Raya e l’ultimo drago, la recensione

Un grande merito della Disney è la capacità di adattarsi ai contesti storici e culturali in cui agisce rimanendo, però, incredibilmente sempre fedele a se stessa e alla mission che porta avanti dagli albori. Basta dare uno sguardo alle figure femminili nell’universo Disney per rendersene conto, in particolare se si tratta di personaggi importanti nella storia, protagoniste.

La rivoluzione nella raffigurazione della “principessa” è avvenuta gradualmente e nel 1998, con l’uscita di Mulan, abbiamo assistito per la prima volta nella storia dello Studio d’animazione di Burbank alla nascita di un’eroina a tutto tondo che si spoglia letteralmente dai panni della classica principessa per vestire con un’armatura e combattere in battaglia alla stregua dei “colleghi” maschi. Mulan fu una piccola rivoluzione che, lì per lì, non ebbe un seguito radicale nella produzione Disney ma vide un lento e progressivo consolidamento del nuovo modello della Principessa, rimarcato dalla solitamente più progressista Pixar con The Brave – Ribelle nel 2012 e, l’anno dopo, dal successo planetario di Frozen – Il regno di ghiaccio.

Raya e l’ultimo drago, quindi, è lo scalino successivo di questa evoluzione nella raffigurazione della Principessa Disney, un’affermazione della contemporaneità che pone al centro della storia una donna forte, combattiva e determinata dalle cui scelte dipende il destino del suo mondo.

Raya e l'ultimo drago

Siamo nel mondo immaginario di Kumandra, una terra circondata dall’acqua e creata dai draghi, che la popolano, la proteggono e vivono in armonia con gli umani. Kumandra è divisa in cinque regni, ognuno dei quali porta il nome di una parte anatomica del drago (Dorso, Zanna, Artiglio, Cuore, Coda), ma un giorno arrivano i Druun, creature letali che minacciano tutta Kumandra trasformando in pietra qualsiasi essere vivente che sfiorano. I draghi confinano i Druun nel sottosuolo, ma per far ciò si sacrificano, lasciando in vita solamente un drago, Sisu, posto a guardia della pietra magica che tiene intrappolati di Druun. Cinquecento anni dopo, i popoli che abitano i regni di Kumandra vivono nel conflitto e nel sospetto reciproco, però Benja, sovrano delle Terre del Cuore e custode della pietra magica, decide di invitare gli altri popoli in segno di fiducia. Sua figlia Raya, futura custode della pietra, compie un gesto tanto nobile quanto ingenuo, conduce Namaari, figlia della sovrana della Terra di Zanna, dove è nascosta la pietra. Grosso errore! Il prezioso oggetto si rompe in cinque parti, liberando nuovamente i Druun e gettando Kuamndra nel terrore. Passano gli anni e Raya, ormai cresciuta e in possesso di solo uno dei cinque frammenti della pietra, decide di avventurarsi alla ricerca di Sisu, l’ultimo drago, e poi recupere le altre parti della pietra, ognuno dei quali è tenuto in un diverso Regno, per scacciare nuovamente i Druun che hanno decimato la popolazione di Kumandra.

Raya e l'ultimo drago

Dalla sola sinossi capirete che il 59° classico Disney è molto più complesso e narrativamente articolato di buona parte degli altri lungometraggi animati prodotti dalla major. Partendo da un’idea originale, gli sceneggiatori Qui Nguyen e Adele Lim danno vita a un modo fantastico che porta con se una mitologia propria, una geografia specifica e una moltitudine di personaggi mai visti prima. L’ispirazione arriva dalla tradizione orientale e la stessa Kumandra con i suoi cinque popoli è chiaramente plasmata sulla geografia e l’antropologia del Sud-Est asiatico, compreso il bagaglio di miti e leggende che pongono al centro di tutto l’acqua e i draghi. La creazione di questo complesso mondo, che ha comportato al team produttivo una lavorazione di quattro anni, si riflette ovviamente in un look visivo impressionante, fatto di paesaggi fotorealistici, personaggi dalla fisicità realistica e armoniosa e una cura per il dettaglio davvero incredibile. Con Raya e l’ultimo drago ci troviamo probabilmente dinnanzi all’opera interamente in CGI tecnicamente più maestosa di casa Disney.

Alla perizia tecnica va comunque aggiunta la capacità da parte dei registi Don Hall (Big Hero 6 e Oceania) e Carlos López Estrada (Blindspotting e Summertime) di gestire in maniera sempre chiara una storia molto articolata dando rilievo soprattutto al ritmo. Raya e l’ultimo drago è un’avventura d’azione dai tempi praticamente perfetti in cui le sequenze d’azione sono cadenzate per non far mai calare l’attenzione dello spettatore, adeguatamente alternate ai momenti di progressione narrativa e intervallati dai consueti siparietti brillanti caratteristici dei lungometraggi Disney.

Raya e l'ultimo drago

Raya e l’ultimo drago, inoltre, è particolarmente focalizzato sull’universo femminile perché oltre alla protagonista, tutti gli altri personaggi di rilievo sono donne, dal drago Sisu, che si tramuta in una sbarazzina e imbranata umana dai lunghi capelli variopinti (a cui, in originale, dà la voce la lanciatissima Awkwafina), alla nemesi di Raya, la principessa Namaari, addestrata all’arte dell’inganno e al combattimento. Uno sviluppo femminile gestito benissimo e narrativamente armonico, lontano dagli ottusi stereotipi che stanno emergendo negli ultimi anni all’interno dell’ambiente cinematografico finto-femminista.

Ovviamente, da tradizione Disney, non possono mancare i momenti più leggeri e le spalle comiche. Se gli interventi di Sisu risultano a tratti stucchevoli e forzati, a far ridere di gusto ci sono le parentesi con la piccola ladra Noi e i suoi Ongi ma anche gli interventi di Tuk Tuk, animale di compagnia di Raya e suo fido destriero.

Raya e l'ultimo drago

Il film di Hall e Lòpez Estrada, co-diretto da Paul Briggs e John Ripa, porta avanti anche un insegnamento morale: solo la fiducia verso l’altro e la collaborazione conducono alla vittoria e il sacrificio viene sempre ricompensato. Un punto d’arrivo a cui si giunge attraverso una bella storia, appassionante e avvincente che, come da tradizione Disney, parla ai più piccoli ma sicuramente cattura anche gli adulti.

Raya e l’ultimo drago sarà disponibile dal 5 marzo su Disney+ con accesso VIP (quindi pagamento dedicato) e sarà prossimamente distribuito anche al cinema, quando le sale saranno riaperte.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Si da vita a un mondo complesso, con una sua geografia e una mitologia creata ad hoc.
  • La storia è appassionante e i ritmi molto ben gestiti.
  • Personaggi dalla giusta caratterizzazione che portano a un passo successivo il principio di girl power disneyano.
  • Non ci sono canzoni.
  • È tutto armonioso, ogni elemento sta al punto giusto, eppure a Raya e l’ultimo drago manca quel quid che possa farlo ricordare nel tempo come un vero classico Disney.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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