi prende una svolta: prima l’attività da doppiatore (per Oliver Hardy, ovvero Ollio), poi la carriera in radio che gli dà la celebrità e l’opportunità di fare un film al cinema da protagonista, Mamma mia che impressione! (1951) prodotto da Vittorio De Sica, a cui fa seguito Lo sceicco bianco (1952) esordio di Federico Fellini, con cui lavora anche per il successivo I vitelloni (1953). E proprio la grande amicizia con Fellini e la storia d’amore con Andreina Pagnani sono due importanti focus del film, fino all’incontro con Steno che lo vuole protagonista di uno degli episodi di Un giorno in pretura (1953), fino all’uscita di Un americano a Roma (1954) che decreterà il successo e la popolarità di Alberto Sordi.

Ed è proprio qui che il film di Luca Manfredi si interrompe, alla soglia della popolarità dell’attore, decidendo quindi di raccontare allo spettatore il momento di difficoltà professionale di Sordi, gli anni meno noti, quelli in cui l’uomo prevale sulla maschera. Infatti, Permette? Alberto Sordi si sofferma molto sul rapporto che Sordi aveva con la sua famiglia, il rispetto per la figura paterna (Pietro Sordi è interpretato da Giorgio Colangeli), il grande affetto per la madre (Paola Tiziana Cruciani), il rapporto d’amicizia con Fellini (Alberto Paradossi) e gli alti e bassi amorosi con l’attrice Andreina Pagnani (Pia Lanciotti), di 15 anni più grande di lui. Pur non trascurando l’Alberto Sordi “personaggio”, a cui l’interprete Edoardo Pesce ha guardato inevitabilmente per una caratterizzazione vocale e gestuale, ne viene fuori un ritratto tenero e umano di Sordi, fatto soprattutto di sconfitte, in cui non c’è la maschera cinica del cinema ma la tenacia di chi vuole a tutti i costi raggiungere l’obiettivo prefissato, nonostante il fato sembri remar contro.

E se oggi possiamo parlare di Permette? Alberto Sordi come un film particolarmente riuscito, buona parte del merito va proprio a Edoardo Pesce, David di Donatello 2019 per Dogman, che trova la giusta chiave per interpretare Sordi in cui la mimesi non è l’interesse primario (ma la somiglianza c’è!), subordinata a un sapiente studio per rendere riconoscibile il personaggio e restituire il suo aspetto interiore, quello meno noto al pubblico. A tal proposito, la produzione e lo stesso attore protagonista hanno spiegato che Pesce è stato preso in considerazione fin da subito ed è stato organizzato un provino per lui lungo 8 ore durante le quali sono state proposte tre lunghe scene. La conferma immediata che Edoardo Pesce fosse la persona adatta per ridare vita al mito di Alberto Sordi.

Non dimentichiamo che Permette? Alberto Sordi è un film per la tv e in quanto tale si porta dietro alcuni handicap che le produzioni Rai Fiction non riescono proprio a evitare. Nonostante una cura certosina nelle scenografie e nella messa in scena si respira comunque quell’aria da fiction data da ritmi televisivi e fotografia costantemente luminosa che standardizza visivamente tutte le scene del film. Anche l’inserimento di alcuni materiali di repertorio non perfettamente lavorati a mò di scene di raccordo non giova al prodotto, così come la scelta di non dare una gradualità cronologia al racconto – magari scandita dall’aspetto degli attori – crea confusione sulla scansione temporale della storia tanto che viene meno la percezione che Permette? Alberto Sordi si svolga in un arco temporale di 20 anni.

Siamo comunque ben al di sopra dello standard a cui ci hanno abituato le produzioni Rai Fiction e non è un caso che il film esca anche al cinema seguendo un trend che “promuove” solo determinati prodotti (ricordiamo il film su Fabrizio De André e più recentemente L’amica geniale).

Divertente, affettuoso, ben interpretato e condotto con rispetto ed estrema conoscenza, Permette? Alberto Sordi è un bel film che sicuramente colpirà al cuore i conoscitori e apprezzatori dell’Albertone nazionale coltivando la memoria di una delle più grandi maschere della cultura italiana.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Edoardo Pesce è bravissimo e trova la giusta sintesi tra uomo e personaggio.
  • Il film racconta la porzione di vita meno nota di Alberto Sordi.
  • Traspare l’umanità e la vulnerabilità del personaggio.
  • Non si percepisce l’arco temporale che la storia racconta.
  • Alcune leggerezze tipiche dei film tv.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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