Red Dot, la recensione

Se la sensazione fisica più vicina alla paura è quella del brivido di freddo, quale territorio può essere più indicato e avvezzo al genere horror se non la gelida penisola scandinava? Sono tanti, infatti, gli autori e i titoli provenienti dall’estremo nord d’Europa che hanno segnato la storia del genere con una varietà di filoni il cui denominatore comune è rappresentato dalla qualità stilistica, regia attenta e una particolare attenzione nel raccontare storie dai contenuti tutt’altro che banali e quasi mai allineate ai gusti del grande pubblico. Gli esempi sono innumerevoli e vanno dal recente Thelma di Joachim Trier, il cult vampiresco Lasciami entrare di Tomas Alfredson e i tanti thriller psicologici dai colori freddi e cupi che tanto hanno colpito gli appassionati del genere.

A dare manforte a questa nuova era del thriller/horror proveniente dalle terre di Thor, arriva Red Dot di Alain Darborg che si presenta per la prima volta al grande pubblico con un thriller molto ben riuscito, teso e vibrante e dalle tante sfaccettature e personalità. Un film, distribuito dalla piattaforma Netflix, che vanta una regia accurata e paesaggi naturalistici spettacolari che fanno da suggestivo sfondo ad una storia solo in apparenza stereotipata, ma resa avvincente da una sceneggiatura ben scritta, con un senso del ritmo spiccato e tantissimi colpi di scena e capovolgimenti di fronte volti a disorientare lo spettatore.

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Nadja e David, una giovane coppia in attesa di un bambino, decidono di recarsi in vacanza nel nord della Svezia per godersi lo spettacolo dell’aurora boreale e, soprattutto, per recuperare un rapporto falcidiato da continui litigi e segreti che i due si tengono dentro. Il soggiorno da favola, però, si trasforma ben presto in un incubo quando, a seguito di una lite con due uomini rudi del posto, la giovane coppia viene minacciata dal mirino laser di un fucile puntato su loro durante la notte. È solo l’inizio di un intreccio ricco di soprese…

Red Dot è un film che appare fin dal trailer intrappolato dentro gli schemi classici del genere, ma che nel suo svolgimento mostra una volontà netta e ben espressa di uscire fuori dal canovaccio e raccontare una storia dai numerosi risvolti e sorprese. Partendo da uno spunto narrativo a metà tra Un tranquillo weekend di paura, Eden Lake e The Downrage, infatti, Darborg racconta una storia dalle svariate personalità e ricca di situazioni diverse fra loro, ma amalgamate con coerenza e così ben intrecciate da dare vita ad un plot dai ritmi incalzanti; fa eccezione una parte centrale un tantino macchinosa, ma pur sempre capace di tenere ben desta l’attenzione dello spettatore.

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Nel lavoro del regista svedese, infatti, troviamo diverse anime: si va dal revenge movie fino ad arrivare al classico meccanismo del gatto che gioca con il topo, passando per immagini dalla leggera vena splatter che in un puro film di genere come questo non guastano mai. Il tutto accompagnato da una gestione della tensione molto curata e da sequenze convulse e movimentate incastonate in spazi aperti tutt’altro che anonimi; si pensa, infatti, che la cornice di questa terribile storia è una suggestiva valle di ghiaccio da cui è possibile ammirare l’aurora boreale.

Qualche battuta a vuoto, come detto, la si può ravvisare nell’atto centrale, dove il calo dei ritmi e il leggero appiattimento della storia sono causati da dialoghi fiacchi e monocordi derivanti da una scarsa e approssimativa caratterizzazione dei personaggi.

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Insomma, Darborg si dimostra molto più a suo agio nel maneggiare gli stilemi del genere e il suo Red Dot, in conclusione, svolge in pieno il suo compito.

Vincenzo de Divitiis

PRO CONTRO
  • La storia gode di diverse personalità ed evoluzioni inaspettate.
  • Ritmi elevati, tensione ben gestita.
  • Paesaggi naturali da cartolina.
  • La parte centrale cala di ritmo.
  • Personaggi poco caratterizzati.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +1 (da 1 voto)
Red Dot, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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