Piove, la recensione

<<È tutta colpa della luna, quando si avvicina troppo alla terra fa impazzire tutti.>>

Diceva William Shakespeare nel quinto atto di Othello. Perché l’uomo ha bisogno di una giustificazione alle azioni violente, folli, malvagie se vogliamo, per quanto questa giustificazione possa essere fantasiosa, soprannaturale perfino. E così, a “far impazzire tutti” può essere anche una melma misteriosa che evaporando produce dei fumi tossici capaci di risvegliare in ogni essere umano gli istinti più violenti e letali. Da questa premessa, anticipata da una carrellata di azioni infami a cavallo dei secoli, prende il via Piove, il secondo lungometraggio del giovanissimo Paolo Strippoli dopo la co-regia con Roberto De Feo dell’horror Netflix A Classic Horror Story.

Mentre Roma viene lentamente “contaminata” dall’epidemia di azioni violente generate dal misterioso vapore che nessuno sembra ancora aver percepito, seguiamo la vita di Enrico, un adolescente introverso che non riesce a nascondere un profondo trauma che l’ha segnato fortemente. Un trauma che lo mette in costante conflitto con suo padre Thomas, lo tiene lontano da scuola ormai da settimane e lo spinge a compiere atti teppistici e azioni sempre più trasgressive. Enrico ha perso la madre in circostanze che scopriremo con il passare dei minuti e ha una sorellina di otto anni, Barbara, immobilizzata su una sedia a rotelle, costretta a dure sessioni di fisioterapia nella speranza di poter tornare a camminare. Enrico è incazzato con il mondo, con le persone che lo circondano e sembra trovare sollievo solamente nel rapporto con una prostituta che ha più del doppio dei suoi anni. Mentre i casi di violenza aumentano esponenzialmente, Enrico deve fare i conti con i suoi fantasmi.

I dati Istat ci dicono che nel biennio 2020-2021, complice anche il periodo di lockdown causato dalla pandemia, gli episodi di violenza domestica sono aumentati in maniera considerevole in Italia mostrando che un espediente come la reclusione forzata ha funzionato da catalizzatore per far emergere la violenza sopita in molti esseri umani. Il film di Paolo Strippoli, tratto da un soggetto di Jacopo Del Giudice, riflette proprio su quella violenza insita nell’uomo che ha bisogno solo di una scusa aleatoria come un sospetto vapore che fuoriesce dallo scarico del bagno per dar sfogo alla sua forma più bestiale. In fin dei conti basta osservare il comportamento di alcune persone sul bus se vengono inavvertitamente sfiorate da uno sconosciuto o i flame che esplodono quotidianamente sui social network per capire come la violenza sia parte integrante della nostra quotidianità.

Piove è proprio una storia di (stra)ordinaria violenza collettiva che assume connotati sempre più grotteschi fino ad inglobare i toni tipici di un horror. Si tratta di un film schietto e coraggioso, fin troppo coraggioso per i canoni del cinema italiano (e quindi ha pagato con un 18+ confermato anche in ricorso), che contestualizza con grande intelligenza il vissuto di una singola famiglia in un’avventura dai connotati fantastici che fa da contraltare alla loro vicenda, raccontando l’ideale follia quotidiana che può investire chiunque.

La storia di Enrico (il bravissimo Francesco Gheghi), suo padre Thomas (Fabrizio Rongione) e la sorellina Barbara (Aurora Menenti) è il centro nevralgico di Piove, il vero punto d’interesse della vicenda raccontata, ma tutto quello che accade attorno a loro, attraverso piccoli o grandi segnali, è la cifra horror che a poco a poco contagia anche la vita dei protagonisti. E così, se l’incipit è già un chiaro episodio horror, quel che segue andrà sempre più a definire i parametri di genere, fino a un climax finale molto crudo che fa sfoggio perfino di ottimi effetti visivi.

Il cultore del genere horror troverà una curiosa analogia tra il soggetto di Piove e il bellissimo quinto numero di Dylan Dog, Gli Uccisori, in cui Tiziano Sclavi già prendeva dichiaratamente spunto da La città verrà distrutta all’alba di George A. Romero. Non sappiamo se Del Giudice abbia volutamente o meno preso ispirazione da Sclavi o magari dal cult purtroppo dimenticato di Armando Crispino Macchie solari (1975), ma queste somiglianze non possono che essere un vanto per Piove che sa rielaborare con estrema coerenza e piglio attuale una storia che funziona su più livelli.

Alla sua opera seconda, che per certi versi suona quasi come un’opera prima, Strippoli dimostra un grande talento nel narrare per immagini una storia che parte già da ottime basi. Se uniamo il bel cast e un comparto tecnico validissimo, a cominciare dalla suggestiva fotografia di Cristiano Di Nicola, abbiamo tra le mani una delle opere italiane più sfiziose e appaganti di quest’anno nonché tra gli horror più suggestivi visti al cinema in questo 2022.

Piove è stato presentato al festival del fantastico di SITGES, ha avuto la sua anteprima italiana alla 20° edizione di Alice nella città ed è stato insignito del Premio Rai4 alla 21° edizione del Trieste Science+Fiction Festival; uscirà al cinema il 10 novembre distribuito da Fandango.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Una bella idea sviluppata con coerenza.
  • Si presta a più chiavi di lettura.
  • Un bel cast e un comparto tecnico impeccabile.
  • Se vi aspettate una sequela di scene violente – come la classificazione a 18+ potrebbe suggerire – potreste rimanere delusi, Piove è un horror di contenuto.
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