Rebecca, la recensione

Se oggi il romanzo di Daphne du Maurier Rebecca, la prima moglie (1938) è così noto, buona parte del merito va senz’altro ad Alfred Hitchcock che nel 1940 esordì con un lungometraggio di produzione statunitense adattando proprio quel romanzo e vincendo ben due Oscar. Da allora, Rebecca, la prima moglie è stato oggetto di molti adattamenti in forma di film per la tv o miniserie/sceneggiato, oltre che un celeberrimo radiodramma a cura di Orson Welles e diversi adattamenti teatrali, ma nessuno aveva “osato” cimentarsi nuovamente con il cinema, finché nel 2018 Wotking Title Films ha annunciato l’avvio della produzione di un nuovo film diretto da Ben Wheatley e interpretato da Lily James, Armie Hammer e Kristin Scott Thomas.

Da lì a poco, sarebbe entrato in ballo Netflix come co-produzione e distribuzione esclusiva, negando anche a questa trasposizione il passaggio sul grande schermo, ma di fatto Rebecca di Ben Wheatley è il primo lungometraggio dai tempi di Hitchcock ad essere pensato come film di un certo tenore produttivo e destinato al grande pubblico.

Rebecca

Ma cosa ci racconta Rebecca?

Nei primi del ‘900, una giovane dama di compagnia conosce a Montecarlo Mr. de Winter, un ricco vedovo che si trova lì in vacanza. Dopo giorni di corteggiamento, de Winter propone alla ragazza di sposarlo e andare ad abitare nella sua tenuta a Manderley, in Cornovaglia. Per la ragazza è un sogno incredibile: Max de Winter è bellissimo, gentile, sensibile e impaccato di soldi! Ma l’atmosfera a Manderley è subito pesante, dal momento che la presenza di Rebecca, la precedente moglie di Max deceduta in circostanze misteriose, è costante e ricordata tanto dagli oggetti della magione che dalla inquietante freddezza della Signora Danvers, capo-governante che è rimasta particolarmente legata alla prima signora de Winter. Con il passare dei giorni, la nuova signora de Winter comincia a convincersi che la Signora Denvers stia architettando un piano contro di lei, mentre inquietanti verità sulla morte di Rebecca cominciano ad affiorare.

Rebecca

Appare immediatamente evidente fin dalla prima inquadratura che Ben Wheatley non teme di confrontarsi proprio con Alfred Hitchcock, cercando nel “Maestro del brivido” un giusto sguardo per raccontare – molto fedelmente – il romanzo della du Maurier. Ma se Hitchcock aveva scelto di inquadrare la storia seguendo diversi generi narrativi che si alternavano con abilità pur concentrandosi su un senso di suspense e mistero crescente, Wheatley trova uno stile più compatto e unitario. Il risultato è che Rebecca ne viene fuori come un film piatto e per nulla personale che non solletica la curiosità dello spettatore mai, soprattutto nell’ultimo atto che dovrebbe rappresentare il climax del mistero e l’apoteosi della tensione. Invece tutto è vissuto in maniera passiva, tanto dall’adagiato ritmo narrativo quanto dal trasporto emotivo che conferisce l’insipida protagonista interpretata da Lily James (Cenerentola, Baby Driver).

Rebecca

Parliamoci chiaramente, Rebecca non è un brutto film e lungi dall’intavolare concreti confronti con l’opera di Hitchcock, ma si tratta del solito lavoretto pulito e abbastanza compassato, innocuo e visivamente standardizzato a cui Netflix ci sta abituando in questi anni. Un film che si lascia guardare senza annoiare ma che non riesce a smuovere nulla nello spettatore, non lascia il segno, non stimola la riflessione.

Lo stesso Ben Wheatley è lontanissimo dai fasti a cui ci aveva abituato con Kill List, Killer in viaggio e Free Fire, praticamente annullato e messo dietro la macchina da presa a conferire una confortante linearità e ordine d’insieme al dramma gotico che è stato chiamato a dirigere.

Proprio l’aspetto gotico, che è fondamentale nell’opera della du Maurier, viene un po’ a smorzarsi e Manderley, che di fatto è uno dei personaggi principali della storia, diventa ne più ne meno che una mera location, uno dei contesti nei quali si muovono i personaggi, smorzando così quella carica di inquietudine che era data dalla spettrale magione in cui si muoveva un altrettanto spettrale Signora Denvers. Proprio la Denvers, anche se ripulita da quel fare misterioso, rimane comunque il personaggio più affascinante e meglio gestito, merito anche dell’ottima performance di Kristin Scott Thomas (Solo Dio perdona, La sfida delle mogli) che dona un fare severo e inspiegabilmente ostile alla sua arcigna governante.

Rebecca

Insomma, se cercate un thriller intriso di mistero e suspense rimarrete molto delusi, se cercate solo un film “medio” che vi faccia staccare la spina del cervello per un paio di ore, allora Rebecca può essere utile alla causa.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Kristin Scott Thomas riesce a dare un taglio personale alla “sua” Miss Denvers.
  • Confezione generale buona, anche se molto standard per i canoni di Netflix.
  • Manca personalità, riprendendo lo slot dei pro, sembra un film assemblato alla catena di montaggio per essere su buoni standard generali.
  • Narrativamente piatto.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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