Red: incontro con la regista, la produttrice e le voci italiane del film Pixar

Red

L’11 Marzo arriverà in esclusiva su Disney+ il nuovo film d’animazione Disney Pixar Red, che ci trascina nella turbolenta adolescenza di Mei, tredicenne canadese di origini cinesi che scopre improvvisamente di avere il potere di trasformarsi in un panda rosso. Alla regia di Red – che in originale si intitola Turning Red – c’è Domee Shi al suo esordio con un lungometraggio dopo aver vinto l’Oscar nel 2019 per il cortometraggio d’animazione Bao, sempre targato Pixar.

Red è stato presentato alla stampa romana in una conferenza a cui ha preso parte la stessa regista accompagnata dalla produttrice Lindsey Collins. Insieme a loro anche alcuni dei doppiatori italiani del film: Shi Yang Shi, che presta la voce al Jin Lee, papà della giovane protagonista, Marco Maccarini e Federico Russo che hanno fatto un piccolo cammeo vocale rispettivamente come conduttore radiofonico e presentatore televisivo, e il quintetto Hell Raton, Baltimora, Versailles, Karakaz e Moonryde come voci della boyband 4 Town.

Ad aprire le danze è stata la regista e sceneggiatrice Domee Shi, che ha raccontato la nascita di Red.

Era il 2017 avevo appena finito Bao e la Pixar mi aveva chiesto di presentare idee, incoraggiandomi a non mettere tutto quello che avevo in mente in un solo progetto. Ne ho presentati tre e l’idea alla base di quello che poi è diventato Red era la più personale e più strana. Quando mi hanno chiamata ero sicura che avendo un Oscar in tasca sarebbe stato tutto facile e immediato, invece la Pixar ha detto “no, no, devi fare un pitch come tutti gli altri”. Ero nervosissima quando ho presentato il progetto alla commissione, ma alla fine il film ha divertito i produttori, è piaciuto a tutti ed è andato tutto liscio.

Red è un mix tra animazione occidentale e orientale, gli anime degli anni ‘90 sono stati di grande ispirazione, da Sailor Moon a Ranma ½, tutto quello che riguardava trasformazioni magiche e storie scolastiche, c’è dentro tutto quello che mi piace. Dal punto di vista cinematografico sono stata influenzata da Edgar Wright sia per quanto riguarda la cinetica delle scene sia per l’impianto visivo, Scott Pilgrim vs the Wold in particolare è stato di grande ispirazione. Anche Wes Anderson, di cui sono grande fan, è presente nel mio film in particolare le sue opere in stop-motion, soprattutto per la scelta di stilizzare la tavolozza dei colori e la scenografia.

Quanto c’è di autobiografico in Red? Domee Shi risponde.

Tutte le parti più imbarazzanti di me stessa erano in Mei, lei è ispirata a me in quell’età, io ero quella ragazzina goffa, un po’ nerd e ossessionata, con un gruppo ristretto di amiche e ho subito questo cambiamento a tredici anni. Cambiava il corpo, avevo voti alti ed ero molto attaccata alla mia famiglia e, ovviamente, ho avuto il momento di ribellione con mamma. Io non seguivo troppo le boy band, anche se mi piacevano gli NSYNC, la mia droga era Harry Potter.

Alla domanda sulle motivazioni dietro la scelta dell’animale in cui si trasforma la giovane protagonista, la regista ha risposto:

Perché un Panda Rosso? Sono molto carini e non si vedono spesso nei film, mi sembrava la metafora visiva perfetta della purezza: il rosso, l’imbarazzo, la pelosità. Rosso è proprio il colore della purezza, ma è anche un’immagine facilmente associabile al periodo che la ragazzina sta passando, quello del passaggio dalla pubertà all’adolescenza. Red è proprio la metafora del copro che cambia, del pelo che cresce, del fatto che le emozioni siano amplificate. Questo film serve a far sì che si possa parlare in maniera più tranquilla della pubertà, soprattutto femminile, in modo che questo taboo cada nelle ragazzine.

E potrebbe mai esserci un sequel di Red? La regista risponde ironicamente: “Farne un sequel? Dipende da quanto piacerà a mia madre, che non l’ha ancora visto“.

