Puoi baciare lo sposo, la recensione

So’ tutti bravi a fare i gay a Berlino”. Questo è il saggio rimprovero di Paolo ad Antonio, suo ragazzo e promesso sposo, in Puoi Baciare lo Sposo, ultimo film diretto da Alessandro Genovesi. Una battuta fulminante che riesce a fotografare tante realtà di un’Italia sempre in bilico tra l’integrazione e il rifiuto.  Quando i due ragazzi decidono di partire insieme per l’Italia, più precisamente per Civita di Bagnoregio, per informare i genitori di Antonio della loro unione, le reazioni di quest’ultimi saranno diverse e inaspettate.  

Matrimonio Italiano era il titolo originale scelto per la pellicola, un titolo più onesto che coglieva al meglio lo spirito del film (liberamente ispirato allo spettacolo teatrale My Big Gay Italian Wedding di Anthony J. Wilkinson). È chiara l’intenzione di questa commedia nel voler celebrare il nuovo diritto delle unioni civili, ottenuto finalmente anche in Italia, eppure, nella provincia laziale, non sembra cambiato poi molto. Ogni aspetto, nel bene e nel male, è denso di provincialismo italiano: dalla religione totalizzante ma accogliente, ad una madre/matrona che non rinuncia al suo sogno del matrimonio perfetto solo perché si ritrova due principi invece che una principessa.

La squadra che parte alla volta di Civita è formata da un team di agitati cronici: Antonio (Caccamo) è perseguitato da un passato etero e da un’ex ragazza stalker; Paolo (Esposito) ha un fidanzato che lo nasconde alla famiglia e una madre che lo rinnega; Donato (Abbrescia) ha scoperto che vestirsi da donna lo rende felice; Benedetta (Del Bufalo) vive nelle continue proiezioni del suo passato. I veri protagonisti però sono i genitori di Antonio, i personaggi più tridimensionali della scrittura di Genovesi, merito anche delle interpretazioni di Diego Abatantuono e Monica Guerritore. Il regista si rifà a una schiera di genitori cinematografici che affrontano il coming out dei propri figli: per questo motivo, nel sindaco di Abatantuono rivediamo l’Ennio Fantastichini di Mine Vaganti, tanto cinema di Ferzan Ozpetek (ci sono anche le dichiarazioni davanti a tavole imbandite), e anche il papà di Ninni Bruschetta in Come Non Detto di Ivan Silvestrini. Il padre della storia è il personaggio più articolato perché portatore di una mentalità, tipicamente italiana, che prevede una solo apparente apertura mentale (accogliente verso gli immigrati, omofobo quando si ritrova un figlio gay).

Peccato che in alcuni momenti il finto progressismo del sindaco sembra essere proprio dello stesso film, che inciampa inavvertitamente sulle parole. Nell’era di Papa Francesco, si fa interpretare Gesù a un omosessuale, ma si pronunciano ancora frasi da Vizietto come “si è sempre capito perché era più sensibile”.

Nonostante il fantasma ingombrante di Genny di Gomorra – La serie, l’interpretazione di Salvatore Esposito è misurata e molto convincente. Purtroppo, i due innamorati sono i più bistrattati dalla scrittura: pressati dalla televisione e da una madre autoritaria, non trovano il loro giusto posto e delle chiare psicologie nel quadro generale. In un film più corale del previsto, è necessaria una menzione speciale per Dino Abbrescia e per il suo personaggio scritto con grande cura, rappresentante del miglior mix tra riso e informazione.

In Puoi Baciare Lo Sposo non si racconta tanto l’essere gay, il coming out né tantomeno le unioni civili, perché tutto questo rimane solo un quadretto colorito e ben orchestrato (con tanto di Enzo Miccio e finale da disco music); e se è vero che si ride abbastanza, dispiace che non si riesca a fare quel passo in più.  Nel suo essere onestamente non impegnato, sarà utile per avvicinare un vasto pubblico a questo nuovo “Matrimonio Italiano”; forse, davanti a un film che avesse veramente parlato delle unioni civili, gli stessi spettatori che andranno a vedere Puoi Baciare Lo Sposo sarebbero rimasti a casa.

Matteo Illiano

PRO CONTRO
  • Personaggi quasi grotteschi sostenuti da una buona comicità.
  • Il personaggio e la comicità di Dino Abbrescia.
  • Potrebbe sembrare un film sulle unioni civili ma non lo è.
  • Due psicologie da copertina per i due innamorati.
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