Project Power, la recensione

2000: X-Men. Bryan Singer porta sul grande schermo i mutanti della Marvel inaugurando il cinecomic del nuovo millennio.

2002: Spider-Man. Sam Raimi dirige il primo grande successo internazionale post-2000 tratto da un fumetto popolare.

2005: Batman Begins. Christopher Nolan rilancia il Cavaliere Oscuro ridefinendo il concetto di cinecomic d’autore.

2008: Iron-Man. Ha inizio ufficialmente il Marvel Cinematic Universe, un’impresa cinematografica che non ha precedenti.

2013: L’uomo d’acciaio. Zack Snyder rilancia Superman e dà il via al diretto concorrente dell’MCU: il DC Extended Universe, anche se la fortuna sarà altalenante.

2019: Avengers: Endgame. Possiamo considerarla la fine della saga dei Vendicatori dell’MCU, durata 11 anni e capace di cambiare per sempre la concezione del supereroe al cinema, sia narrativamente che produttivamente parlando.

Una timeline consapevolmente essenziale per ripercorrere l’andamento del supereroe nel cinema contemporaneo, prevedibilmente connessa con le icone dei fumetti. Venti anni esatti di supereroi che hanno mostrato una coerenza nel tratteggio di tali figure, sia all’interno delle singole saghe, sia in senso più generale. Un panorama, questo, che può facilmente prestarsi a riflessioni metacinematografiche, ma anche speculazioni non dichiarate sull’essenza stessa del supereroe nella cultura contemporanea. Accade questo, tra le righe (ma neanche troppo) in Project Power, il blockbuster di Netflix che affida al carisma di Jamie Foxx e Joseph Gordon-Levitt una storia di supereroi e supercattivi che possono essere tali per soli pochi minuti!

Project Power

New Orleans. Una nuova droga spopola in città, si chiama Power e si presenta sottoforma di capsule luminescenti: se ingerite scatenano dei superpoteri, che durano solo per una manciata di minuti. C’è chi diventa invisibile, chi acquista una superforza, chi riesce a rigenerarsi e chi va letteralmente a fuoco. I poteri sono imprevedibili anche se per ogni persona si presenta, poi, sempre lo stesso. Ovviamente la droga prende piede soprattutto tra chi ne fa un uso criminoso e per questo motivo il poliziotto Frank ha cominciato ad assumere anche lui la Power, per combattere il crimine con la medesima arma. Allo stesso tempo, il misterioso Art sta cercando di risalire a chi fa capo allo spaccio di Power in città e per far ciò sequestra Robin, una giovane spacciatrice con la passione per la musica rap, che, guarda caso, è anche informatrice e spacciatrice di fiducia di Frank.

Project Power

Nessun fumetto all’origine, ma uno spec-script dal grande potenziale che Netflix si era immediatamente accaparrato nel 2017, avviando la pre-produzione di quella che prometteva di essere una visione del tutto inedita sul supereroe cinematografico. Affidando la regia a due giovani di talento come Ariel Schulman e Henry Joost, che vengono dall’horror (Paranormal Activity 3 e 4, Viral) e dal thriller distopico (Nerve), Netflix aggiunge al suo ricco catalogo di prodotti originali uno dei film di genere meglio riusciti della sua ormai quasi decennale vita produttiva, un film che sa essere perfettamente allineato con i canoni hollywoodiani e allo stesso tempo possiede quel quid che sa far distinguere Project Power dalla folla dei film sui supereroi.

Partendo da un presupposto che ricorda molto Limitless (film e serie), Project Power entra immediatamente nel clou della storia riuscendo a rendere con estrema chiarezza il proprio contesto senza l’utilizzo di canonici preamboli. Siamo immersi subito nella New Orleans afflitta dalla Power e facciamo la conoscenza della ribelle Robin, interpretata dall’espressiva Dominique Fishback, e del suo “amico” Frank (Joseph Gordon-Levitt), poliziotto dai metodi non proprio ortodossi. L’immediatezza del racconto aiuta a tenere il ritmo sempre molto alto senza creare confusione ed evitando quel senso di “serie tv mancata” che spesso si nota nei film mainstream prodotti da Netflix. Va da se, comunque, che al di là dell’ottima premessa, quello su cui Joost e Schulman puntano maggiormente è la spettacolarità dei momenti in cui si scatenano i superpoteri e così il film si compone di alcune scene madri che gravitano proprio attorno all’attesa di questa dimostrazione di potenza, come la bellissima sequenza in cui Art, interpretato da un efficacissimo Jamie Foxx, si scontra con uno spacciatore capace di diventare l’equivalente del marveliano Torcia Umana, ma con esiti tanto realistici quanto drammatici.

Project Power

Project Power procede come un film poliziesco, tenendo la storia su due linee narrative distinte (Art con Robin a seguito che cercano l’origine della Power; Frank che si è messo sulle tracce di Art) destinate a incrociarsi. Ma una lettura riecheggia in ogni momento del film: dopo 20 anni di supereroi in cui il potere era generato dal fato, da una maledizione, da un incidente genetico, qui chiunque può essere travolto dai superpoteri, consapevolmente, basta una pillola. E così, da warholiana profezia, ognuno può avere i suoi 15 minuti di celebrità superoistica.

Project Power diventa lo zenit del superhero-movie, il punto oltre il quale non c’è bisogno di spingersi. Lo sceneggiatore Mattson Tomlin ne è consapevole e per questo si diverte a infarcire il film di momenti-omaggio al genere, come quello della rapina in banca, tenendo un profilo fieramente pop lungo tutta la narrazione.

Project Power

Però c’è da dire che un soggetto di tale portata avrebbe anche potuto dar vita a una riflessione più profonda, invece, puntando diritto verso il mainstream, si è scelto di seguire la strada più facile, quella dello spettacolo puro e delle dinamiche da b-movie, glissando completamente qualsiasi tentativo di guardare al genere con un piglio solo lontanamente intellettuale. Alla condizione drammatica dell’avere superpoteri si è, dunque, preferito il “che figo, ho i superpoteri!”, allineandosi alla visione comune che risiede dietro questi prodotti. Inevitabile che, a film concluso, si ha quella sensazione che qualcosa in più poteva essere fatta e che non siamo dinnanzi a quello che dalle premesse poteva essere il “film definitivo di supereroi”.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Un soggetto vincente che dà vita a un film ricco di ritmo e scene madri.
  • Cast ben assortito e in parte.
  • Con il materiale narrativo a disposizione ci si poteva spingere oltre il semplice film d’intrattenimento, invece si è scelta la strada più semplice.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Project Power, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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