La parola passa a Lindsey Collins, che lavora in Disney fin dal 1997 prendendo parte a importanti progetti come A Bug’s Life, Toy Story 2 e Alla ricerca di Nemo. La sua avventura come produttrice è iniziata nel 2008 con WALL•E e proseguita con Alla ricerca di Dory.

Stiamo assistendo a un cambiamento in tutte le industrie, anche in quella dell’animazione – dice la produttrice – il pubblico vuole nuove storie e chiede che ci siano filmaker donne. Quando mi sono diplomata, a scuola eravamo 50 e 50, invece ora ci sono più ragazze nella scuola d’animazione, un cambiamento che è stato favorito da internet, dalle nuove tecnologie e nei prossimi anni vedrete tanti nuovi film diretti e sviluppati da donne in Pixar. Anche la famosa competizione tra donne credo che derivasse dal fatto che c’era scarsità di opportunità, oggi la situazione sta cambiando e c’è più lavoro per le donne anche in questo settore, quindi la competizione si trasforma in complicità”.

Parlando di Pete Docter, attuale direttore creativo della Pixar, Lindsay Collins ha elogiato il suo lavoro perché ha fatto si che le donne producer collaborino a stretto contatto proprio con le registe e questo aumenta il senso di collaborazione generale.

“È la prima volta che abbattiamo la quarta parete in Pixar – aggiunge Lindsay Collinsci sembrava che fosse una cosa naturale e divertente per Mei. È lei che decide il film, la musica, i colori, questa idea c’è sempre stata, fin dall’inizio, poi è un omaggio a tanti teen movie, da quelli diretti da John Hughes a Lizzie McGuire”.

Il microfono è poi passato ai doppiatori italiani.

Per me è stata la prima esperienza di doppiaggio – ha detto Marco Maccarinianche se si trattava solo di un cameo è stato divertentissimo, ho scoperto la difficoltà di questo mestiere e spero che ci saranno altre opportunità”.

Federico Russo dice: “È il doppiaggio che ti trasforma in un panda rosso! Doppiare è un’arte incredibile che si impara praticandola; io sono rimasto colpito dal film, mi sono commosso, ho avuto un’adolescenza simile a quella di Mei-lin, ho imparato da piccoli passi, si può crescere anche con un concerto, che sono piccole esperienze che ti segnano, come dice Mei “entreremo in quel concerto da adolescenti e usciremo da adulte”.

Shi Yang Shi , che presta la voce al papà di Mei, spiega di essere stato selezionato per il ruolo in mezzo a molti contendenti. “L’anno scorso ho fatto questo lavoro solo per due giorni e sono rimasto estremamente soddisfatto. Quando i bambini stranieri che vivono in Italia, come è accaduto a me, vedranno questo film avranno un punto di riferimento cosa che noi, all’epoca, non abbiamo avuto”.

Manuelito Hell Raton, oggi noto a tutti come giudice di X-Factor ma produttore musicale di grande talento esordisce così:

È stato un sogno che è diventato realtà, pensavo di sapere tutto della Disney, sono un grande fan. Sono stato contattato da Disney, mi hanno chiesto se volevo far parte di una boy-band, ho avuto esitazioni ma ho accettato e ho contatto io i miei ragazzi, è stato bello rivedersi dopo X-Factor.

Io odio la mia voce – ha continuato il cantante e produttore discografico – ho sempre avuto il sogno di fare doppiaggio ma non sopporto la mia voce, quindi è stata una sfida. Quando faccio il gamer on-line faccio la ‘r’ moscia per dare un tono nobile alla mia voce e quando ho parlato con il direttore del doppiaggio è uscito fuori che, essendo il mio personaggio canadese, ci poteva stare questo espediente”.

A concludere l’incontro è Baltimora, vincitore dell’edizione 2021 di X-Factor, che aggiunge. “Per me è stata la prima volta in assoluto come doppiatore e sono onorato, è stato pazzesco vedere i professionisti a lavoro, ci hanno aiutato, è stato bellissimo. Il mio panda rosso esce fuori quando faccio musica, quando scrivo un brano, sia che io sia deluso che soddisfatto“.

A cura di Roberto Giacomelli

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