Pets – Vita da animali, la recensione (PRO)

Fondata nel 2007 da Chris Meledandri, la Illumination Entertainment si è da subito imposta come nuovo polo produttivo nel settore del cinema d’animazione. Il successo è stato immediato con il primo film prodotto, Cattivissimo Me nel 2010, a cui hanno seguito con minor risonanza il mix animazione e live action Hop (2011), Lorax – Il guardiano della foresta (2012), fino all’affermazione con Cattivissimo Me 2 (2013) e il suo spin-off Minions (2015). Oggi, però la Illumination ha battuto ogni record personale e non (è il maggior incasso di sempre per un film d’animazione non Disney) con Pets – Vita da animali, un film fresco, clorato e divertente che sembra aver messo d’accordo tutti: il pubblico, che l’ha premiato in ogni dove, e la critica, che l’ha promosso nonostante l’hype furbetto che negli ultimi mesi aveva generato.
Il merito di un film come Pets – Vita da animali non sta tanto nella trama, che di fatto sa molto di già visto con quel suo mix tra Toy Story e Giù per il tubo, ma nella freschezza e nell’abilità con cui riesce a rielaborare tematiche e situazioni già familiari ai più facendole del tutto personali.
Come suggerisce il titolo originale The Secret Life of Pets, nel film diretto da Chris Renaud e Yarrow Cheney seguiamo le avventure di un gruppo di animali domestici nel momento in cui i loro padroni li lasciano da soli a casa. Nello specifico, l’azione si muove quando il jack russel Max si trova a dover dividere il suo appartamento con il nuovo inquilino Duke, un cagnone peloso e ingombrante che la padroncina Kate ha raccolto dal canile. Entrambi vorrebbero sbarazzarsi dell’altro, ma un maldestro piano di Duke per mettere fuori gioco Max fa sì che vengono catturati tutti e due dagli accalappiacani. Il caso vuole, però, che nello stesso furgoncino su cui stanno viaggiando è rinchiuso anche un bulldog pronto all’evasione. A far fuggire il cane sono tre suoi complici guidati da Nevosetto un coniglietto psicopatico che, credendoli due cani randagi, porta con sé nelle fogne anche Max e Duke. Quando la volpina Gidget, dirimpettaia di Max e sua inguaribile corteggiatrice, scopre che il jack russel è scomparso, mette in piedi una squadra di ricerca composta dagli animali domestici del circondario.
Colorato e movimentato proprio come è giusto che sia, Pets – Vita da animali è il miglior film della Illumination Entertainment realizzato fino ad oggi. La forza di questo film d’animazione sta nell’essere riuscito a far collimare perfettamente un concept accattivante, uno stuolo di personaggi ben costruiti e dal giusto appeal grafico e una serie di gag riuscite che però non risultano mai preponderanti sulla narrazione (come accadeva, invece, nel film dei Minions). Il risultato parla chiaro: ci si affeziona immediatamente a Max, Duke e soprattutto quel folle di Nevosetto, ci si appassiona a una trama semplice e lineare ma anche ben strutturata e si ride delle situazioni che vedono protagonisti gli animali domestici (geniale la scena nella fabbrica di salsicce, dove i due protagonisti sono in preda da allucinazioni per overdose di carne).
È vero che sull’intero film aleggia minacciosa l’aura dei Minions, vere mascotte della Ilumination, che non solo aprono Pets – Vita da animali con un cortometraggio inedito nello stile Pixar, ma tornano sotto forma di citazioni in più occasioni. Allo stesso tempo, però, è evidente come il regista Chris Renaud, che ha diretto praticamente tutti i film Illumination ad eccezione di Hop, vuole creare un brand con una personalità forte e incisiva e il successo internazionale che il film ha riscosso pare avergli dato ragione.
Va spezzata una lancia in favore dell’adattamento italiano di Pets – Vita da animali, curato benissimo e con l’utilizzo di voci particolarmente adatte ai personaggi doppiati, in particolare Francesco Mandelli che non poteva essere scelta più adatta per dar vocetta isterica al coniglio Nevosetto.
Roberto Giacomelli
PRO | CONTRO |
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