Prigione 77, la recensione

Ambientata nella Spagna degli anni ‘70, l’ultima fatica di Alberto Rodrìguez Prigione 77 segue la vita di Manuel, interpretato da Miguel Herran, un ragazzo che si troverà catapultato nella dura vita delle prigioni spagnole dell’epoca dopo un’accusa di furto sul posto di lavoro. La sua permanenza nel carcere risulta da subito insostenibile e oltre ogni sua peggiore aspettativa.

Basato su fatti storici realmente accaduti, il film cerca di ricostruire, attraverso Manuel e i suoi compagni di cella, gli eventi e le azioni del Comitato per i diritti dei prigioni in Spagna durante la transizione dal Franchismo alla Repubblica.

L’impianto dal pesante tema storico assieme a una trama interessante rendono le due ore di Prigione 77 molto godibili, nonostante alcuni inevitabili punti morti che si fanno sentire molto. “Pesante” è, infatti, ‘aggettivo che forse maggiormente si addice per questo film.

Nel bene e nel male, la pesantezza del lavoro di Rodrìguez si avverte per tutta la durata del film. Una pesantezza tematica, un fardello storico e una lunghezza non indifferente. Pesanti sono anche le immagini della violenza che i secondini attuano nei confronti dei prigionieri e che la camera non smette mai di inquadrare.

Una camera che si muove indiscreta, violenta e arrabbiata tra le anguste e buie celle che i corpi di Prigione 77 abitano. Lo chiamo “corpi” perché parlare di personaggi è quasi eccessivo: la poca caratterizzazione non risulta però affatto un difetto, anzi Rodrìguez utilizza al meglio la fisicità di questi caratteri che attraversano le inquadrature e le vicende del film sapientemente. Manuel e i suoi compagni di cella non sono più persone, non sono più individui ma ammassi di carne che lottano per affermare la propria individualità in un sistema che nega ogni volontà di riscattare sé stessi e ogni affermazione identitaria.

Film come questi ci ricordano l’importanza della messa in scena. Quella questione morale della carrellata di Rivette è qui più molto presente, la regia di Rodrìguez non si perde in inutili formalismi ma lavora sempre al servizio del messaggio, della tematica della sua pellicola.

Prigione 77 è un film necessario, una lunga riflessione sulla condizione nelle carceri che parte dagli anni ‘70 in Spagna e arriva fino ai giorni nostri. Un file rouge di corpi in lotta che mostra senza paura la drammatica realtà che vivevano e tutt’ora vivono i prigionieri nel mondo.

Emanuele Colombo

PRO CONTRO
  • Ottime tematiche.
  • Buona regia.
  • A volte la lunga durata porta a buchi di trama.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Prigione 77, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

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